domenica 19 aprile 2020

Dal paese con furore


Nel 1973 uscì, anche in Italia, il film: "Dalla Cina con furore" di Bruce Lee. E da quel momento la vita di Lorenzo non fu più la stessa.

Lorenzo aveva 22 anni e lavorava nel forno del paese come garzone. Lavorava tutta la notte fino alla mattina per aiutare Beppe il fornaio a sfornare pane casareccio, focacce e biscotti. 

Era un grande forno a legna e il calore sia d'estate che d'inverno era insopportabile ma Lorè ( in paese i nomi venivano storpiati o scorciati) amava quel lavoro e sognava un giorno di aprire un forno tutto suo.

Ogni tanto Beppe, specialmente il sabato sera perchè la domenica c'era meno richiesta, lo lasciava libero. Perchè gli voleva bene e un ragazzo ventenne ha diritto anche di divertirsi ogni tanto.

E Lorè, pur di malavoglia, accettava la giornata libera. Aveva un vecchio Motobecane Mobylette di un improbabile azzurro e con quello si spostava verso la cittadina.

Il Motobecane non aveva elettronica e partiva pedalando, come un Ciao per chi se li ricorda. Lorè pedalava con forza e ogni tanto gli scappava il pedale con relativo colpo malefico sulla tibia.

Comunque partiva e andava al cinema. Non gli piaceva andare in discoteca ma al cinema e non aveva preferenze di genere.Aveva visto tutto dai cartoni animati ai colossal holliwoodiani pasando per commedie romantiche e strappalacrime.

Quel sabato sera arrivò con il Motobecane davanti al cinema e vide i manifesti del film in programmazione. Rimase colpito da quel disegno di un uomo in pantaloni neri e dal fisico scultoreo che sembrava volasse in aria.

Sotto in rosso a caratteri cubitali c'era scritto "Dalla Cina con furore" e il nome del protagonista Bruce Lee. Lorè pagò il biglietto e si mise nelle ultime file. Vide tutto il film fino all'ultimo nome titoli di coda.

Quando uscì aveva negli occhi quelle immagini di colpi di Kung fu, acrobazie, urla terrificanti. Della trama non si ricordava nulla ma aveva memorizzato i gesti di quel piccolo cinese.

E davanti al cinema si mise a imitarlo, maldestramente e cacciando urla isteriche. Qualcuno rideva e lo incoraggiava ma Lorè era come in trance.

Tornò al paese pensando che avrebbe voluto anche lui imparare quella strana lotta e che doveva saperne di più. 

L'uscita del film in Italia, che ebbe un grandissimo successo,  portò con se un'ondata di amanti delle arti marziali, magliette con il titolo del film e l'immagine di Bruce Lee, apertura di improbabili palestre dove altrettanto improbabili Maestri insegnavano le arti marziali.

E anche Lorè oltre ad essersi comprato libri sulle arti marziali e tre o quattro magliette con Bruce Lee si iscrisse a una palestra nella cittadina.

Quindi il pomeriggio andava in palestra un paio d'ore e la sera tornava al paese per lavorare al forno. Il Maestro della palestra si faceva chiamare Yo Pin e non era cinese ma filippino.  

Yo Pin si vestiva sempre di nero e aveva studiato sui libri alcune mosse di Kung Fu e si era inventati avi cinesi maestri indiscussi di tale arte. Uno che avesse davvero saputo praticare il Kung fu lo avrebbe sbugiardato in un amen.

Ma nessuno gli avrebbe chiesto il certificato di nascita visto che la passione per quel film e le arti marziali nei frequentatori della palestra facevano dimenticare il resto.

Lorè si mise di impegno e dopo un paio di settimane, secondo Yo Pin, faceva progressi ma aveva bisogno di altre lezioni pagate. Ed era quella la cosa che interessava a Yo Pin.

Quando tornava a casa tra la disperazione della madre provava e riprovava sempre con urletti isterici e  maldestramente, le mosse spaccando una volta un vaso, un'altra volta facendo cadere i ritratti dei nonni in cornice e un servizio da caffè dalla credenza.

Una sera Beppe  gli chiese come andava la palestra e lui gli disse: "Bene, ho imparato il Zenquà!" La pronuncia di Yo Pin lasciava a desiderare e figuriamoci quella di Lorè.

Beppe non approfondì e continuò a girare i pani nel forno con la pala.

Ma Lorè era troppo eccitato e continuò: "Guarda! Ti faccio vedere!" Si mette in posizione, caccia un urlo e tira un pugno dritto verso i sacchi della farina. Ma evidentemente Yo Pin non gli aveva spiegato che non doveva colpire ma solo mimare un attacco.

Il braccio di Lorè affonda nel sacco fino al gomito suqarciandolo. Lorè tira indietro il braccio, il sacco cade e si spaccò  e ci fu nebbia in Valpadana.

La farina si alzò dappertutto imbiancando tutto e tutti compreso Beppe che passato il primo attimo di stupore prese la pala e iniziò a picchiarla sul culo di Lorè.

"Vai a casaaa! Sei matto! Domani facciamo i conti!"
Lorè tutto bianco come un omino di neve corse via abbacchiato. 

Il giorno dopo Beppe gli fece una lavata di testa, gli disse che gli avrebbe trattenuto due giornate di paga per i danni e che smettesse di essere fissato con quella scemenza.

Ma la passione e i complimenti interessati di Yo Pin non fecero desistere Lorè che continuò a frequentare la palestra e sentirsi, ogni giorno di più sempre più forte e quasi alla pari di Bruce Lee...

Un sabato sera dopo la palestra si fermò a bere un'aranciata in un bar sulla strada di casa. Fuori dal bar c'erano alcuni ragazzi e ragazze della sua età davanti a un juke box.

Prese la bottiglia e uscì per sedersi a un tavolino ma sulla porta un altro ragazzo, basso e tarchiato, stava entrando e nell'urto gli fece cadere l'aranciata sui pantaloni e sull'amata maglietta con Bruce Lee.

Il ragazzo non gli disse nemmeno scusa, entrò per farsi spicciolare 500 lire per il juke box e riuscì. Lorè era rimasto lì sull'uscio della porta inebetito e il  ragazzo lo urtò di nuovo e ovviamente senza degnarlo di uno sguardo.

A quel punto Lorè sentì montare la rabbia e gli urlò "Ehi tu!".. "Dici a me?" chiese il ragazzo. "Si a te!! gli urlò Lorè e assunse una posizione del kung fu.

Il ragazzo tracagnotto lo guardò di traverso. Lorè aspirava e espirava come un mantice, poi cambiando posizione disse al tracagnotto: "Guarda che io faccio Kunfu!!" e chiuse la frase con il solito urlo isterico.

Il ragazzo posò gli spiccioli sul tavolino metre tutti gli altri assistevano alla scena in silenzio. Si avvicinò a Lorè lo guardo fisso poi gli tirò un cazzotto sul naso mentre diceva urlando " E io faccio il manovale!!"

Lorè vide tutte le costellazioni dell'Universo mentre cadeva all'indietro con il setto nasale spaccato e sanguinante.

La compagnia di ragazzi e ragazze applaudì il loro amico e se ne andò lasciando Lorè a terra.

Dopo qualche minuto uscì il padrone del bar con un secchiello di acqua e lo tirò addosso al povero lorè ancora disteso a terra come una sogliola e gli intimò di non farsi più vedere lì.

Lorè inzuppato e sanguinante si avviò verso il Motobecane, nel metterlo in moto prese un'altra stincata mentre cercava di tamponare il sangue con il fazzoletto.

Arrivò a casa tutto infreddolito, la mattina aveva la febbre a 39, il naso rosso bluastro e un mal di testa enciclopedico.

Da quella sera smise di andare in palestra, nonostante Yo Ping  gli dicesse che era l'erede di Bruce Lee, non si mise più le magliette e continuò a fare il garzone di Beppe.