Lei era nata alla Barca località nel comune di Gallicano il 19 dicembre del 1896; lei era Nelly Lemetti la donna che attraversò tre secoli.
Conquistò il podio delle nonne d'Italia.Visse una parte dell'800,tutto il 900 entrando baldanzosamente nel terzo millennio.
Era ai più conosciuta come la bambina del Pascoli.Era la prediletta del poeta e si incontravano ogni giorno all'Osteria del Platano al Ponte di Campia di proprietà del padre Luigi.
Lei raccontava "Era qui che il poeta trascorreva il tempo libero. Amava leggermi le sue poesie e mi correggeva anche i compiti.
Inoltre gli piaceva conversare e prendere appunti sul dialetto garfagnino dei barrocciai e avventori che si rifocillavano al Platano, scambiando con loro qualche bicchiere del vino dei colli di Piezza”.
Nel loro linguaggio, infatti, ritrovava l’italiano del Due e Trecento, ossia il rude fiorentino, che aveva affinità col garfagnino di monte.
"Ricordo inoltre con nostalgia le giornate al colle di Caprona (dove abitava il Pascoli) per portare al professore (così lo chiamava la Nelly) il giornale e i sigari che aveva ordinato dal babbo...
Per ricompensa mi venivano dati cioccolatini e biscotti fragranti, preparati dalla sorella e poi mi lasciava giocare con il suo cagnolino Gulì”.
Nei bei giorni di primavera sedeva presso il tavolo di ferro nella piazzetta adiacente all’osteria d’inverno invece, al caldo, a un piccolo tavolo vicino al banco nella luce fioca tra l’odore del vino e quello del fumo.
Non guidava mai il calesse, c’era sempre il Lorenzaccio, così poteva bere e mangiare a piacimento.
Fino a che il carrettiere un giorno non si lasciò scappare una battuta ad alcuni amici: “Vado da quella famiglia di matti” riferendosi a Giovanni e alla sorella. Saputolo, Pascoli non ci si rivolse più.
Pascoli, inoltre, ricordava Nelly, aveva dato molto alla sua famiglia in un momento molto difficile, quando era venuto a mancare il padre Luigi.
La famiglia Lemetti rischiava di perdere le licenze per gestire l’osteria e fu proprio “il Professore” ad interessarsi perché la vedova potesse continuare il lavoro del marito.
In una delle ultime sue interviste rilasciate alla "La Nazione" riaffioravano ancora ricordi nitidi del suo ultracentenario cammino.
"A 16 anni mi innamorai di Giacomo un giovane del posto ci sposammo e partimmo per le lontane Americhe. Fu l'inizio di una bella e piacevole avventura. Prendemmo in gestione un saloon a Chicago era una vita dura ma redditizia.
“Anche se – ricordava – si rivelò un lavoro pesante dovendo spesso placare l’esuberanza e i litigi dei focosi cow boy”.
Con la sicurezza economica e il richiamo dei familiari rientrai in Italia."
Forte nel fisico e ricca di fede Nelly continuò la sua vita fra alti e bassi, amava ricamare e amava trascorrere i mesi invernali in Liguria a casa della figlia per ritornare d'estate nella sua amata valle.
Nelly lasciò la vita nel 2004 poco prima del compimento dei 108 anni e oggi riposa nel cimitero di Castelvecchio a poche centinaia di metri di quello che fu il suo grande amico Giovanni Pascoli.
"Al Serchio che risplende, al sole che prende il monte... o Nelly, anco ai vivagni del tuo pannello, anco alle mucche sole che brucano il palèo sotto i castagni."
Giovanni Pascoli, Primi poemetti - 1897
Gulì, Pascoli e la Nelly