giovedì 10 settembre 2020

Corri Camillo, corri

Eri arrivato a casa di Giancarlo, in Garfagnana, mentre segava le legne. Il paese di Sassi dove vive è piccolo si conoscono tutti, cani e gatti compresi.

Non eri di quelle parti e ha pensato che qualcuno ti avesse perso magari durante una passeggiata. Ma non avevi nessun collare.

Ha messo un post con la tua foto su Facebook per vedere se qualcuno ti cercava.

Ti ha tenuto lì la sera, in casa. Eri affamato come un lupo, mi disse, poi il giorno dopo ti ha portato dal suo amico veterinario per leggere il chip.

Non avevi nemmeno quello quindi ti ha riportato a casa. Poi mi ha chiamato, insistendo di prenderti.

Giancarlo aveva Ike, il suo vecchio cane, un setter da caccia e io gli dicevo che ti tenesse visto che ne aveva già uno e posto a sufficenza.

Poi mi ha mandato le foto e lì sono capitolato.

Era un sabato mattina di ottobre 2011 quando la jeep di Giancarlo è arrivata. Vi aspettavo alla fine della strada asfaltata. E' sceso e a ha aperto la portiera e sei saltato fuori correndomi incontro come se fossimo sempre stati insieme.

Siamo andati dal veteinario, ti ha messo il chip, visitato e ha supposto che tu avessi su tre anni/quattro anni.

Tornati a casa Giancarlo è ripartito e tu eri appoggiato alla mia gamba e scodinzolavi e da quel giorno abbiamo iniziato a condividere giorni e notti. 

Entrati in casa dovevi iniziare farti conoscere dai i tre gatti di casa, Luna, Sole e la Frida.

La prima cosa che hai fatto sei saltato sul divano scodinzolando, con quella lingua penzoloni come una braciola.

Hai iniziato a perlustrare la casa, le scale, le camere mentre i gatti si nascondevano cercando di capire cos'era quel botolo saltellante.

La prima notte hai dormito su un cuscino ai piedi del letto e ho scoperto che russavi come un treno a vapore.

La convivenza coi gatti è iniziata senza problemi, sembrava quasi che tu ne avessi paura e loro ti ignoravano. 

I primi giorni ti portavo fuori al guinzaglio per farti conoscere i posti e marcare il tuo territorio. Se uscivo per qualche minuto di casa avevi la sindrome dell'abbandono.

E a farne le spese sono state una porta, una finestra, una zanzariera tutte marcate dai tuoi denti e dalle tue zampe.

Ti mise un collarino rosso con la targhetta con il tuo nome e il mio numero di telefono. E iniziammo a uscire di casa insieme.

Non ti allontanavi da me i primi giorni poi piano piano ti sei fatto coraggioso e esploravi i dintorni.

Andavamo nel bosco insieme mi precedevi sepmre di una decina di metri, poi ti fermavi, inclinavi la testa come dire "Andiamo?" mi guardavi e ricominciavi a correre.

In fondo sei sempre stato tu il capobranco.

Nel campo ti mettevi al sole, sdraiato tra le file dei pomodori o dei fagioli. Poi bastava che ti chiamassi ti alzavi e arrivavi scodinzolando.

Un amico mi portò delle rimanenze di magazzino. Erano dei pupazzi verdi di stoffa tutti uguali per bambini. Gli misi nome l'Alieno. 

Te ne diedi uno e scopristi che tirando una zampa di quel pupazzo usciva una musichetta.

Dopo dieci minuti l'avevi sventrato... Erano i tuoi preferiti.

Andammo a una fiera una volta e ti comprai un altro pupazzo di peluche fatto a cinghiale e anche con quello facevi lotte brutali sul divano. 

Quando andavi nel tuo piccolo divano in fondo al letto la sera a dormire te ne portavi sepre uno, o l'Alieno o il cinghiale. Quasi fosse una coperta di Linus.

Una volta sei scomparso per tre giorni e tre notti. Il primo giorno ti ho cercato, chiamandoti nei boschi ma niente. 

Avevi il collare con la medaglietta e quindi speravo che il cellulare squillasse ma niente.

Avevo già perso le speranze pensando che tu fossi caduto in un burrone, morso da una vipera o incontrato un cinghiale o il lupo.

Invece il terzo giorno sei arrivato la mattina, irriconoscibile dal fango che avevi addosso, assetato e affamato. E con quello sguardo che non ti potevo dire nulla...

Ti ho lavato e rifocillato e poi i giorni dopo ho saputo che ti avevano visto con una canina che era scappata dalla Sagra della Patata a Campo all' Orzo.

Eravate arrivati al rifugio in Matanna e la canina si era fermata lì mentre tu eri scappato prima che potessero fermarti e chiamarmi.

Non eri sterilizzato e immaginavo che quelle due notti fossero state una specie di luna di miele.

Un'altra volta sei uscito, come tutte le mattine. Facevi il tuo solito giretto di un'ra, un'ora e mezzo poi arrivavi a cercarmi in casa o nel campo.

Ma a mezzogiorno non eri tornato... Alle due ha squillato il cellulare... Eri sul Gabberi, ti aveva trovato un signore con i suoi due figli. 

Probabilmente avevi trovato, prima, qualcuno che ti aveva dato un biscotto e tu. che di appetito e gola ne hai avuta sempre tanta, lo avevi seguito nella camminata.

Ti sono venuto a riprendere sul Gabberi visto che quel gentile signore avrebbe dormito in tenda lassù con i figli e non potevo certamente chiedergli di riportarti a casa.

Quando mi hai visto ti sei messo seduto e con gli occhi bassi perchè probabilmente avevi un piccolo senso di colpa. Ma quando ti ho chiamato sei corso di nuovo saltellando.

Allora ho comprato un piccolo localizzatore da metterti al collo. Ma da quella volta non ti sei mai più allontanato se non c'ero io. 

Al massimo, da solo andavi a casa della Minni un chilometro da casa nostra, quella canina che hai messo incinta di 5 femmine dopo aver distrutto il cancello di legno a morsi.

E per fortuna siamo riusciti io e la padrona della Minni a farle adottare tutte.


A settembre del 2017 hai incontrato quella maledetta vipera. Con il mio vicino corsa in auto dal veterinario mentre ti spruzzavo cortisone in gola.

Il sabato notte hai avuto una brutta crisi e i veterninari pensavano che tu fossi condannato poi invece ti sei ripreso.

Hai sempre avuto questa forza sul dolore da lottatore qual eri. Hai ripreso in pieno la tua vita ma ho dovuto recintare i campi un pò per i caprioli ma anche per te.

Dopo la vipera non me la sentivo di mandarti da solo e quindi ti portavo a giro al guinzaglio ma da solo potevi correre libero nei campi recintati o nello sgambatoio che ti avevo fatto dietro casa.

Quando andavamo alla pizzeria di Simone ti mettevi sotto il tavolo e aspettavi che ti dessi un pò di cornicione. Oppure aspettavi che avessi quasi finito il gelato per leccare il legnetto.

Non sei mai stao un cane da caccia. Al massimo la cinghiale, ma in umido...

Abbaiavi pochissimo tranne a tre maschi, Pepe, Birillo e Tobia che incontravamo quando la sera facevamo il giretto al giuinzaglio.

Poi nel 2018 è arrivata la Bella, dalla Calabria. L'hanno trovata abbandonata in un rudere. 

Aveva appena partorito, 5 canini, 3 morti due ancora in vita. Una delle sue figlie l'hanno adottata a Massa.

Quando è arrivata era magrissima, paurosa. Ma poi si è abituata agli altri e Camillo gli ha permesso anche di dormire sul divano grande con lui. E poi avete condiviso corse, ossi da rosicchiare e baruffe giocose sul prato.

Quando veniva Tiziano, mio figlio, a dormire qui eri felice perchè ti faceva dormire sul letto insieme a lui. E sembrava che tu dicessi con gli occhi "Guarda che me l'ha detto lui".

Poi è arrivato Giugno 2020... quella maledetta mattina in cui ho capito che stavi male anche se non ti lamentavi. Corsa alla clinica, operazione d'urgenza, emorragia interna e asportazione di un tumore al fegato.

Dopo siamo tornati a casa ed è cronaca delle ultime due settimane. Mangiavi da solo, usciavamo con la Bella eri tornato quasi normale poi il peggioramento.

Radiografia che evidenzia metastasi diffuse sopratutto ai polmoni. E la decisione da prendere, pesante come un macigno sul cuore.

Ieri notte ti ho prtato in braccio dal divano grande al tuo piccolo divanetto. Dopo un pò la Bella si è alzata dal suo e si è accocolata vicino a te.

E' siete rimasti lì, uno accanto all'altro, tutta la notte.
Stamattina li ho chiamati perchè venissero ad addormentarti. Avevi mangiato, ti ho portato fuori ma era chiaro che era finita...

Non è stato facile tenerti le zampe, prima che il sedativo ti facesse effetto mi guardavi con quello sguardo che hai sempre avuto.

Ti parlavo, come abbiamo sempre fatto, carezzandoti. Ti ho ringraziato per questi nove anni che hai diviso con me. Poi il silenzio...

Ti ho messo a dormire accanto a Sole, in quel recinto dietro casa dove correvi con la Bella e lei si è sdraiata lì sulla terra smossa.

Stasera quando sono andato a chiudere alle galline è passato saltando il capriolo. E ti ho visto che gli correvi dietro.

Corri Camillo, corri... sei libero.
Per sempre...