Lo scontro, inizialmente fra partigiani e fascisti, nella primavera-estate ’44 è salito di livello: si passa a nazisti (e milizie armate repubblichine) contro i partigiani.
L’Italia è territorialmente e militarmente divisa in due parti: a Sud il governo Badoglio (e la famiglia reale) nelle mani degli Alleati, a Nord la Repubblica di Salò, governo fantoccio di Benito Mussolini, agli ordini dei tedeschi di Hitler.
A partire dal 30 giugno 1944 viene emanata una serie di ordinanze di sfollamento con le quali si costringe tutta la popolazione ad abbandonare il territorio per evitare intralci alle manovre e per eliminare le fonti di approvvigionamento ai partigiani.
La maggior parte delle autorità fasciste versiliesi è scappata al Nord ai primi di giugno, dopo l’occupazione di Roma da parte degli Alleati.
Anche civili fascisti con famiglia approfittando dei mezzi di trasporto messi a disposizione, fuggono al Nord (Il 23 giugno scappa anche il questore di Lucca, Tommaselli).
Questo nonostante la riorganizzazione dei fascisti versiliesi fosse stata molto rapida dopo l’8 settembre: la riorganizzazione dei fascisti versiliesi era stata molto rapida: i fascisti di Forte dei Marmi erano stati i primi in tutta Italia a riaprire la Casa del Fascio, con la nascita della sezione del neonato Partito Fascista Repubblicano.
Visto il fuggi fuggi generale, Alessandro Pavolini convoca Idreno Utimpergher (italianizzato in Utimperghe) per rinvigorire il fascismo lucchese, e da Milano lo sposta a Lucca nominandolo Commissario Federale al posto di Olivier.
Idreno Utimperghe fu poi catturato insieme a Pavolini dai partigiani a Dongo nella stessa colonna tedesca dove era nascosto Mussolini in fuga. Fucilato insieme a Pavolini e appeso a Piazzale Loreto.
Pavolini consegna le armi agli iscritti del Partito Fascista Repubblicano di Lucca, costituendo di fatto la prima Brigata Nera affidando il comando a Utimpergher: la 36° Brigata Nera “Mussolini” in cui confluiscono anche i gruppi dei Fascisti Armati chiamati “Compagnie della Morte” o “Mai Morti” e che arriverà a contare circa 160 uomini.
Il compito è “distruggere la piaga del ribellismo” e di assicurare la tranquillità delle retrovie germaniche.La Brigata Mussolini inizia le sue attività repressive sia con azioni indipendenti sia fiancheggiando le truppe naziste.
«Alcune Brigate nere – soprattutto la “Mussolini” di Idreno Utimpergher a Lucca – mostreranno una straordinaria capacità di iniziativa, sul terreno della repressione, tentando di fare sino all’ultimo dell’occupazione tedesca una propria occasione di vendetta».
Nella primavera e nell’estate del 1944 la guerra stringe la Versilia da vicino.
Viareggio viene bombardata dal 1 novembre 1943 al 7 febbraio 1945, prima dalle forze aeree alleate e poi da quelle tedesche che, dopo essersi ritirate dalla città, cercano di contrastare con il tiro dei cannoni l’avanzata dei reparti americani dalle postazioni della Linea Gotica e da quelle di Punta Bianca nei pressi di Bocca di Magra.
A partire dal 30 giugno 1944 viene emanata una serie di ordinanze di sfollamento con le quali si costringe tutta la popolazione ad abbandonare il territorio per evitare intralci alle manovre e per eliminare le fonti di approvvigionamento ai partigiani.
Forte dei Marmi viene sfollata il 1 luglio in otto ore. Nel giro di qualche settimana, stessa cosa accade per i comuni di Seravezza, Pietrasanta e Stazzema. Secondo i manifesti di sfollamento, la popolazione avrebbe dovuto dirigersi, attraverso il Passo della Cisa, a Sala Baganza (Pr) in attesa di passare il Po.
Chiunque fosse stato sorpreso in zona di evacuazione dopo il termine ultimo senza valido motivo, sarebbe stato arrestato e passato per le armi.
Nel frattempo, squadre di genieri nazisti procedono alla sistematica distruzione di tutte le infrastrutture, fra Strettoia e il Cinquale, che possono ostacolare la linea di vista dalle alture retrostanti la piana, tra cui interi paesi.
Quando il 15 luglio l’ordine di sfollamento giunge al comune di Seravezza, l’esodo assume aspetti biblici.
La gente resta per la massima parte in Versilia e si sposta di zona in zona una, due, tre, quattro volte, passando per il crocevia obbligato di Val di Castello (Pietrasanta, Lu) nella cui zona da 25 a 30 mila persone sono sparse fra la Pieve e il Pollone.
Non vuole e non è in grado di sfollare più lontano, mancano i mezzi di trasporto, si tratta di valicare le Apuane a piedi con vecchi, bambini, masserizie e bestiame senza sapere cosa attende alla fine del viaggio.
Si temono atti di sciacallaggio nelle proprietà incustodite. Moltissime famiglie si incamminano verso la Cisa ma poi, nel disinteresse dei tedeschi che avrebbero dovuto scortarli, prendono deviazioni e raggiungono località in zona.
I luoghi dove va a concentrarsi più fittamente la popolazione sono le aree del comune di Stazzema e quelle circostanti, sulle Apuane, ad altezze che vanno dai 700 ai 1000 metri.
Ovunque si cerca rifugio presso amici e parenti ma ogni tipo di sistemazione è buona: chiese, canoniche, locali sfitti, metati, stalle, grotte, miniere abbandonate.
Anche le tende da campeggio ospitano intere famiglie di sfollati. Manca il cibo, l’economia è paralizzata e gli esercizi commerciali chiusi, sono abolite anche le già scarse razioni delle tessere annonarie.
L’unica risorsa è il mercato nero, lunghe file di versiliesi (uomini e donne) passano a piedi l’Appennino per rifornirsi nella ricca Emilia e rivendere o consumare quanto ottenuto.
Il problema alimentare si fa ogni giorno più grave, fino a trasformarsi nel principale incubo degli sfollati e non solo. E’ stato calcolato che l’alimentazione quotidiana “ufficiale” è in questo periodo inferiore alle 1000 calorie giornaliere.
La situazione igienica è grave, si acutizzano malattie come la scabbia e la pellagra, regna la pediculosi da infestazioni di pidocchi, pulci, piattole e cimici.
Ben più gravi, le febbri tifo- paratifoidee e le gastroenteriti. Nella zona si scatena un’epidemia di tifo, debellata solo nel ’47 con le medicine portate dagli Alleati. Inoltre, aumenta la TBC a causa della ipoalimentazione. La mortalità neonatale è altissima.
Particolarmente difficile è il procacciamento del sale, introvabile già dalla primavera del ’44: una minima quantità può essere estratta dall’acqua di mare ma l’intera fascia costiera è minata, tranne un unico corridoio di spiaggia presso la foce del fiume Versilia, al Cinquale, strettamente presidiato.
Si snoda qui ogni giorno una lunga fila di donne – gli uomini sarebbero stati “visti e presi” – in coda per poter raccogliere un secchio d’acqua di mare.
In generale, sfidando i tedeschi e gli aerei alleati, spesso percorrendo a piedi incredibili distanze, sono le donne a tornare alle proprietà abbandonate, cercando frutta o verdura per i figli e i mariti lasciati in montagna.
“Quell’estate era caldissima e c’era una quantità enorme di frutta nei terreni abbandonati. I preti dicevano: “Se potete, chiedete. Se non potete, prendete”.
Ma la situazione è la stessa in quasi tutta l'Italia, specialmente nelle città: paura e fame nera...
"Volevo che i giovani sapessero, capissero, aprissero gli occhi. I giovani devono conoscere la società in cui vivono. Guai se i giovani di oggi dovessero crescere nell'ignoranza, come eravamo cresciuti noi della "generazione del Littorio". Oggi la libertà li aiuta, li protegge. La libertà è un bene immenso, senza la libertà non si vive, si vegeta.“
- Nuto Revelli -