lunedì 27 aprile 2020

Una rondine fa primavera


Sebastiano era il sagrestano della chiesa. Non era sposato forse per via della sua timidezza o per le conseguenze della poliomielite avuta da bambino che gli aveva lasciato una deformità alla gamba destra.


Camminava zoppicando, era basso, un pò obeso e aveva sempre una specie di camice grigio. Viveva nella canonica della chiesa, nella soffitta dove aveva il letto, un armadio, e poche altre cose.

Teneva in ordine la chiesa, suonava le campane del campanile tirando le grosse funi. Preparava i paramenti per il parroco quando doveva dire messa o celebrare qualche funerale.

Tutti lo chiamavano Cenere. Un pò per i capelli grigio topo, un pò per quel camice che non si toglieva mai. Ne doveva avere una serie perché era quello che indossava era sempre pulito e ordinato.

Quando in paese c'era un matrimonio lui aveva l'incarico, dopo che gli sposi avevano detto il fatidico sì, di suonare il doppio almeno per venti minuti.

Poi mentre gli sposi e gli invitati andavano nel salone delle feste del Circolo operaio, dove era stato allestito il pranzo, lui finiva di suonare le campane e andava anche lui a mangiare con loro perché tutti dicevano che Cenere portava anche fortuna. 

Non era usanza andare al ristorante, perché in paese non ce n'erano e perché non tutti avevano l'auto e poi costava...

Cenere non fumava, non beveva e non andava al bar. La sua vita era chiesa, soffitta e campane. Proprio le campane erano la sua passione.

Quasi ogni giorno saliva le strette scale di legno del campanile da dove si dominava il paese e le puliva, oliava gli ingranaggi dell'orologio e i supporti della campane, controllava le funi.

Il campanile era alto una trentina di metri, a pianta quadrata e aveva in alto quattro aperture ad arco protette da un palo orizzontale. 

L'ultimo piano, a cui si arrivava tramite una scala di legno che costeggiava le pareti aveva il pavimento di grosse tavole di legno.

Le campane erano tre, una grande una media e una più piccola che si suonava solo dall'ultimo piano. Le altre due avevano le lunghe funi che arrivavano fino al pianterreno.

La funzione di quella piccola, che veniva suonata raramente, era quella di avvertire di qualche pericolo e radunare i paesani sulla piazza. 

A volte Cenere, se non aveva da fare in chiesa, rimaneva lassù, appoggiato alla traversa di ferro,  a guardare dall'alto il paese, i paesani, e i monti, giù fino al mare.

A primavera le rondini, incuranti del suono delle campane, facevano il nido sotto il cornicione del campanile. E Cenere le guardava mentre lo costruivano, poi vedeva crescere i piccoli e volare via.

Lui non aveva studiato, non conosceva altro mondo che il suo paese da dove non si era mai mosso. Non aveva fatto il militare, per la sua zoppia dovuta alla polio. 

Parlava pochissimo, anche con il parroco. Solo lo stretto indispensabile. Ma parlava con le rondini. Gli aveva messo dei nomi strani che solo lui sapeva cosa significavano.

Pirpilla, Mirpo, Gadella, Lippera... e quando loro volteggiavano intorno al campanile garrendo, lui sorrideva e batteva le mani. Di sotto, nella piazza, quelli seduti fuori dal bar dicevano: "Cenere chiacchiera con le rondini, e loro gli rispondono..."

Quando le rondini migravano abbandonando il paese e il campanile Cenere rimaneva per qualche giorno a guardare dal campanile se tornavano. Lui non sapeva che sarebbero tornate l'anno dopo. 

Era un bambini cresciuto in un corpo deforme da adulto. Ma aveva l'innocenza e la curiosità dei bambini. E per lui, come per loro, ogni cosa era una scoperta e una meraviglia.

Stava qualche giorno lassù sul campanile. Guardava intorno e ripeteva il verso delle rondini. Poi aspettava e quando si accorgeva che non sarebbero arrivate scendeva e andava nella sua soffitta.

Gli avventori del bar commentavano: "Tutti gli anni fa così... poi gli passa. Ma dopo tanti anni come fa a non capire che passa un anno poi tornano?"

Una mattina c'era un matrimonio nella chiesa del paese. Cenere preparò tutto con cura, i paramenti per la messa, mise a posto l'inginocchiatoio per gli sposi, sistemo alcuni vasi di fiori che la madre del parroco curava nel piccolo giardino della canonica.

Lui non serviva la messa, per quello c'erano i chierichetti. Entrò nel campanile dalla porta che comunicava con la chiesa e sistemò le funi in previsione del doppio che doveva suonare.

Finita la messa gli sposi escono dalla chiesa con i parenti ad aspettarli per andare a pranzo e Cenere inizia a suonare, tira una fune poi un colpo all'altra e così fino a che le campane non prendono velocità e diventa facile e leggero tirare le corde con entrambi i bracci.

Gli sposi e gli invitati iniziano a sedersi nella lunga tavola per il pranzo mentre il suono festoso delle campane riempie la piazza e il paese e l'eco rimbalza sui monti che circondano il paese.

Nel bar c'erano Arduino e Miglietto, paesani che non erano parenti o amici degli sposi e quindi non erano invitati al pranzo. Mentre finiscono i loro bicchieri per andare a pranzo a casa sentono un fracasso infernale e un srdo rumore come di un gong.

Escono di corsa, così come gli invitati del matrimonio dal salone delle feste e vedono un gran polverone nella piazza e che usciva dalla porta della chiesa e dagli archi in alto del campanile.

Entrano in chiesa e dalla porta che comunica con il campanile vedono un ammasso di tavole, sassi e sopra una delle due campane, la più grande, ritta, come se fosse venuta giù a piombo.

"Oddio!! C'è Cenere sotto!!" Iniziano a spostare tavole e sassi ma la campana e troppo pesante. Arrivano anche quelli del matrimonio e con pali di legno e forza bruta riescono ad alzarla e zepparla con qualche pezzo di tavola così che non ricada.

Sotto la campana c'è Cenere. Seduto con le mani che si coprono la testa e le gambe attaccate al petto. Così coperto di polvere che mai soprannome fu adeguato al momento.

"Cenere! Cenere!" urla uno... "Come stai?" Lo prendono sotto i bracci e ce la fanno a farlo uscire da sotto la campana.

"Cenere!! Rispondi come stai??" ... Sangue non ce n'era, fratture nemmeno, lo sorreggono facendolo camminare e lo fanno sedere su una panca della chiesa.

Qualcun porta un  secchio con dell'acqua e un cencio per pulirgli il viso, un altro arriva con una bottiglia di cognac. "Ma sei scemo lo sai che non beve??"... disse Arduino "Lui no, ma io si... pensavo fosse morto! -rispose Miglietto - Mi sono preso uno spavento della Madonna" e si attacca alla bottiglia come a un biberon.

Intanto Cenere li guarda senza dire una parola, il parroco che nel frattempo è arrivato di corsa lo chiama: "Sebastiano! Sebastiano!"... era l'unico che lo chiamava così.

Niente, Cenere è come in ipnosi, sguardo vitreo, respira ma non parla. Era uno che parlava poco ma ora proprio per niente...

"Portiamolo all'ospedale!"... presero una macchina e andarono, con il parroco, caricando Cenere dietro e sempre più rintontito.

Nel viaggio provarono a farlo parlare, niente... lui li guardava con lo stesso sguardo inebetito.

All'ospedale dissero al parroco che Cenere non aveva nulla di rotto ma che aveva una sordità, speravano temporanea,  causata dalla botta della campana. 

Dopo qualche giorno in osservazione lo rimandarono a casa. Lui era stranito e per qualche giorno aveva visto un mondo nuovo fatto di camici bianchi diversi dal suo grigio.

La campana era caduta perché un perno si era spostato dalla sua sede. Era caduta perpendicolare e Cenere sentendo il crac del legno del pavimento non avrebbe avuto il tempo di uscire e d'istinto si era seduto rannicchiato. 

La campana lo aveva centrato in pieno e meno male che il batacchio si era staccato nella caduta fracassando un bel pezzo della scala di legno e finendo in un angolo.

La vibrazione fortissima conseguenza del rimbalzo della campana sul pianoterra gli aveva causato la sordità.


Passò qualche mese, Cenere aveva ripreso a preparare la chiesa e i paramenti per la messa.  Il campanile era fuori uso, perché dovevano essere fatti i lavori di ripristino e soldi ce n'era  pochi in parrocchia.

I paesani avevano allestito una specie di treppiede di pali di legno e al centro avevano issato la piccola campana. Suonavano quella fino a che il campanile non veniva aggiustato. 

Facevano a turno a suonarla su indicazione del parroco perché Cenere non avrebbe sentito il suono e perchè avevano paura che se fosse crollata anche quella questa volta ci sarebbe rimasto secco proprio perchè sordo.

Era tornata primavera. Le piante erano in fiore, le api in piena attività e una mattina arrivarono le prime rondini.  Cenere era in chiesa a pulire i pavimenti e gli altari. 

Le rondini volteggiavano come sempre sui tetti, attorno al campanile e iniziarono a garrire. I soliti avventori del bar seduti ai tavoli fuori sentirono un urlo nella chiesa: "Che succede?? Cenereeee!!" 

Si alzarono e di corsa entrarono in chiesa. Cenere era inginocchiato davanti all'altare maggiore a braccia larghe. "Ci sentoooo ...sento Pirpilla, Mirpo, Gadella, Lippera che mi chiamano!!! Miracolo!!"

"Oh un è più sordo!" disse Arduino.
"Meno male, pensavo fosse morto - disse Miglietto - ora mi ci vole un altro cognacche..."

Mentre il sole calava dietro l'Altissimo, inteso come monte, le rondini si esibivano in volteggi e picchiate  e nel mezzo della piazza Cenere le salutava chiamandole per nome...