martedì 17 marzo 2020

Franza o Spagna ....


Quando ero alle superiori decidemmo insieme ad altri tre amici di organizzare, per l’estate un viaggio in auto per la Spagna. Non eravamo mai usciti dall’Italia. 


La meta del viaggio era Barcellona perchè eravamo tutti studenti di un Istituto d’arte e volevamo vedere dal vivo la Sagrada Familia di Gaudì. 

L’organizzazione logistica fu affidata a Fabrizio perchè suo padre aveva un agenzia di viaggi e Marco, a me e Alfredo fu affidato il compito di organizzare il mezzo di trasporto.

Il mezzo di trasporto era la mitica Renault 4 di Alfredo che lui aveva soprannominato Geppa. Di colore grigio topo, con qualche ammaccatura, avuta in dono per il compimento del diciottesimo anno di età dal padre che l’aveva guidata per una decina d’anni. 

Era il mezzo con cui ci spostavamo di solito la domenica per andare in discoteca o per gite di piacere al mare o in montagna. 

La portammo da un amico meccanico per un controllo generale e poi all’autolavaggio, il giorno della partenza dopo aver stipato zaine, sacchi a pelo e borse nella bauliera partimmo alla volta della terra di Spagna. 

Per chi ha la mia età si ricorderà del cambio della Renault. Per chi non ha la mia veneranda età il cambio era questo: 



Non aveva alzacristalli elettrici e tantomeno aria condizionata. Il riscaldamento era quasi inesistente visto che a velocità sostenuta (max 70 all’ora) entravano spifferi, da tutte le parti. 

Inotre i seggiolini non erano imbottiti come oggi ma di tela montati su un telaio di ferro. E non erano il massimo della comodità per lunghi viaggi. 

Arrivati di sera alla frontiera con la Francia dopo qualche ora di viaggio e qualche sosta per cambiare l’acqua alle olive e mangiare un panino fummo invitati a scendere dall’auto e a produrre i documenti mentre un agente tirava fuori tutti i bagagli per verificarne il contenuto. 

Era il giugno del 1978 e da poche settimane le Br avevano ammazzato Aldo Moro quindi il clima non era dei migliori. E vedere quattro giovinotti, con barbette caprine, capelli lunghi su una Renault 4 in “fuga” dall’Italia verso la Francia metteva in ansia i doganieri. 

Noi, in silenzio e in piedi davanti alla sbarra del confine, aspettavamo il via libera che arrivò dopo una mezz’oretta. Qualche domanda, da dove venivamo, dove andavamo e perchè. Spiegò tutto Marco, che aveva la mamma francese e quindi parlava benissimo l’idioma locale e, dopo un’ultima occhiata, ci lasciarono passare. 

La prima notte la passammo poco dopo Mentone, in una piazzola di sosta affollata di camion. Dormire nella Renault 4 non è proprio come dormire nella suite di un Grand Hotel. 

Infatti la mattina fu necessaria una mezz’ora per riportare alla normalità ginocchia e arti intirizziti e dopo un caffè bevuto in un bar polveroso, che a chiamarlo caffè era una bestemmia, ripartimmo.

Dopo una trentina di chilometri la macchina iniziò a tossire, sobbalzando e si fermò. Alfredo, dopo aver tirato giù tutti i Santi dal Paradiso in fila indiana disse: “E’ finita la benzina!!!” 

“Ma non lo vedevi dall’indicatore che stava per finire?? Potevamo fare benzina a Ventimiglia!!” disse Fabrizio. “Se l’indicatore funzionasse sì!” rispose Alfredo. 

Spingemmo la Renault al bordo della strada, circondati da campi coltivati e dopo una consultazione di cartine, guide turistiche scoprimmo che il primo distributore su quella strada era a una ventina di chilometri da noi. 

Scartata l’ipotesi di percorrere a piedi il tratto per andare a prendere qualche litro che ci permettesse di arrivare al distributore e mentre stavamo cercando di fermare un’auto per farci aiutare Alfredo disse: “Ho risolto!” 

“Come?” chiedemmo in coro “Laggiù c’è una cascina e fuori dei trattori. Andiamo a vedere se ci vendono la benzina almeno per arrivare a fare il pieno”. 

Ovviamente non avevamo una tanica a disposizione e confidammo nel buon cuore del contadino. Si incamminarono Alfredo e Marco verso la cascina, mentre io e Fabrizio aspettammo appoggiati alla macchina. 

Dopo una mezz’ora e preoccupati per loro, li vedemmo arrivare di corsa affiancati e portando una damigiana. “Apri il serbatoio – gridava Alfredo – aprilo!!”. 

Svitai il tappo, presero la damigiana e versarono la benzina nel serbatoio. Finita l’operazione Alfredo mise il tappo poi urlò “Dai tutti in macchina, alla sveltaaaa”. 

Nemmeno aveva finito la frase che, veloci come Flash Gordon, eravamo tutti seduti. Dopo un paio di tentativi la Geppa si mise moto e sgommando sul ciglio della strada rientrammo sulla carreggiata. 

“Perchè scappiamo?”dissi io. “Perchè la benzina l’abbiamo rubata!” 

Alfredo disse che erano arrivati alla cascina e avevano chiamato, ma nessuno aveva risposto, avevano guardato ma non vedevano nessuno poi avevano trovato vicino ai trattori un bidone giallo con la scritta Gasoline e un rubinetto. 

Appurato che era benzina e non avendo una tanica avevano trovato una damigiana. Preso qualche litro di benzina avevano visto in lontananza un trattore che dai campi stava tornando alla cascina. 

Pensando che il padrone francese non amasse troppo gli italiani e sopratutto quelli che gli fregavano la benzina, erano tornati di corsa per evitare lo spiacevole incontro. 

La vacanza continuò senza ulteriori problemi, visitammo Barcellona, le opere di Gaudì, dormendo in ostelli o in camping. 

Finita la pacchia, con Fabrizio che si era innamorato di una danzatrice di flamenco, riprendemmo il viaggio di ritorno. 

Prima di passare la frontiera Marco comprò 4 stecche di Marlboro a una specie di duty frre. Ma quando arrivammo alla sbarra il doganiere gli disse che ne poteva portare solo una in Italia.

Marco non ci pensava nemmeno a lasciarne tre al doganiere che, secondo lui, se le sarebbe portate a casa. Se non mollava le tre stecche non l’avrebbero fatto passare.

Lui prese le 4 stecche, si sedette su un muretto e iniziò a scartarne una. Aprì un pacchetto e iniziò a fumare. Noi, impietriti a guardarlo insieme al doganiere.

“Cosa sta facendo?” chiese a noi il doganiere in un traballante italiano. “Sta fumando, non si vede?” disse Alfredo. Il doganiere andò verso Marco e parlottarono qualche minuto, Marco si portava l’indice alla tempi e lo ruotava.

Dopo qualche minuto Marco si alzò prese le 4 stecche e risalì in macchina dicendo “Possiamo andare”.

Guardammo il doganiere che con aria scura che sbrigativamente ci fece cenno con la mano di passare la sbarra. 

Dopo un pò nella Renault 4 il silenzio fu interrotto da Fabrizio “Ma cosa gli hai detto al doganiere per farti passare con tutte le sigarette?” Marco fece l’ultima tirata, fece scorrere il finestrino, tirò fuori la cicca e disse: 

” Gli ho detto che non le avrei lasciate lì, che le avrei fumate tutte lì, tutte e 4 le stecche, 40 pacchetti di Marlboro!! Gli ho detto – continuò – Tutte! Sono matto! Je suis fou comme Van Gogh, tu comprends??” 

E lui?, domandammo? 

“Mi ha detto che ne aveva abbastanza degli italiani, e che sparissimo dalla sua vista prima che ci ripensasse” 

Marco ha smesso di fumare quando si è laureato, oggi vive all’estero e ha un’agenzia di pubblicità. 

Ah, les italiens….