domenica 29 marzo 2020

Vespa 50 special


La vicinanza con la Versilia permetteva, l'estate, a tante donne del paese di andare a lavorare nelle ville e gli alberghi della costa come governanti, cameriere.

Dicevano: "vado a fare la stagione" perché per quattro mesi almeno avrebbero lavorato racimolando qualche soldo che nel magro bilancio familiare era manna dal cielo.

Forte dei Marmi era sempre stata meta di villeggiatura in estate. Un piccolo borgo sul mare con poche case le pinete, alcune ville storiche, costruite verso la fine dell'ottocento principalmente da nobili fiorentini.

Come ad esempio la Versiliana dove soggiornava D'Annunzio, che nudo cavalcava sulla spiaggia, e dove dimorò per poco tempo anche la sua amata Eleonora Duse e in cui forse scrisse la famosa lirica "La pioggia nel pineto".

Qui trascorrevano le estati famiglie importanti nella storia italiana, dagli Agnelli con la loro Villa Costanza oggi Hotel Augustus. E Susanna Agnelli descriverà quel tempo nel libro "Vestivamo alla marinara".

Poi negli anni sessanta i villeggianti erano per lo più lombardi, come ad esempio la famiglia Moratti. Avere villa a Forte dei Marmi o trascorrervi per qualche mese le vacanze era uno status symbol.  

Industriali e cumeda milanesi con fabbrichette che per merito del boom economico gli permettevano di guadagnare molti soldini costruivano ville nella pineta a pochi passi dal mare. Qualche abitante del luogo sfruttò la situazione per costruire case e villette da affittare l'estate.

Le vacanze duravano quattro mesi, da giugno a settembre. C'erano famiglie che arrivavano con i domestici e la vita in villa era scandita da una routine. 

La mattina sveglia tardi, pranzo o in villa o sullo stabilimento balneare, pennichella pomeridiana, shopping e poi la sera ristoranti e Capannina o Bussola locali famosi e frequentatissimi.

Di solito i mariti, impegnati al lavoro in fabbrichetta, arrivavano il venerdì sera per la gioia dei bagnini che almeno nel fine settimana si riposavano dalle fatiche da latin lover.

Mia zia abitava a Forte dei Marmi e faceva l'ostetrica e mi ha fatto nascere. Aveva una casetta in piazza al Forte, l'avevano venduta e si erano costruiti la casa in un terreno acquistato, anzi due case.

Una più grande, tre camere matrimoniali due bagni ecc. e poco distante ma separata una più piccola di due piccole camere ela cucina tutto circondato a un bel paroc curato da mio zio, marinaio in pensione.

L'estate loro si trasferivano nella casetta che aveva un ingresso separato e divisa dalla villa da una siepe alta di alloro e affittavano, per quattro mesi, a una famiglia milanese. Il capofamiglia era un chirurgo, la moglie aveva due bambini e la governante.

Arrivavano con l'autista che poi ripartiva per Milano al servizio del dottore. E mi ricordo che mia zia, all'epoca avevo 15 anni, il pomeriggio mi diceva: "Non fare rumore, i signori dormono".

Io iniziai a "fare la stagione" che avevo tredici anni. Mia cugina aveva un grande negozio di abbigliamento in centro a forte dei Marmi e io ero il fattorino che portava gli acquisti delle famiglie bene nelle ville o negli alberghi. 

Avevo una bicicletta con due ceste di vimini, una davanti e una dietro e ero felicissimo perché ad ogni consegna c'era la mancia ed era generosissima.

Alla fine di due stagioni con le mance che mia madre mi aveva messo su un libretto in banca comprai il mio primo mezzo a motore. Una vespa 50 special con che mio cugino, appassionato di motori, truccò con un kit da 75cc della Pinasco ordinato per posta.

Quelli della mia età si ricorderanno che sul finire degli anni settanta era tutto un fiorire di vespe truccate e non con il rossetto o il mascara ma con kit appositi che non erano tanto a norma di legge.

A volte quando si schiantava il filo dell'accelleratore, si sfilava dalla guaina e si legava al supporto per la ruota di scorta sulla pedana e si accellerava pigiandoci con il piede.

Il problema era che se ti rimaneva incastrato nella scarpa rischiavi un'accellerata degna di una formula uno con il rischio di schiantarsi in un muretto o in una vetrina.

L'inconveniente succedeva sopratutto a quelli che per impressionare le ragazze magari davanti al luna park cercavano un'impennata rimediando, quasi sempre, una rovinosa caduta con risate al seguito.

La mia prima vespa è ancora laggiù a Forte dei Marmi, e continua a spassarsela nelle calde estati versiliesi guidata dal figlio di mia cugina.























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