sabato 5 dicembre 2020

Ada


Per lei Renzo era bello, bello come l'angelo di marmo che stava in chiesa a fianco dell' altare ma Ada pensava che in lei era entrato il demonio.
Sentiva palpiti e turbamenti del proprio corpo che fino allora le erano sconosciuti, che altro poteva essere se non il demonio che un giorno sarebbe uscito squarciandole il ventre?  

Non andava più a comunicarsi, pensava che se l'avesse fatto una serpe sarebbe uscita dal calice per strangolarla oppure dalla sua bocca, se fosse andata in chiesa, potevano uscire imprecazioni. 

Queste ed altre cose terribili le aveva sentite raccontare dalle suore quando andava al catechismo. La notte i demoni popolavano i suoi sogni ed ogni volta Ada aveva paura ad aprire gli occhi.

Stava dimagrendo ed aveva perso il suo colorito sano, di ragazza di campagna, sua madre pensava che la figlia si stava avvicinando all'età dello sviluppo anche se a ben guardarla Ada aveva ancora l'aspetto di una bimba. 

Ogni volta che qualcuno del paese scendeva a valle la mamma, con sacrificio, si faceva comperare un pezzetto di carne per la figlia ; purché non si ammalasse.

La mattina Ada usciva dalla casa e dal paese avviandosi sul sentiero, che attraversa la selva e i campi, per raggiungere la stalla dove c'era la mucca. 

Lei si chiudeva nella stalla e guardava attraverso i buchi della porta che s'erano formati dove il legno aveva perso i nodi. Teneva lo sguardo fisso al sentiero per vedere Renzo.

Renzo arrivava dal paese vicino e quando tardava lei andava a guardare dalla  piccola finestra che stava all'altro lato della stalla. 

Guardava giù, in basso, verso il piccolo cimitero dove si scorge la strada che arriva dall'altro paese, dove lui abitava, per poi congiungersi al sentiero che lei aveva percorso. 

Renzo, in quei giorni veniva a lavorare il terreno che confinava con quello di Ada e i due poderi erano divisi da uno stretto viottolo.

Quando lui stava lavorando lei andava prender erba o verdura nel suo campo ma non passava nel viottolo, vicino a lui che stava zappando, non voleva che le parlasse, voleva solo guardarlo perché un uomo bello così pensava che lei non l'aveva mai visto e voleva che anche lui la guardasse e la vedesse bella.

Ma lei come poteva esser bella, pensava l'Ada, con quegli zoccoletti e i calzini di grossa lana che le facevano prudere i piedi e con quella maglia fatta della stessa lana grigia che le pizzicava il collo.

Renzo in quei giorni aveva altre cose in testa che far caso a quella bimba che faceva avanti e indietro per i campi.

Lui al mattino presto come primo lavoro faceva uscire le capre dalla stalla vicino al paese e le accompagnava giù fino al fiume e dopo averlo attraversato faceva risalire il branco su per i boschi nell'altra sponda dove alla sera andava a riprenderle.

Guardava Renzo nel branco le molte capre gravide e pensava come tra poco i salti e i belati dei nuovi nati avrebbero dato più vita al branco, anche le anatre s'erano fatte il nido nel fienile e stavano covando. Ma lui e sua moglie non riuscivano ad avere un figlio.

All'inizio del loro matrimonio ogni mese speravano ma ora cominciavano a pensare che quel figlio non sarebbe mai venuto.
E poi c'era sua moglie, il cui carattere si stava inasprendo sia per quel figlio che non arrivava, sia per i parenti di lui che ad ogni occasione la pungevano come serpi velenose e nemmeno in paese erano clementi con una donna che non aveva figli.

Renzo stesso che pur amandola pensava che ancor più l'avrebbe amata vedendola con un figlio al seno.

Ada  aperse l'armadio che stava in camera dei genitori ed accarezzò un vestito di sua madre, era di tessuto leggero, azzurro a fiori che la madre s'era fatta cucire dalla sarta del paese quando s'era sposata sua sorella e poi non aveva più avuto occasioni per metterlo.

Portò il vestito in camera sua poi con spille da balia e lunghi punti all'interno lungo le cuciture dei fianchi l' accorciò e restrinse come meglio poté. 

Era un lavoro facile da disfare senza che la madre se ne accorgesse. Ada indossò il vestito davanti allo specchio; si, era soddisfatta ora si sentiva bella. Prese un sacchetto di tela , vi mise dento l' abito e lo nascose in camera sua .

Quando il mattino dopo i genitori di Ada andarono, per la semina delle patate, ai terreni che si trovano in alto lontani dalla stalla, lassù vicini ai boschi.

Lei usci di casa con il suo sacchetto di tela, appena arrivò alla stalla vi si chiuse ed indossò il vestito e quando vide Renzo che stava zappando nel proprio campo lei uscì nell'aria fredda con quell'abito leggero, s'era tolta pure i calzini di lana ; ai piedi aveva solo i suoi zoccoletti di legno.

Purché lui la guardasse, si diceva Ada, e la vedesse bella, bella come  la sorpresa di un fiore colorato che è sbocciato tra l'erba seccata dal freddo ed è bello a vedersi.

Per giustificare la sua presenza, la ragazzina andò nel proprio campo a raccogliere foglie di cavolo. S'accorse che Renzo, dritto in piedi appoggiandosi con tutte e due le mani al manico della vanga, la stava guardando e lei si sentiva felice.

Renzo guardava quella bimba e si chiedeva cosa le stava passando per la testa, lo sapeva che talvolta le ragazze a quell'età facevano cose strane. 

Ricordava che anni addietro quando lui era ancora un ragazzino, le sue sorelle s'erano fatte strane, non volevano più giocare con lui e lo cacciavano spesso dalla propria camera. 

Un giorno suo padre l'aveva trovato che stava piangendo e dando calci alla porta chiusa che le sorelle non volevano aprirgli allora lo fece sedere con lui in cucina e gli spiegò perché  le donne a quell'età sono un po' strane e meglio era per lui girargli al largo.

Quando Ada rientrò nella stalla il contrasto tra la bassa temperatura esterna e il caldo dell'interno la fece rabbrividire. Staccò da un chiodo nel muro i suoi panni e li pose sulla mangiatoia per cambiarsi.

Ada aggrappandosi alla sua fantasia non ancora spoglia dei giochi infantili pensò che lei se avesse avuto un figlio lo avrebbe regalato a Renzo, anche lei sapeva, come tutti di quel suo desiderio. 

Pensava di potergli regalare un bimbo allo stesso modo con cui l'anno scorso per Natale aveva regalato alla cuginetta la sua vecchia bambola a cui la mamma aveva cucito un nuovo vestito.

S'era tolta il vestito della madre ed aveva indossato la sottoveste di tela bianca quando la mucca le passò su di un braccio nudo la lingua rasposa e Ada pensò che non poteva regalargli un bimbo perché lei non sapeva come fare per averne uno.

La mattina dopo il cielo era sereno e l'aria fredda scendeva giù dai monti e nemmeno il sole della mattina era riuscito a sciogliere la brina che la notte s'era formata nella campagna.

Ada uscì dì nuovo nei campi con il suo leggero vestito a fiori e Renzo guardandola pensò che quella ragazzetta stava esagerando e forse era meglio che lui avvertisse i genitori di lei che di certo non sapevano niente. 

Ma erano cose che lui non avrebbe saputo come dirle, forse  pensò  era meglio prima di parlare consigliarsi con sua moglie.

Ma non fu necessario perché il mattino dopo Ada non andò ad aggirarsi tra i campi.

La sera era scossa da una forte tosse e nella notte sopraggiunse una febbre alta che oltrepassò i quaranta gradi. Il medico che al mattino arrivò dalla valle dove il padre di Ada era andato a chiamarlo la visitò a lungo, scrupolosamente ed in silenzio.

Poi quando fu nell'altra stanza, mentre la mamma della bimba reggeva l' asciugamano e la zia gli versava l'acqua sulle mani il dottore disse che si trattava di polmonite fulminante e la cosa era resa grave dalla debolezza fisica della ragazza, meglio era che qualcuno scendesse subito a valle con lui per prendere le medicine.

Ma Ada non ce la fece, se n' era andata come uno di quegli esili fiori che talvolta anticipando la primavera sbocciano tra l'erba secca ma basta un po' di brina notturna o un po' di vento freddo ed al mattino li troviamo ripiegati su se stessi.

Renzo con la moglie andarono in visita alla famiglia della ragazza, fuori nella piazza lastricata in pietra, stavano silenziosi gli uomini e da li si sentivano le voci delle donne che all'interno della casa stavano pregando.

Passarono attraverso la grande cucina dove regnava una pulizia fredda e sgombra come mai ed entrarono in quella che per un giorno ancora era la camera di Ada.

Candido era il letto e candido era il vestito della sua prima comunione che le avevano messo, era solo bastato allungarlo, tanto s'era fatta magra Ada.

La moglie di Renzo s'era seduta su una delle sedie che le vicine avevano portato in quella casa. Lui guardava la bimba; sapeva come s'era presa quella polmonite, ma parlarne ora non serviva più a nessuno ed anche lui si unì alle preghiere delle donne.

Quasi un anno dopo la scomparsa della piccola, quando ormai aveva perso le speranze Renzo divenne padre d'una bambina e le mise nome Ada.