mercoledì 22 aprile 2020

Faustina detta Wanda


Il centro della vita paesana era sempre la piazza. Un pò perché vi si affacciavano la chiesa, il grande edificio che ospitava il circolo operaio con il bar, il salone delle feste, la sala prove della filarmonica, l'ambulatorio del medico, e un'altro bar.

La strada asfaltata finiva sulla piazza, il paese aveva stradine strette, da percorrere a piedi o, al massimo, con un asino con il basto. Le case erano quasi tutte attaccate una all'altra quasi a volersi riscaldare quando la tramontana fischiava.

Sulla piazza, in un angolo c'era una fontana pubblica e prima che arrivasse l'acqua in tutte le case le donne del paese arrivavano con una secchia di rame per prenderla e portarla nelle case.

Alla fontana ci si scambiavano gli ultimi pettegolezzi ma il luogo deputato era il lavatoio pubblico perché, anche qui prima che arrivasse il boom economico e quindi le lavatrici, molte donne si recavano lì per lavare i panni di casa.

E mentre insaponavano con il sapone di Marsiglia camice e pantaloni partivano le chiacchiere e il lavatoio veniva chiamato, con ironia, dagli uomini il Pozzo delle malelingue.

Ma gli uomini non erano da meno e i bar del paese erano i luoghi dove le lingue tagliavano e cucivano. Sopratutto quando i quartini del vino avevano già abbondantemente superato il livello di guardia.

Negli anni sessante uno dei bersagli preferiti delle donne del paese era la Faustina detta Wanda. Aveva sui cinquant'anni e abitava da sola, in due stanze, dopo che gli erano morti i genitori.

Piccola, rotondetta, con un bel viso e con un gran seno, i capelli biondi grazie all'acqua ossigenata. Sempre truccata e con dei vestiti aderenti che ne mettevano in risalto le forme un pò giunoniche e scarpe con tacco alto.

La chiamavano Wanda per i capelli biondi e per l'andatura ancheggiante che ricordava la Osiris mentre scendeva le scale. "Pare che cammini sull'ova" la sfottevano le comari.

Wanda era appassionata lettrice di fotoromanzi, di riviste come Grand Hotel, Confidenze e dei romanzi rosa di Liala. Sognava un principe anche se non azzurro almeno celestino che la portasse via da quel paese che non aveva mai amato.

Che lavoro facesse lo sapevano tutti in paese. Partiva la sera con l'ultima corriera verso la piana, dove viveva una sua cugina. E poi passava la notte passeggiando sul viale a mare di Forte dei Marmi verso il Cinquale.

Quella era la zona deputata alla professione più antica del mondo. E Faustina detta Wanda era una di quelle.  Come cantava De Andrè, "c'è chi l'amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione.." la Wanda lo aveva scelto per necessità visto che non aveva un lavoro o una rendita.

Per lavorare aveva dovuto accettare la protezione di Donato detto Maciste, un balordo che aveva studiato nelle patrie galere e che aveva altre due protette in quella zona. A lui spettava il 50% dell'incasso di ogni sera.

Maciste le faceva salire in macchina e le portava nei posti assegnati. Parcheggiava poco lontano per controllare e intervenire in caso di qualche problema causato da qualche cliente su di giri.


Nelle notti d'inverno preparava un thermos con il caffè zuccherato e ogni tanto lo portava alle sue "galline dalle uova d'oro" come le chiamava lui.

A quel tempo tutto si svolgeva in macchina. Il cliente arrivava, contrattava sulla prestazione poi salita la "segnorina" si infrattavano in pineta o fra le dune.

Verso le due di notte Maciste le faceva salire in macchina e le riportava in centro al Forte. Faustina andava a dormire dalla cugina, che sapeva benissimo che professione facesse, e poi la mattina riprendeva la corriera per il paese.


Una delle solite sere sul viale si fermò davanti alla Wanda una Giulietta spider con la capotte abbassata e una targa milanese. Nell'auto c'era un signore sui sessant'anni, distinto, con una camicia bianca, come i pantaloni, un blazer blu con i bottoni dorati e un foulard annodato al collo.

Wanda spense la sigaretta e si avvicinò all'auto. Salì dopo aver deciso sulla prestazione e sul prezzo e partirono per la pineta.

Lui gli disse di chiamarsi Giorgio, di essere un nobile e di commerciare in vino, di avere due case, una a Milano e una a Forte dei Marmi e di non avere moglie.

Wanda era abituata alle bugie dei clienti, che forse le dicevano per sentirsi meno colpevoli della scappatella a pagamento. Dicevano di non essere sposati, di essere ricchi, ecc. ecc. ma lei sapeva che non era vero, lo sentiva a sensazione.

E quindi non credeva nulla di quello che il presunto Giorgio le disse ma, come da manuale, si dimostrò stupita e interessata.

Dopo la prima volta Giorgio andò da Wanda ogni sera. A volte voleva solo scambiare due chiacchiere e la pagava lo stesso come se avessero avuto un rapporto sessuale. 

Wanda era compiaciuta delle attenzioni di Giorgio ma gli spiegava che non potevano restare molto lì soli perché altrimenti Maciste sarebbe arrivato a controllare cosa stava succedendo.

Ma una decina di sere dopo il loro primo incontro Giorgio le disse che si era innamorato di lei, che non poteva vivere se non fosse stato ogni giorno della sua vita insieme a lei e che non avrebbe dovuto più fare quella professione così umiliante per una donna.

Poi tirò fuori dalla tasca una scatoletta di velluto rosso e la porse a Wanda che l'aprì e dentro c'era un anello con un diamante grosso come un nocciolo di ciliegia.

Lo stupore del momento lasciò in Wanda il posto alla preoccupazione. Come poteva uno sconosciuto essersi innamorato di lei. Ma poi era vero quello che gli aveva raccontato della sua vita a Milano? Davvero un signore ricco e così distinto ed educato non aveva avuto donne migliori di lei?

Poi c'era Maciste. Come avrebbe reagito se lei, e se fosse stato tutto vero, avesse deciso di seguire Giorgio e chiudere con quella professione che non amava ma che dava da vivere a lei ma anche a Maciste?

Guardò Giorgio poi gli mise in mano la scatola con l'anello e gli spiegò tutte le sue preoccupazioni. Giorgio la tranquillizzò e le disse che il giorno dopo sarebbero andato a pranzo in un famoso ristorante del Forte e che gli avrebbe fatto vedere la sua casa e le prove che non mentiva.

In quel momento si aprì la portiera e il faccione truce di Maciste  spuntò e chiese a Wanda se andava tutto bene. Wanda disse che avevano finito e che andava tutto bene.

Maciste chiudendo al portiera gli disse che tra cinque minuti sarebbe dovuta essere al suo posto. Giorgio la riportò sul viale e le disse che l'avrebbe aspettata a mezzogiorno davanti al ristorante e che se lei non ci fosse andata lui sarebbe sparito dalla sua vita.

Non fu una notte facile per Wanda. Si girava e rigirava nel letto, avrebbe voluto parlarne con qualcuno, non certo con sua cugina. Poi decise che sarebbe  andata davanti al ristorante, in fondo non aveva nulla da perdere.

Cercò di farsi bella dopo quella notte insonne, arrivò e vide l'auto di Giorgio parcheggiata e lui appoggiato al cofano. Pranzarono ridendo e parlando di tutto, poi la portò a visitare la villa a Roma Imperiale, quartiere esclusivo al Forte.

Aprì il cancello un inserviente con una giacca rosso scuro, Giorgio andò dietro al casa nel garage e parcheggiò la Giulietta accanto a una Mercedes ad ali di gabbiano.

E in quella villa per la prima volta nella sua vita Faustina detta Wanda fece l'amore su un letto vero. 

Si rivestirono e Wanda disse a Giorgio che era stato bello ma che lei doveva andare a lavorare  altrimenti le conseguenze con Maciste sarebbero state dure.

Giorgio le disse di non preoccuparsi che ci avrebbe pensato lui se lei avesse accettato di sposarlo. Wanda era travolta dalle emozioni. Da una parte il suo sogno si avverava, dall'altra non sapeva cosa sarebbe successo con Maciste.

"Non preoccuparti, ti fidi di me?" Gli disse Giorgio tenendole le mani. "Si" rispose Wanda.

Salirono sulla Giulietta e andarono verso il centro nel bar dove stazionava di solito Maciste. 

Giorgio le disse di rimanere in auto, scese e trovò Maciste a un tavolino all'aperto. Si sedette e rimasero a parlare per un tempo che a Wanda sembrò infinito. Poi i due uomini si alzarono e li vide venire verso l'auto. 

Maciste aprì lo sportello e le disse "Scendi"... Wanda capì che a nulla erano valse le parole di Giorgio. Non avrebbe avuto la vita che aveva sempre sognato leggendo i fotoromanzi e che il suo principe azzurro non aveva rotto la maledizione della sua vita.

Scese dall'auto mentre Giorgio tirò fuori un blocchetto degli assegni, ne riempì uno, lo firmò e lo porse a Maciste insieme alle chiavi della Giulietta.

I due uomini si strinsero la mano e Giorgio disse a Maciste "La parola data è sacra, se lo ricordi". Poi prese la mano di Wanda e presero un taxi che li riportò alla villa.

Giorgio, ed era il suo vero nome, spiegò a Wanda che aveva proposto un accordo a Maciste. In cambio della sua libertà da quel legame e da quella professione gli avrebbe dato un assegno di venti milioni e la Giulietta ma che lui, Maciste, non l'avrebbe mai più cercata.

E Maciste aveva accettato perché, per lui, venti milioni erano una bella cifra, con la Giulietta avrebbe fatto un figurone e gli rimanevano due "gallinelle" e forse ne avrebbe arruolato altre.

Giorgio e Faustina si sposarono due mesi dopo. Lui aveva davvero un commercio di vini con l'estero, aveva una grande casa quasi in centro a Milano ed era davvero un nobile, un marchese.

Vissero d'amore e d'accordo per quasi trent'anni. Lui morì qualche mese prima di lei. Non tornarono mai più a Forte dei Marmi e lui vendette la villa comprandone una a Portofino. 

In quella villa, su quel letto disfatto era rimasta, per sempre, la Wanda, quella che "camminava sull'ova"...


... dai diamanti non nasce niente ...
... dal letame nascono i fior ...