mercoledì 5 agosto 2020

I macellai di Sant'Anna


Nel piccolo triangolo versiliese c’è molta più gente armata di quanto si possa pensare: tutte le forze in campo sono consapevoli che il momento della resa dei conti è arrivato. 

Nazisti, fascisti, partigiani, attendisti si giocano le loro ultime carte e i cambi di casacca sono all’ordine del giorno. Le truppe Alleate sono sull’Arno, la linea Gotica è l’ultima difesa dei tedeschi contro gli Alleati: se cade quella, la via verso il cuore del Reich è aperta.
L’Alta Versilia è un territorio geograficamente poco esteso ma molto articolato, pieno di zone impervie e difficilmente accessibili, dove le distanze fra un luogo e l’altro vanno valutate non in chilometri ma in base al tempo reale necessario per gli spostamenti.
Molte vette e foci sono teatro di eventi significativi che si concluderanno solo con lo sfondamento della Linea Gotica nel ’45. Per esempio, alla foce di Mosceta sono avvenuti aviolanci alleati. 
Un famoso rifugio partigiano era alla Tacca Bianca sul monte Altissimo: cava raggiungibile con la teleferica o con le cosiddette strade di lizza, spesso camminamenti agganciati alla parete e sospesi nel vuoto.
Tra l’autunno 1943 e l’estate 1944, salire in montagna o andare al bosco –  cioè unirsi alle bande partigiane che andavano formandosi e ingrossandosi – fu la scelta consapevole di migliaia di giovani appartenenti alle più diverse realtà.

Contadini ed operai, intellettuali, borghesi, nobili, ex militari, disertori repubblichini, sacerdoti, donne, stranieri e orientamenti politici diversi comunisti, cattolici, socialisti, azionisti, monarchici ed anarchici allo scopo di combattere i nazifascisti. 
Venivano chiamati “i Ribelli”, il termine “partigiano” verrà dopo. Per molti, la montagna fu una scelta obbligata: antifascisti, stranieri, ebrei, renitenti alla leva. Per altri, specie nell’ultimo periodo, una forma di opportunismo di fronte alle sorti del conflitto.
Sui monti intorno a Sant’Anna  la prima banda di “ribelli” si forma fra il settembre ’43 e il febbraio ’44 – i Cacciatori delle Apuane di Gino “Giò il Rosso” Lombardi  – e la guerriglia durerà venti lunghissimi mesi. I partigiani versiliesi hanno un’età media di venticinque anni, molti non sopravvivono al conflitto.
Il 20 luglio del 1944 c'è il fallito attentato a Hitler a Rastenburg. Lo stesso giorno, la 16°divisione corazzata "Panzergrenadier-Division Reichsführer SS" raggiunge la sponda settentrionale dell’Arno. La violenza contro i civili nelle retrovie comincia ad aumentare in modo esponenziale.
I reparti della 16° divisione Waffen SS  arrivano in Versilia a fine luglio ’44 e stabiliscono il proprio quartier generale inizialmente a Nozzano, zona periferica di Lucca. Al comando c’è l’SS- Brigadeführer/Gruppenführer Max Simon.
Un Gruppenführer  (tradotto come "Comandante di gruppo") era tipicamente in comando a un largo numero di unità SA (conosciute come Standarten) le quali si formarono in SA-Gruppen. il Gruppenführer era considerato l'equivalente di un Generale dell'esercito.
Max Simon fu il principale esponente di molti crimini contro l'umanità in Italia come l'Eccidio di Sant'Anna di Stazzema e l'eccidio di Monte Sole a Marzabotto.
I macellai tedeschi
Le quattro compagnie (VI, VII, VIII, V) del II Battaglione, 35° Reggimento, 16° Divisione Waffen SS di fanteria meccanizzata “Reichsführer” (16. SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer-SS) del generale Max Simon, acquartierate a Nozzano e attestati il 5 agosto nella zona detta del Baccatoio, tra Pietrasanta e Valdicastello. Il comandante di Battaglione è il capitano SS Anton Galler; il comandante di Reggimento è Karl Gesele.

Alle ore 21.40 del 7 agosto 1944 viene richiesto espressamente lo sblocco del “II/SS 35” (da intendersi come II Battaglione del 35° Reggimento SS) per un’azione contro le bande nella zona a nord e nord-ovest di Camaiore, esattamente quella di Sant’Anna di Stazzema.
Reclute della divisione SS (fra Ruosina e Stazzema) con aggregata dal giugno ’44 la /SS-Panzer-Aufklärungs-Abteilung 16 (4° compagnia del Battaglione Esplorante)  di Walter Reder composta da alsaziani. L’Ic  (capo del “servizio informazioni” della divisione) è il  maggiore Helmut Loos.

I macellai e i collaborazionisti italiani

Reparti della Repubblica Sociale ovvero 36° Brigata Nera  “Mussolini”di Lucca, comandata da Idreno Utimperghe e il suo distaccamento di Camaiore – circa 20 uomini – comandato dal tenente Ernesto Cirillo, che aveva fatto parte del 3° plotone della 1° squadra comandata da Gino Vivarelli. 

A Camaiore, nel ribattezzato Palazzo Littorio, ha sede un distaccamento della Brigata Nera, colpevole di numerosi omicidi:  qui operano Francesco Casamassima detto “Franco”,  nominato commissario repubblichino di Pietrasanta e Camaiore proprio il 12 agosto,  e il viareggino Ernesto Cirillo.

Il collaborazionismo, una struttura di controllo della potenza occupante sulla popolazione occupata, ha una struttura piramidale con un vertice decisionale e una base operativa  formata da elementi di ogni classe sociale. 

Lo scopo è il controllo e la repressione dei movimenti eversivi. In Italia, il regime della RSI costituisce il vertice collaborazionista verso il III Reich, il corpo e la base – di grande importanza per il nazifascismo durante la II guerra mondiale – permettono la capillarizzazione del sostegno al regime a tutti i livelli (burocratico, armato, spionistico – delatorio etc) del potere nazifascista.

Uno strumento essenziale nella lotta contro i movimenti di resistenza. Si può presumere, data la matrice ideologica della Versilia, che qui i collaborazionisti non coatti furono molti . Per l’eccidio di Sant’Anna di Stazzema sono stati indagati: Francesco Gatti, Egisto Cipriani, Guido Buratti,Carlo Pocai, Severina Bottari e la madre, Aleramo Garibaldi, Giuseppe Ricci con accusa di collaborazionismo.

Tra essi, il maresciallo SS Rudolf Sebastiani, alias Joseph da Merano, infiltratosi nella Banda Bandelloni fino ai primi di agosto. Inoltre due pietrasantini, Francesco Gatti ed Egisto Cipriani, furono riconosciuti dal fratello dell’ex partigiano Nicola Badalacchi tra le SS italiane (Gierut). Non furono mai condannati.

"Elementi della Decima MAS"

Già prima dell’8 settembre ’43, la Decima aveva distaccato da La Spezia a Bocca di Serchio, nella tenuta “Savoia”, una scuola segreta per incursori subacquei da utilizzare nei mezzi d’assalto. Dopo l’armistizio di Cassibile, è ricostruita da Valerio Borghese e si sposta alle Focette, frazione di Lido di Camaiore, nella ex Colonia Montecatini.
Qui si addestrava l’equipaggio dei barchini esplosivi. Accanto, si trovava infatti la scuola “Gruppo Ardimento Giobbe” dove i marò si allenavano per le operazioni belliche. La sede viene smantellata nell’estate del ’44, molti disertano. La Xa MAS  era di stanza a La Spezia, al comando del Ten. Umberto Bertozzi di Cologno (PR).
"Battaglione Intra della Divisione Alpina Monte Rosa"
Costituita dalla Repubblica Sociale per combattere in ambito montano a fianco dell’esercito tedesco e attestata in questo periodo tra il fiume Serchio e le Alpi Apuane. Una batteria è sul monte Altissimo. Il motto è “Viva la Morte”.

Il 9 agosto Walter Reder si trova a Pietrasanta. A pagina 16 degli atti del 1951, rigo 13, si legge:  "Compare al Baccatoio, frequentava di certo villa Barsanti. Comandava un reparto ritirato dal fronte ed adibito a funzioni di sicurezza sul retro del fronte di appartenenza."

Nei giorni 11 e 12 agosto 1944 le sue truppe arrivano nella zona fra Carrara e la sua Marina. A Isola di Carrara fissò il suo primo posto di comando. 

Infine coi suoi piccoli reparti, l’11 agosto arrivò anche a Ruosìna, dove stabilì il suo secondo posto di comando. E con la 4^ Compagnia pose un presidio anche a Seravezza, nella villa Pilli, notoriamente, in quel tempo, occupata dalle SS.

Il generale Max Simon, al termine della guerra, dopo essere stato rinchiuso con Reder nel Campo di Wolfsberg, venga processato a Padova davanti a un tribunale militare inglese. 

Il suo è l'ultimo celebrato di una serie di processi tenuti nella stessa città contro presunti criminali di guerra nazisti. Il criminale nazista viene condannato a morte, ma la sentenza è quasi immediatamente commutata con il carcere. 

L’ex generale viene trasferito in Germania per scontarvi la pena. Come molti altri prima di lui, è libero nel 1954 anche per intercessione dell'arcivescovo di Colonia Frings.

Libero grazie anche alla campagna per il perdono e la riabilitazione dei criminali di guerra che coinvolge in particolare la Germania negli anni della Guerra fredda, volta a rilegittimare l'esercito tedesco come elemento centrale nello schieramento europeo della NATO.

Durante il processo non si mostra mai pentito, affermando “rifarei esattamente tutto ciò che ho fatto”. Max Simon muore d’infarto nel 1961.


Il 31 ottobre 1951, Walter Reder, fu giudicato colpevole e condannato all'ergastolo dal Tribunale militare di Bologna, da scontare nel carcere di Gaeta.

Nel 1980 una corte del Tribunale militare di Bari ne decise la liberazione condizionale.

Poiché "la criminalità di Reder - come recitava l'ordinanza che lo definiva anche "valoroso combattente in guerra" - va ritenuta occasionale e contingente perché è collegata al fattore scatenante la guerra e quindi al particolare stato d'animo dell'ex maggiore".

Nel 1985 il governo Craxi e ne decise la liberazione e il rimpatrio in Austria, su un aereo messo a disposizione dal governo italiano.

Reder dichiarava "Non ho bisogno di giustificarmi di niente" e ritrattava la richiesta di perdono avanzata nel 1964 agli abitanti di Marzabotto, attribuendone l'iniziativa al suo difensore. Morì a Vienna nel 1991.

----
"La azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressochè normale, nè demoniaco nè mostruoso

Hannah Arendt, La banalità del male