lunedì 13 aprile 2020

Il buio e la luce


Nella storia precedente vi avevo raccontato della breve storia d'amore, nel 1944, di Emma e Herny, un soldato afroamericano della divisione Buffalo da cui era nato Enrico detto Albino.

Albino era il soprannome che gli avevano dato i compagni di scuola. Per prenderlo in giro visto che lui era mulatto, capelli neri ricci.

Era uno dei tanti "figli della guerra" avuti da donne italiane, per molta parte dovuti a stupri, durante la Seconda guerra mondiale.

Nel 1960 si contavano seicentoundici "mulattini" dai tredici ai sedici anni, grazie a un censimento fatto da Don Gnocchi. In Lucchesia ce n'erano circa duecento, altrettanti in Campania, poi in Puglia, nel Lazio altri in altre zone d'Italia.

Sua madre Emma gli raccontava come aveva conosciuto suo padre e di come, poche settimane dopo il loro primo incontro, lui era partito con la sua compagnia. E lei non ne aveva più saputo nulla.

Non aveva nemmeno una sua foto e Albino quando era piccolo a volte cercava di immaginarselo dalle descrizioni di sua madre. I suoi nonni materni erano morti da qualche anno e non l'avevano mai voluto vedere.

Sapeva che suo nonno aveva trattato malissimo sua madre quando gli aveva detto di essere incinta di un "negro" come il nonno chiamava Herny e gli aveva detto che se non avesse abortito non avrebbe mai più voluto vederla e così fu.

Albino era quindi cresciuto con sua madre, figlia unica, e gli erano mancati la presenza di un padre e dei nonni. Ma sua madre, che non aveva più voluto nessuno dopo Herny, non gli aveva fatto mancare l'amore e il calore di una casa serena.

A volte dormiva da Paolo, un amichetto vicino di casa e la mamma di Paolo quando faceva qualche capriccio gli diceva:" Guarda Paolino che se non fai il bravo chiamo l'omo nero" poi si accorgeva della gaffe e diventava rossa.

Ma Albino rideva. Il colore della sua pelle non era mai stato un suo problema, forse lo era più per gli altri. Quello che gli pesava, a volte, era la mancanza di un padre. Guardava i suoi amici e i loro padri e sentiva, dentro di se, che gli mancava qualcosa.

Lavorava in una segheria di marmo e quando tornava in paese curava il suo piccolo orto, andava al bar a giocare a carte, leggeva molto. A metà degli anni settanta sua madre si ammalò e dopo pochi mesi morì.

Lui aveva trent'anni, non aveva donne e rimase solo nella casa. Si mise a mettere a posto al roba di sua madre, molti vestiti li portò al parroco perché gli donasse a chi ne aveva bisogno.

In una piccola scatola di legno mise i pochi gioielli di sua madre, una catenina d'oro con un crocifisso, un anello, un paio di orecchini.

In un cassetto trovò una piccola busta marrone con, stampigliato U.S.ARMY. L'aprì e dentro c'era una vecchia foto ingiallita in bianco e nero e un foglietto piegato in due.

Si sedette sul letto, la foto ritraeva un soldato in divisa a mezzo busto, la pelle scura, un sorriso appena accennato. 

Girò la foto e dietro con una calligrafia tremolante c'era scritto: "A Emma mio ammore" e una firma Herny Turner.

Rimase a fissare quella foto.. era lui suo padre. Prese il piccolo foglio ingiallito lo aprì, poche righe un'altra calligrafia, probabilmente quella di qualcuno che conosceva l'italiano e che aveva scritto al posto di Herny, e iniziò a leggere.

In alto c'era la data, 12 Dicembre 1944.

"Dear Ammore, sono dovuto partire senza salutarti. Ti scrivo da Barga vicino Lucca. I tedeschi sono qui a pochi chilometri da noi. Dobbiamo rimanere qui e combattere. Tu non lasciare quella casa dove ci siamo incontrati. Non dimenticarti del tuo Henry e ti giuro che tornerò e ti sposerò.

Il tuo love"

E una firma della solita calligrafia della foto, Henry.

Rileggeva le poche righe, guardava la foto. L'unico segno di quello che era suo padre. Un foglietto e una foto. Immaginava di vederlo lassù a Barga, magari sotto un castagno con un compagno che gli scriveva la piccola lettera.

Si mise la lettera e la foto nel portafoglio, poi uscì e andò al bar. Si sedette a un tavolo e ordinò una grappa. Aveva bisogno di qualcosa di forte, il cuore andava a mille, e le lacrime iniziarono a scendere lentamente.

"Albino, che hai?" gli chiese il barista. "Niente, solo un pò di allergia" rispose Albino. Bevve ancora e rimase lì fino alla chiusura. Poi tornò a casa. 

Il sabato si svegliò con un gran mal di testa, si alzò si fece il caffè, seduto al tavolo ritirò fuori la foto e rilesse per l'ennesima volta il foglietto.

Si domandava perché sua madre non gli avesse mai fatto vedere quella foto, o leggere quelle righe. Nemmeno in punto di morte gli aveva detto nulla. Non poteva più avere risposte...

Decise che doveva saperne di più, scoprire dove era suo padre, trovarlo a costo di andare in America. Prese una settimana di ferie e iniziò la sua ricerca. Andò in caserma dai Carabinieri e si fece consigliare su come poteva ritrovare tracce di suo padre.

Con l'aiuto di un amico che lavorava in un quotidiano di Livorno fece ricerche negli archivi e nelle cronache dell'epoca. Trovarono la pista giusta con l'aiuto di un militare americano, amico del giornalista,  della base di Camp Darby nella pineta del Tombolo.

Albino e il suo amico incontrarono il militare a Livorno, in un bar di Piazza della Repubblica. Il militare si chiamava Vince ( diminutivo di Vincenzo) Pastore, i suoi genitori erano di origine italiana.

Vince aveva dei documenti fotocopiati e iniziò a raccontare. Henry Turner era stato spostato con il suo e altri plotoni a Barga come rinforzo dopo che, i primi di ottobre, era stata liberata, dalla 92a Buffalo, insieme a Fornaci, Gallicano, Sommocolonia, Ghivizzano e Pian di Coreglia.

Su quela linea si era attestato il fronte e servivano rinforzi per mantenere le posizioni. Ma nella notte del 26 dicembre i nazisti lanciarono l'operazione "Wintergewitter" ovvero "Tempesta d'inverno" sfondarono al linea difensiva cogliendo di sorpresa i soldati della Buffalo.

In pochi giorni i nazisti avanzarono di quasi 20 chilometri ricacciando indietro gli americani. Fu una propria e vera disfatta che lasciò sul campo decine di morti.

A Sommocolonia, frazione di Barga ci fu uno degli scontri più duri con molti morti nei Buffalo Soldiers. Tra loro c'era anche Hernry Turner.

Albino ascoltava in silenzio, tra le mani la foto di suo padre. Non piangeva, ma tremava. Il suo amico gli mise una mano sulla spalla. Vince si fermò, in silenzio, gli porse la  fotocopia della piastrina di suo padre.

"Tienila" gli disse " E prendi anche questa". Gli allungo una foto. Suo padre in seduto su un muretto insieme ad altri due soldati della Buffalo, infagottati in giubbotti, che salutavano con la mano il fotografo sorridendo.

Sul retro una data 25 dicembre 1944.
Il giorno di Natale, poche ora prima di morire.

Vince gli disse che la tomba di suo padre era   nel Florence American Cemetery a Firenze.

Albino gli disse "Grazie di cuore" prese la foto e la fotocopia, poi si salutarono stringendosi in un abbraccio.

Ringraziò il suo amico giornalista con il quale aveva fatto un patto. Non avrebbe mai scritto una riga della sua storia. E così fu.

Albino tornò a casa. Il giorno dopo prese la corriera poi il treno e andò a Firenze, chiese informazioni poi con un taxi si fece portare il località Falciani dove c'era il cimitero americano.

Sostò davanti alle grandi lapidi dove c'erano scolpiti i nomi dei  i nomi, unità di appartenenza e Stato di origine di 1.409 dispersi.

Si avviò sul grande prato verdissimo con le più di quattromila croci bianche ben allineate. Il custode lo aiutò a trovare la croce dove era seppellito suo padre.

C'era un silenzio irreale interrotto solo dalla campana del sacrario. Aveva comprato un piccolo mazzo di fiori. Si inginocchiò davanti alla croce, prese dalla tasca una foto di sua madre.

Appoggiò i fiori alla croce e nel nastro che li legava ci infilò la foto. 

Il sole stava calando e le ombre delle croci disegnavano geometrie sul grande prato. Il bianco delle croci il nero dell'ombra...

La luce e il buio....Il bene e il male...la vita e la morte... Tutto quello che sua madre e Herny avevano provato nella loro esistenza.

Albino si alzò, le lacrime erano due righe umide sulle guance.... "Ciao papà, ciao mamma...." e lentamente uscì dal cimitero.
































Sommocolonia