Negli anni 50 il sabato sera il salone delle feste del circolo operaio era dedicato alla serata danzante con orchestra. L'orchestra era formata da una decina di elementi della filarmonica paesana.
Verso le 21 il salone si apriva e giovani e meno giovani abitanti del paese arrivavano con il vestito della festa. Le ragazze in età da marito, come si diceva allora, erano quasi sempre accompagnate dalla mamma o da una zia, tranne una.
Stefania detta Stefy era una ragazza di 22 anni, alta, capelli rossi, lentiggini e occhi verdi, nei lineamenti ricordava molto Maureen O'Hara che recitò in "Un uomo tranquillo" con Johnn Wayne.
I suoi genitori erano morti sotto un bombardamento nella seconda guerra mondiale.
Era stata cresciuta dalla sorella di sua madre che l'aveva sempre lasciata libera forse perchè sentiva che aveva bisogno di dimenticare la tragedia che gli era toccata.
Lavorava come commessa in un negozio di scarpe nella piana. Aveva un carattere forte, indipendente, si cuciva i vestiti da sola, ricopiandoli dalle riviste di moda. Era diversa da tutte le sue coetanee anche perchè, a volte andava al bar, prendeva un bicchierino di grappa e fumava le nazionali senza filtro.
Le piaceva cantare e ballare e le serate danzanti in paese erano la sua passione. Fasciata in un vestito rosso che metteva in risalto le sue forme ballava con chiunque glielo chiedesse, come usava al tempo.
Si ballava di tutto, mazurca, valzer, e musiche retaggio della guerra come boogie woogie, e qualche swing. Poi anche qualche lento e beguine e c'era una canzone che lei amava particolarmente: Amapola.
Forse perchè a lei piaceva il colore rosso e Amapola gli avevano detto che in spagnolo significa papavero. E i papaveri erano il suo fiore preferito. Quando maturava il grano e i campi si riempivano di papaveri lei ne raccoglieva a mazzi e riempiva casa.
Duravano pochissimo e forse questo per cui li amava. Perchè pensava sempre alla precarietà della vita che gli aveva strappato gli affetti più cari.
E si era giurata di godersela fino in fondo, la vita, giorno dopo giorno e i papaveri erano, per lei, il simbolo di quella precarietà.
Quando ballava le altre ragazze e donne la guardavano chi con invidia, chi con una malcelata rabbia, chi con gelosia. I ragazzi e gli uomini facevano a gara per ballare con lei e pochi sceglievano le altre.
Lei non se ne accorgeva nemmeno perchè quando ballava dimenticava tutto, trascinata dal ritmo della musica come una foglia in un ruscello di montagna.
Se il cavaliere con cui ballava tentava un'avance lei lo stoppava subito. Non voleva altro che ballare. anche se era difficile rimanere indifferenti al suo fascino e alla sensualità che emanava.
Ma un sabato sera per lei la vita cambiò. La serata danzante era appena iniziata e mentre lei ballava nel centro della sala entrò un ragazzo del paese che aveva appena finito il militare in Marina a La Spezia.
Era alto più di lei, capelli corti neri, abbronzato e indossava ancora la divisa bianca da marinaio. Lucy si fermò mentre tutto intorno gli altri continuavano a ballare, il suo compagno di ballo la guardò interdetto.
Stefy gli chiese scusa e si andò a sedere. Non staccava gli occhi da quello che a lei sembrava un angelo senza ali.
Quando il maestro dell'orchestra si accorse del paesano tornato dal militare fermò l'orchestra e disse "E' tornato Matteo! Un bentornato da tutto il paese!" E la sala applaudì mentre quelli dell'età di Matteo gli corsero incontro abbracciandogli e dandogli pacche sulle spalle.
Si sedette insieme agli amici a poca distanza da Lucy. Gli amici continuavano a fargli domande ma lui non staccava gli occhi da lei e nemmeno lei riusciva a non guardarlo.
Si conoscevano da bambini ma lei non lo aveva mai sopportato perchè, al contrario della sua vitalità, lui era pacato e riflessivo. Rivederlo, quella sera, gli aveva fatto battere il cuore.
Poi lui si alzò, andò verso di lei e le chiese se voleva ballare. Lei non ci pensò nemmeno un secondo e disse si. Andarono nel mezzo della sala con altri ballerini mentre l'orchestra ( non si sa se per furbizia o casualità) iniziò a suonare Amapola.
Ballarono insieme tutta la sera, lui gli raccontava del militare e lei, estasiata lo fissava imbambolata, poi lui la riaccompagnò a casa, mentre gli amici si davano di gomito e le ragazze e le donne rimaste scuotevano al testa con disapprovazione.
Arrivarono davanti alla casa della zia di Stefy e mentre lui le stava augurando la buonanotte lei gli saltò al collo e lo baciò con passione.
Da quella sera, Matteo e Stefy, furono inseparabili, e la calma di Matteo smussava la sua iperattività. Smise di fumare e di bere alcolici perchè glielo aveva chiesto lui dicendole che ne andava della sua salute.
Si sposarono dopo un anno e ebbero una bellissima bambina.
Insieme decisero il nome e la chiamarono Amapola.
Amapola, lindisima amapola
Será siempre mi alma tuya sola
Yo te quiero, amada niña mia
Iqual que ama la flor la luz del día...