lunedì 20 aprile 2020

Grotta all'Onda


Io abito nelle Apuane meridionali a Trescolli. La mia casa guarda il mare verso Viareggio e Lido di Camaiore. Nelle giornate limpide vedo l'Isola d'Elba, la Gorgona, la Capraia e dietro di loro il "dito" della Corsica.

Alla sinistra ho il monte Prana e dietro le spalle il monte Matanna. A destra ci sono i pilastri di Setriana, falesia cara ai rocciatori e ai free climbing. 

Dietro c'è il Monte Gabberi, cantato anche da D'Annunzio e raggiungibile con un comodo sentiero, e che è il monte apuano più vicino al mare e dalla cui sommità, un grande spiazzo, si gode un bel panorama della costa da La Spezia a Livorno.

Da qui parte il sentiero 106 del Cai e dopo venti minuti si arriva alla foce di San Rocchino dove ne partono altri per il Gabberi o il Matanna. Sentieri che sono adatti anche ai bambini. Qui è una zona carsica, ci sono molte sorgenti che non seccano mai e grotte.

Una di queste grotte, la più grande e conosciuta è Grotta all'Onda. Non è molto distante da casa mia, e con un'andatura tranquilla ci si mettono al massimo 40 muniti. Per arrivarci si parte da Trescolli e si percorre un acquedotto, praticamente in piano, coperto di lastroni di cemento che porta l'acqua a un bacino Enel in Setriana.

Lasciato l'acquedotto, con dei tratti allo scoperto fuori dal bosco e da cui si vede il panorama del mare, dopo una passerella in ferro che passa sotto una roccia sporgente si inizia a salire su un sentiero tra piccole rocce poi pianeggiante nel bosco di querce, lecci e  castagni. 

Dopo poco si discende per qualche decina di metri e ci si trova sotto alla grande parete calcarea a forma di onda.

L'altezza della parete di roccia è di circa 10/15 metri e dalla "cresta" dell'onda scende l'acqua che forma delle piccole cascatelle che, d'inverno gelano formando stalattiti di ghiaccio.

Sono uno spettacolo unico e l’acqua nebulizzata che si posa su erba ed alberi si trasforma in uno strato vetrato, rendendo l’atmosfera incantata.

Pochi metri più avanti c'è l'ingresso, ampio, della grotta abitata per la prima volta dall'uomo di  Neandertal circa 40.000 anni fa.

All'interno sono stati effettuati scavi fin dal 1867 che hanno riportato alla luce moltissimi reperti conservati e visibili al museo della preistoria di Firenze, a Pisa al dipartimento di scienze archeologiche e al museo archeologico di Camaiore.

Una stalagmite che si trova sotto gli strati del Paleolitico è stata datata a circa 170.000 anni fa.

E' sotto le pendici del monte Matanna a circa 700 metri di altezza è grande circa quaranta metri per sessanta e nei punti più alti arriva a 3 metri. 

Ci dovevano essere anche dei cunicoli interni che oggi sono in parte ostruiti. La particolarità del nome deriva dal fatto che il bordo superiore della volta esterna richiama per la sua morfologia una grande onda marina nel punto di massima espansione. 

Costituisce, per gli studiosi, una delle più importanti testimonianze di frequentazione pressoché ininterrotta di una grotta, durante un lunghissimo periodo di tempo che va dalla preistoria fino a epoca recente.

Sono state individuate diverse fasi di frequentazione che vanno dal Paleolitico Medio all'inizio dell'Età del Rame, oltre a sporadiche presenze durante l'Età del Bronzo, l'Età del Ferro e nel periodo rinascimentale, quando viene utilizzata solo per scopi rituali o per la pratica della pastorizia.

Nella grotta è stato ritrovato anche un dente da latte di leone risalente a circa 10.700 anni fa. Si tratta di uno dei più recenti resti di leone in Europa.

L'abbondanza sulle Alpi Apuane di ungulati, come stambecco e camoscio ha permesso agli ultimi leoni d'Europa di sopravvivere più a lungo rispetto ad altri mammiferi di grandi dimensioni, quali mammuth, rinoceronte lanoso e megalocero gigante, una specie di cervo, che si erano già estinti.

Entrando nella grotta si vedono ancora, a sinistra, un focolare dove cucinavano le prede. Accanto uno spazio dove probabilmente riposavano gli abitatori accanto al fuoco. All'interno verso l'ampia entrata della grotta per i resti si selci scheggiate e altri ritrovamenti doveva essere l'area adibita al lavoro.

All'interno non c'è molta umidità per via dell'ampiezza e del ricambio di aria che arriva dall'entrata. Sedersi lì e immaginare come doveva essere la vita dei nostri progenitori è una sensazione straniante. Non c'è rumore, solo quello all'esterno dell'acqua che scende dall'alto sui sassi, scavadoli in forme strane.

Se avrete occasione di venire da queste parti vi consiglio di visitarla. Non ve ne pentirete.















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