Dal settembre 1943 al maggio 1945 in Italia i nazifascisti misero in atto una vera e propria “guerra ai civili”. Le SS e la Wehrmacht, con il concorso delle Brigate Nere, della Decima Mas e di altri reparti repubblichini, si resero protagoniste di un’impressionante serie di atroci crimini.
Crimini che provocarono oltre 10.000 vittime tra la popolazione, in gran parte donne, vecchi e bambini.
Particolarmente colpite furono la Toscana e l’Emilia-Romagna, soprattutto nella fascia a ridosso della dorsale appenninica.
Luoghi dove il comando supremo germanico aveva deciso di allestire una linea di difesa – la Linea Gotica- a protezione delle preziose risorse agricole e industriali della Valle Padana.
Pertanto, dopo la Liberazione di Roma (4 giugno 1944), le truppe tedesche cercarono di rallentare al massimo l’avanzata alleata in Toscana.
Si attestarono su linee difensive intermedie - ultima delle quali il fiume Arno- producendo il massimo sforzo per fortificare le Alpi Apuane e l’Appennino tosco-emiliano, su cui il fronte sarebbe rimasto per sette mesi, dall’ottobre 1944 all’aprile 1945.
Per allestire nel miglior modo la Linea Gotica, i tedeschi decisero di fare “terra bruciata intorno alle formazioni partigiane”.
Lo fecero colpendo in maniera indiscriminata la popolazione per spezzare ogni legame di appoggio e sostegno alla Resistenza, al di là degli effettivi gesti attivi di collaborazione.
La “strategia del terrore” nazista raggiunse la massima intensità nell’estate 1944, in seguito alla ordinanza del 17 giugno, con la quale il comandante supremo delle truppe tedesche in Italia, feldmaresciallo Albert Kesselring, emanava precise disposizioni :
”…la lotta contro le bande dovrà essere condotta con tutti i mezzi disponibili e con la massima asprezza. Proteggerò ogni comandante che nella scelta dei mezzi e nell’asprezza impiegata andrà oltre la misura di solito ritenuta “normale”.
La Toscana fu teatro di terribili massacri, che colpirono in modo particolare la provincia di Arezzo, la campagna pisana, il territorio circostante il Padule di Fucecchio, le Province di Lucca e Massa Carrara (allora denominata Apuania).
I principali responsabili di questi crimini furono le Divisioni Hermann Göring e 16ª SS Panzergrenadier, ma si macchiarono del sangue di tanti innocenti anche altri reparti della Wehrmacht, delle Brigate Nere e della X Mas.
Nella sola zona compresa tra i fiumi Serchio e Magra, vale a dire i dintorni di Pisa, la piana di Lucca, la Versilia, la provincia apuana, furono circa 2000 i morti provocati dalla barbarie nazifascista.
Il sistema repressivo tedesco aveva il suo centro direttivo a Nozzano, frazione di Lucca, dove aveva posto il comando la 16ª Divisione SS del generale Max Simon.
Alcuni edifici divennero veri e propri “luoghi del terrore: la Pia Casa di Beneficenza di Lucca , dove complessivamente affluirono, per essere avviati al lavoro forzato o alla deportazione, circa 35000 rastrellati.
Il capannone di villa Graziani a Nocchi (Camaiore), usato per la detenzione di ostaggi; la scuola elementare di Nozzano, luogo di prigionia e di tortura.
Il palazzo Littorio a Camaiore, teatro delle atrocità della Brigata Nera; il carcere Malaspina di Massa e la Caserma Dogali di Carrara, sede della Brigata Nera di Apuania.
La lunga scia di sangue
30 giugno - Valpromaro (Camaiore)
30 giugno - Valpromaro (Camaiore)
La mattina del 29 giugno i tedeschi catturano 25 uomini nei dintorni del paese, di cui 10 vengono rinchiusi in una casa, gli altri 15 condotti a San Macario in Monte, presso il comando SS (durante il percorso, tre prigionieri riescono a fuggire).
Il parroco di Valpromaro, don Dino Chelini, e il professor Clemente Pizzi cercano di convincere il comandante tedesco a liberare i 10 uomini, poi si offrono di essere trattenuti al loro posto, consentendone, così, il rilascio.
La mattina successiva, i 12 detenuti da San Macario sono ricondotti a Valpromaro ( due erano stati liberati ed altri due catturati lungo la strada) e rinchiusi insieme al sacerdote ed al professore.
Mentre quest’ultimo viene rilasciato, gli altri 13 sono condotti lungo la strada per Mignano per essere fucilati. All’ultimo momento, don Chelini viene fatto uscire dalla fila, mentre i 12 sventurati cadono sotto il fuoco del plotone d’esecuzione, poco dopo mezzogiorno.
27 luglio - Montemagno (Camaiore)
Vengono fucilate 7 persone catturate il giorno precedente a Sant’Alessio (Lucca), durante un rastrellamento.
29 luglio - Ponte del Pretale (Seravezza)
Nei pressi della villa Henraux, sede di un comando SS, i nazisti impiccano ad un palo della luce due uomini catturati nelle vicinanze (saranno lasciati appesi per alcuni giorni). Poco dopo, altri due vengono uccisi a colpi di mitraglia sul greto del fiume.
10 agosto - Sassaia di Piano di Mommio (Massarosa)
Nel pomeriggio, 31 persone, rastrellate alcuni giorni prima sul Monte Pisano, vengono condotte con dei camion lungo la via Sarzanese e fucilate nei pressi di una stradina che conduce ad una fattoria.
Verso l’imbrunire, 8 giovani, rilasciati dal campo di lavoro di Socciglia (Bagni di Lucca) , sono fermati dai tedeschi e fucilati. Uno di loro, Edilio Dazzi, rimasto illeso, riesce a sopravvivere fingendosi morto.
Nello stesso giorno altre 40 persone sono massacrate in varie località limitrofe, nei pressi di Nozzano, Balbano e Monte Quiesa.
12 agosto - Sant’Anna di Stazzema, Mulina, Capezzano Monte, Valdicastello
560 vittime a Sant'Anna tra le quali 130 bambini di cui 65 erano minori di 10 anni di età
Delle 560 vittime in seguito furono identificati 391 corpi.
Il tragico bilancio del 12 agosto comprende anche 6 vittime trucidate a Mulina di Stazzema dalle SS che salivano a Sant’Anna, 6 fucilati a Capezzano Monte e 14 al Molino Rosso, nei pressi di Valdicastello.
Come ho già scritto se a compiere il massacro furono le SS, pesantissime sono le responsabilità dei fascisti versiliesi, che, a volto coperto, hanno guidato i nazisti attraverso gli impervi sentieri montani.
16 agosto - Seravezza
Nella villa Henraux, sede di un comando delle SS, sono uccisi 7 uomini, precedentemente rastrellati tra Pisa e Livono. I loro corpi saranno rinvenuti nel giardino adiacente.
19 agosto 1944
Bardine San Terenzo (Fivizzano) prov. di Massa Carrara
(Benché avvenuta in provincia di Massa Carrara, la strage è strettamente collegata alla vicenda di Sant’Anna di Stazzema per la provenienza delle vittime)
La mattina del 17 agosto, al ponte di Bardine, un reparto della formazione partigiana “Ulivi”, chiamato in aiuto da alcuni contadini, attacca un automezzo tedesco con a bordo circa 20 soldati tedeschi, che stavano razziando il bestiame.
Nel combattimento cadono 16 SS, mentre un altro milite muore, dopo essere stato trasportato, gravemente ferito, da alcuni civili al comando di Fosdinovo; i partigiani hanno un caduto e due feriti, di cui uno in maniera grave.
Il 19 giunge a San Terenzo una colonna di camion, da cui, al ponte dl Bardine, vengono fatti scendere 53 uomini, rastrellati dalle SS in Versilia e poi rinchiusi nel carcere di Nozzano.
Gli sventurati, legati per il collo con del filo spinato ai pali di una vigna, sono finiti a colpi di pistola, dopo atroci sofferenze. Nel pomeriggio, nella vicina località diValla, le SS di Reder massacrano 106 persone catturate nei dintorni di San Terenzo.
18-25 agosto -Camaiore
Nel Palazzo Littorio, sede di un distaccamento della Brigata Nera di Lucca, vengono torturate e uccise 7 persone.
2 settembre
Massaciuccoli (Massarosa)
La mattina i Tedeschi impongono agli abitanti di Massaciuccoli di abbandonare il paese. Quattrocento di loro sono rastrellati e condotti in uno stabile in località Molinaccio,dove restano per alcuni giorni. Ai familiari del conte Minutoli viene consentito di restare nella villa insieme ai domestici ed alcuni ospiti. La mattina dopo, però, vengono fucilati. Si conteranno 11 vittime.
Compignano (Massarosa)
In serata, nei pressi della villa Rossi, sede di un comando delle SS,vengono massacrate 12 persone, catturate in località circostanti nei giorni precedenti.
4 settembre
Pieve (Camaiore)
Verso le 14,30, in località Rosi, sono fucilate 10 persone catturate sulle colline circostanti. Al momento dell’esecuzione, i nazisti fingono di rilasciarle, poi le massacrano senza pietà.
4 settembre
Montemagno, località Pioppetti (Camaiore)
31 persone vengono condotte ed uccise in località di Pioppetti, sul Montemagno. In gran parte provengono dalla Certosa di Farneta (Lucca), dove, nella notte tra il 1 e il 2 settembre, le SS hanno fatto irruzione catturando un centinaio di persone, tra cui alcune ricercate dai tedeschi, ospitate dai Padri Certosini.
I religiosi e i civili sono condotti a Nocchi (Camaiore) e rinchiusi in un capannone di Villa Graziani, dove si trovano già altri rastrellati.
Dopo qualche giorno, i prigionieri vengono portati a Massa, dove in parte sono avviati alla deportazione in Alta Italia e in Germania. in parte rinchiusi nel carcere Malaspina e poi uccisi nei dintorni della città il 10 settembre.
15 settembre
Osterietta (Pietrasanta)
Per molti anni si è parlato di 11 fucilati, di cui 7 non identificati, nei pressi di una villa, sede di un comando tedesco, posta alla periferia della città. In realtà sono 4 gli uccisi all’Osterietta, gli altri vengono massacrati in località vicine.
16 settembre
località Motrone
Antongiovanni Wanda a.34
Rombi Anna a.31
Località Valdicastello
Fancello Francesco a.44
Località Osterietta
Romboni Battista a.62
Simi don Giuseppe a. 68
22 settembre
Querceta, località Ranocchiaio (Seravezza)
I tedeschi mitragliano un’intera famiglia, nascosta in un ricovero di fortuna. Dei 6 componenti sopravvive solo la figlia minore, Ada Bascherini, gravemente ferita.
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Un centinaio di versiliesi periscono nelle stragi avvenute in altre località delle province di Lucca, Massa Carrara e Pisa. Almeno altre 150 persone sono uccise dai nazifascisti, isolatamente o a piccoli gruppi, in varie località della Versilia.
"Uccidere è un crimine. Tutti gli assassini vengono puniti, a meno che uccidano in gran numero di persone e al suono delle trombe."
(Voltaire)
(Voltaire)