sabato 4 aprile 2020

Libero il pensiero


Il barbiere del paese si chiamava Sandrino. Magro, capelli scuri, sempre in camicia bianca e un fiocco anarchico annodato e sopra un camice bianco e mai un capello fuori posto lisciati all'indietro con la brillantina Linetti.

Era scapolo e viveva da solo, nella sua casa, che dava sulla piazza e al pianterreno aveva ricavato il suo salone. Una grande vetrata, e una porta con una scritta bianca "Barbiere".

Nel salone alla parete c'erano due grandi specchi. Davanti a uno la sedia del barbiere, girevole e di pelle, davanti all'altro una piccola sedia anch'essa di pelle con un testa di cavallino sul davanti.

Una per gli adulti e i ragazzi l'altra per i bambini che magari si sentivano rassicurati e distratti dal cavallino.

All'altra parete una serie di foto in bianco e nero con le acconciature all'ultima moda ricavate da riviste. Due piccole poltrone di vimini ai lati di un tavolinetto su cui erano poggiate riviste, fumetti e giornale.

In fondo al salone una piccola porta che portava a una scala che saliva in casa di Sandrino e a lato una piccola libreria. Libri di storia e politica. tra tanti spiccavano Il Capitale di Marx, Dio e lo Stato e Stato e anarchia d Bakunin.

Sandrino si definiva anarchico e aveva degli amici a Carrara dove la radice anarchica era ben presente e viva. Nel salone le discussioni politiche erano all'ordine del giorno almeno quando lo frequentavo io negli anni sessanta/settanta.

Ma nonostante Sandrino partecipasse alla discussioni continuava a lavorare con maestria, taglio, barba con in un amano le forbici e nell'altra il pettine.

Piccoli gesti ripetuti migliaia di volte, e Sandrino che si muoveva girando intorno al cliente con piccoli passi, piegandosi, girando la sedia come un ballerino di danza classica.

Alla fine del balletto, una spolverata con una spazzola, una spruzzata di profumo da una piccola boccia di vetro con una pompetta e via il telo che aveva protetto gli abiti del cliente.

Dava il resto e spazzava il risultato della tosatura poi si metteva al lavoro su un'altra testa. Il sabato era il giorno con più affollamento mentre gli altri giorni i clienti erano pochi allora lui si sedeva fuori dal salone con un libro in mano, i piccoli occhiali sul naso e rimaneva lì a leggere.

Quando arrivava Natale noi ragazzini eravamo in fibrillazione perché sapevamo che Sandrino come regalo ai suoi clienti avrebbe regalato dei piccoli calendari profumati con figurine di donne discinte.

Non calendari porno, e chi ha la mia età se li ricorda, ma piccoli librettini con i mesi dell'anno e ogni mese una bella ragazza procace che ammiccava dalla piccola pagina.

Sandrino non li regalava a noi ragazzini ma agli adulti. Ma il trucco era che tornando a casa i padri se li dimenticavano nella giacca oppure li mettevano nel comò o nel loro comodino.

E lì scattava la caccia al tesoro. Trovato l'agognato calendario si sfogliavano le paginette mentre un profumo dolciastro di cui erano impregnate si spandeva nell'aria.

Poi dopo aver fantasticato su quei sorrisi ammiccanti si riponeva il calendari nel luogo del ritrovamento e ci si lavava le mani per non lasciare nessuna traccia del misfatto.

Sandrino è morto a 92 anni, aveva smesso di lavorare per l'artrite alle mani quando ne aveva 80. 

Al suo funerale c'era la banda del paese che suonava Addio a Lugano e tutti i paesani, vennero anche alcuni suoi amici di Carrara con una grande bandiera rosso e nera.

Noi ragazzini si pensava fossero tifosi del Milan e ci sembrava strano visto che Sandrino diceva sempre di essere tifoso del Torino. Poi molti anni dopo abbiamo capito il perchè di quella bandiera.

Non fu sepolto nel cimitero del paese, ma il carro funebre, seguito dalle macchine dei suoi amici andò a Carrara, nel cimitero di Turigliano dove sono sepolti molti anarchici, da Giuseppe Pinelli a Gino Lucetti che fece nel settembre del 1921 un attentato a Mussolini a Roma.

A Turigliano all'esterno c'è anche il monumento a Gaetano Bresci.

Sulla serranda abbassata del salone di Sandrino qualcuno scrisse con una bomboletta spray nera un verso di una canzone di Pietro Gori:

"Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà"