martedì 14 aprile 2020

PonPon


Il bosco è abitato da tanti animali. Qui, da me, oltre a molte specie di uccelli, ci sono volpi, tassi, istrici, cinghiali, lupi. L'animale selvatico che amo di più è la volpe perché, da bambino, ho avuto modo di conviverci per quasi anno. 

Sul finire degli anni sessanta mio padre un giorno trovò, nel bosco, una volpe morta. Qualche bracconiere aveva messo un laccio di acciaio e la povera volpe era rimasta 

Vicino c'era un piccolo volpino spaventato che emetteva dei guaiti. Mio padre aveva un sacco di juta perché era andato a fare un pò di foglie secche per fare il letto ai conigli.

Prese il sacco e riuscì a metterlo addosso al volpino, poi lo chiuse e dopo avere liberato la povera volpe e averla sommariamente ricoperta di terra tornò a casa.

Io avevo circa 9 anni e avevo una canina, non  di razza, che si chiamava Frida. Era un incrocio non si sa bene di cosa, taglia media e aveva il manto marrone chiaro e il pelo lungo. Me l'avevano regalata quando avevo tre anni e lei nemmeno uno.

Avevamo un grande giardino recintato e con doppio cancello ed era il suo regno oltre a venire con me nel bosco quando andavo a funghi con mia nonna o mio padre o a fare delle escursioni.

Non amava stare in casa a dormire ma aveva una grande cuccia di legno fuori, appoggiata alla casa. Non era legata a nessuna catena e non ha mai portato un collare. a quel tempo non c'erano ancora i chip e gli obblighi di guinzagli o museruole.

Mio padre arrivò con il sacco di juta ci chiamò, io e mia madre, e disse quello che era successo. Dal sacco arrivavano guaiti sempre più disperati.

Sciolse il sacco e il volpino non usciva, la Frida annusava il sacco, girandoci intorno. Poi anche lei iniziò a guaire piano. Mise la testa nel sacco e il volpino rimase in silenzio.

La Frida aveva già partorito due volte, i canini erano stati adottati. Iniziò a leccare il volpino, forse era  l'istinto di mamma e lo vedeva come un cucciolo di cane.

A un certo punto lo prese dietro la il collo, delicatamente e lo portò nella cuccia. Il volpino era in silenzio lei lo appoggio sulle coperte che aveva dentro  la cuccia poi gli si accoccolò vicina tirandolo a se con una zampa. Lui si nascose nel pelo di Frida e si vedeva solo la piccola coda spuntare.

Mio padre chiamò il veterinario che era suo amico e che venne il giorno dopo. Mio padre gli spiegò l'accaduto e lui vedendola disse che era una femmina, aveva sui tre quattro mesi e che quindi era già svezzata. 

Disse che  era meglio se l'avessimo tenuta lì perchè se fosse stata rilasciata nel bosco avrebbe avuto poche possibilità di farcela. Sarebbe venuto ogni tanto a vederla e verificare lo stato di salute, poi magari crescendo era possibile liberarla.

Non vedeva problemi con la Frida: "Per lei è come un cucciolo, e la volpina ha bisogno di una figura accanto perché non è ancora autonoma"

Mio padre disse che l'avremmo tenuta e che lo avrebbe informato. Io ero felicissimo e la Frida più di me.

I primi giorni la volpina stava nella cuccia, appiccicata alla Frida che la teneva al caldo nel pelo ma non guaiva più. C'erano due ciotole, una con l'acqua e una dove mia madre metteva, la mattina e la sera, il mangiare per la Frida.

Gli preparava un pò di carne di pollo, coniglio, un pò di macinato, qualche pezzetto di pane. Non c'erano le crocchette o scatolette.

Mio padre e mia madre mi avevano detto che non dovevo toccarla, potevo solo guardarla. E io mi mettevo in giardino su una piccola sedia di legno davanti alla cuccia e le guardavo, la Frida sdraiata che scodinzolava e la volpina che ogni tanto metteva la testa fuori dal pelo.

Aveva degli occhi color oro e la punta della coda era bianca. Mi guardava poi dopo un paio di minuti si rifugiava di nuovo sotto la pancia della Frida.

"Posso chiamarla PonPon?" che secondo me era adatto per via di quella ciuffo bianco alla fine della coda. E così iniziammo tutti a chiamarla PonPon.

Passate al prima settimana nella cuccia e con la Frida che gli passava un pezzetto di ciccia abituandola a mangiare insieme a lei, iniziarono a uscire.

Le prime volte la Frida usciva e lei anche, e stava sotto di lei. Poi dopo pochi metri tornava saltellando nella cuccia e si rintanava sotto le coperte. La Frida faceva dietrofront e si accoccolava anche lei.

Ma con il passare dei giorni PonPon divenne sempre più intraprendete, correva fuori, si nascondeva nei cespugli, poi e giocava con la coda della Frida. 

Ogni tanto gli nascondevo un osso con un pò di carne attaccata e lei iniziava, naso a terra, a seguire l'odore poi trovato l'osso si nascondeva sotto la siepe di mirto e stava lì a rosicchiare con la Frida accoccolata vicino a farle da guardia.

Il veterinario veniva ogni tanto a vederla, non so se gli avesse fatto vaccini o altro, e comunque tutte e due, Frida e PonPon, godevano di ottima salute.

Nel giardino erano due regine, la Frida sempre a tenerla d'occhio e mai, mai una volta che gli abbia abbaiato. PonPon che scavava buche tra le rose e le azalee per la disperazione di mia madre.

Sette mesi dopo PonPon era cresciuta, un pelo lucidissimo, era una giovane volpe, non più una cucciola. La notte usciva dalla cuccia e rimaneva fuori in giardino, a volte cacciava anche le lucertole.

Iniziò a non dormire più con la Frida ma aveva fatto una specie di tana tra le radici di un leccio e cercava di nascondersi, era diventata, nonostante tutto diffidente. O meglio era diventata una volpe.

A quel punto, d'accordo con il veterinario, mio padre decise di liberarla. Ormai era adulta e forse se la sarebbe cavata.  Una mattina andammo in giardino, Frida era nella sua cuccia e PonPon nella sua tana. Aprimmo i due cancelli. PonPon ci guardava da lontano tutta appiattita sull'erba. 

Noi ci allontanammo dal cancello. La Frida uscì dalla cuccia e rimase lì davanti e guardava PonPon che piano piano si avvicinava al cancello. 

PonPon inizio a correre fuori dal cancello verso il bosco e scomparve dalla vista. La Frida seduta sule zampe di dietro iniziò ad abbaiare, sembrava li dicesse addio. Io piansi per tre giorni...

Passò un mese e quasi ogni giorno chiedevo a mi padre se l'aveva rivista nel bosco. Lui mi diceva che non dovevo preoccuparmi che PonPon era diventata grande e che la volpe non si fa vedere perchè esce sopratutto la notte. 

E che dovevo essere felice che lei fosse libera e che noi l'avevamo aiutata a diventare grande.

Una sera, era già buio la Frida iniziò a guaire in un modo strano. Mio padre uscì con una lampadina per vedere cosa succedeva.

La Frida era davanti al cancello e  fuori c'era PonPon. Mio padre mi chiamò e accese il faretto. PonPon era bellissima con un pelo folto e lucido.

Stava lì ci guardava piegando al testa da un lato. Rimanemmo un pò lontani dal cancello, la Frida scodinzolava e correva avanti e indietro poi infilò il naso tra le sbarre del cancello. PonPon si avvicinò e le leccò il naso. Poi si girò e sparì nel buio.

Per qualche anno, specialmente l'inverno, PonPon veniva almeno una volta alla settimana. Lei e la Frida ripetevano il solito rituale. Naso tra le sbarre e PonPon la leccava.

Se nevicava lasciavo un pezzetto di pane davanti al cancello e la mattina vedevo le sue impronte e il pane sparito.

Non so che fine avrà fatto ma spero che abbia avuto una vita felice. Oggi qui dove abito c'è una volpe che, a volte, la notte viene davanti alla porta di casa e aspetta che gli dia un pezzo di pane.

Se non vado fuori la sento fare dei versi come a chiamarmi. E allora esco e gli tiro il pane.

Lo prende tra i denti, mi guarda con la testa inclinata poi sparisce nel buio.

Ha una bella pelliccia, non ha la coda con la punta bianca ma mi piace pensare che sia la figlia di PonPon...

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Questa è la volpe che tutte le sere viene davanti a casa mia ad aspettare che gli dia qualcosa da mangiare.