sabato 25 aprile 2020

Linea gotica e la Via della Libertà


Su questi monti passava la linea Gotica. Partiva dalla foce del Cinquale, nell'allora provincia di Apuania oggi Massa e Carrara, correva lungo i crinali dei monti e proseguendo verso la Garfagnana e sfruttando le asperità dell'Appennino tosco-emiliano finiva tra Rimini e Pesaro sulla costa adriatica.

Il paese era vicinissimo ai primi contrafforti dei tedeschi che avevano piazzato mitragliatrici e mortai in postazioni da cui si dominava la valle e l'unica strada di accesso. 


La conformazione carsica e i ripidi pendii dei monti rendeva facile il controllo dall'alto e difficile l'avanzata dal basso
C'erano postazioni con mortai e mitragliatrici sul monte Carchio, sul Folgorito, e sull'Altissimo. 


Sono anche oggi visibili le piazzole, le trincee e i camminamenti e alcune piccole grotte utilizzate dai soldati tedeschi come rifugi.


Da quelle postazioni si poteva e si può vedere la costa della Versilia e quella massese, la strada che si inerpica tra le catene dei monti verso la Garfagnana.


In quella zona di confine della linea Gotica operavano delle formazioni partigiane. Il "Gruppo Patrioti Apuani", la "Bandelloni", la "F3".


Il 2 settembre del 1944 gli americani erano entrati a Pisa, il 15 a Viareggio, il 16 Massarosa e due giorni dopo Camaiore che era già stata occupata dai partigiani della Bandelloni. Il 21 arrivarono a Forte dei Marmi


Intanto proseguiva la liberazione di paesi della Garfagnana dove operavano i Brasiliani della Força Expidicionaria Brasileira, sotto il comando alleato. Nel novembre del 1944 gli americani avevano liberato i paesi montani del comune di Seravezza e Stazzema. Poi però il fronte si stabilizzò sulla linea Gotica.


Nel settore apuo-versiliese della Linea Gotica i Tedeschi non avevano costruito particolari strutture difensive artificiali, ma, piuttosto, adattato o rinforzato quelle naturali, offerte dal terreno collinare e montano, impiegando i lavoratori della TODT e centinaia di uomini, catturati nel corso dei frequenti rastrellamenti. 

Sulla spiaggia del Cinquale, lungo le sponde del fiume Versilia e la piana di Porta, fino alla via Aurelia, erano stati posti numerosi campi minati, distrutti i ponti, disseminati numerosi ostacoli lungo strade e sentieri, approntati nidi di mitragliatrici.


Le colline intorno al Castello Aghinolfi, quelle di Strettoia e del Monte di Ripa, protette da una fitta rete di campi minati, erano presidiate da numerose postazioni di mitragliatrici e mortai, da dove i Tedeschi potevano dominare la zona sottostante, essendo stati rasi al suolo oliveti, vigneti e buona parte della vegetazione spontanea. 

Sui monti Canala, Folgorito e Carchio, da cui parte la cresta scoscesa che raggiunge il monte Altissimo, dominante la vallata del torrente Serra, erano state scavati ripari e trincee per mitragliatrici e mortai.

Erano stati allestiti una stazione radio e un posto di osservazione sulla vetta del Folgorito, da dove era possibile tenere sotto controllo la costa da La Spezia a Livorno e gran parte della Versilia. 


Anche sui monti Altissimo, Corchia, Pania della Croce e Pania Secca, che sovrastano da un lato il territorio di Stazzema e dall’altro la Garfagnana, nel tratto tra Castelnuovo e Gallicano, erano stati allestiti posti d’osservazione, trincee, postazioni per mitragliatrici, obici e mortai.

A difesa del settore occidentale della Gotica i Tedeschi schieravano la 148 Divisione di Fanteria, a cui, nella fase finale, furono aggregati il battaglione mitraglieri Kesselring ed alcuni battaglioni d’alta montagna.

Nei primi di febbraio del 1945 i soldati neri americani della Buffalo dovevano attaccare sulle colline di Strettoia, sul Monte di Ripa e sul m. Canala e puntare alla conquista del paese di Cerreta e del m.Folgorito.

Le truppe americane non riuscirono ad aver ragione della resistenza tedesca, così, l’11 febbraio, l’operazione si concluse con il ripiegamento della Buffalo sulle posizioni di partenza. 

L’unico aspetto positivo dell’operazione, costata a quelli della Buffalo circa trecento morti ed un migliaio di feriti, fu l’esatta individuazione delle postazioni nemiche e dei campi minati, che risulterà molto utile nell’elaborazione del piano dell’offensiva finale contro la Linea Gotica.

Pacifico Luisi detto "Sciamino" era di Azzano. Lo avevano lasciato a custodia delle cave e delle attrezzature. Faceva la guardia al Palazzo Henraux, ditta dove lavorava come elettricista, ai piedi del monte Altissimo. Era partigiano del Gruppo Patrioti Apuani.

Questa sua condizione gli permetteva di solitario e  sfruttando le sue conoscenze del territorio di fare da tramite tra gli alleati e i partigiani, oltre a fare da guida per far passare il fronte a chi scappava dai tedeschi sapendo gli alleati così vicino. Sciamino fece passare quasi ottomila persone tra il gli ultimi mesi del 1994 e il 1945.

Vinci Nicodemi, comandante partigiano, tentò una statistica del contributo dato da Pacifico Luisi: 1.996 passaggi clandestini solo nel mese di febbraio 1945 con un massimo di 156 il giorno 26. 

Nella cifra erano compresi 187 militari nazifascisti prigionieri o disertori. Fonti americane allargarono il numero dei passaggi a oltre ottomila, più o meno una media di 25 al giorno nell’arco di sette mesi.

Il percorso era da Antona (frazione di Massa) a Azzano ( frazione di Seravezza) , sull'Altissimo, al passo della Greppia e degli Uncini li attendeva Sciamino che li portava, su sentieri sicuri ad Azzano e da lì a Seravezza dove venivano portati a Piestrasanta e smistati nei campi profughi.

Sulla Via della Libertà rimasero feriti molti partigiani, nel tentativo di proteggere i profughi che varcavano il Fronte verso l’Italia libera.

L'assalto finale alla linea Gotica fu condotto dal 442° reggimento nippo-americano "Nisei", che era tornato dal fronte francese e inquadrato nella 92a divisione Buffalo. Piccolo e agili, al contrario dei massicci neri della Baffalo erano, come raccontava Sciamino, dei furetti, veloci e senza paura.

Sciamino avvisò il colonnello Pursall, comandante del 3 battaglione, che i tedeschi erano a conoscenza del fatto che l’offensiva al monte Folgorito sarebbe salita dal Canale di Corniglia e si erano attrezzati di conseguenza, rinforzando il dispositivo con una compagnia la zona. 

Disse al comandante che per evitare un numero consistente di perdite nei suoi uomini era meglio salire dal Canal di Novello meno controllato anche se più disagevole. 

Gia la sera del 4 Aprile, guidati da Sciamino e altri tre partigiani locali, i Nisei avevano iniziato la salita e così alle ore 5, 00 del 5 aprile, preceduto da un imponente volume di fuoco dell’artiglieria sulle postazioni tedesche scatta l' Operazione Second Wind, l'offensiva di primavera sulla Gotica occidentale. 

Prima dell’alba, le postazioni nemiche furono prese di sorpresa dai Nisei che in poche ore di accesi combattimenti prendeno il controllo del crinale tra i monti Folgorito, Carchio e Canala e avanzano rapidamente nei giorni successivi, mentre gli americani della Baffalo operano nella piana e in pochi giorni sono, insieme ai partigiani, su Massa e Carrara.

Lassù tra le capre dell’ Altissimo, Sciamino ebbe modo di conoscere il capo dei partigiani apuani, l’ex frate domenicano Pietro Del Giudice, che gli è rimasto amico per tutta la vita. 

Un giorno mi raccontò che bloccò un soldato di Hitler a Campo all'orzo, sparandogli con un vecchio fucile ’91, ma cercando di non centrarlo e, quando quello stava per arrendersi, gli fece cenno di scappare. 

In cambio, qualche mese più tardi, durante un combattimento a fuoco fu lui ad esser centrato in pieno. 

Il colpo del “Mauser” lo prese in piena fronte sull’elmetto, il proiettile penetrò sotto il ferro e si depose innocuo lì, senza uccidere il partigiano che in quel momento faceva la guida alle truppe americane nel corso dell’ ultimo attacco alla Linea Gotica.

Quando ho lavorato alle cave dell'Henraux ( il mio primo lavoro) conoscevo suo figlio, Mauro, che faceva come suo padre l'elettricista e anche lui era chiamato Sciamino.

Pacifico è morto nel 2001 a 88 anni. 

Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini.
(Piero Calamandrei)