Nel 1976 avevo 18 anni e frequentavo le superiori a Massa. La mia generazione viveva l'impegno politico in maniera forte, partecipata, a volte esagerata.
Nella mia classe erano rappresentate tutte le anime movimentiste ed extraparlamentari da Lotta Continua a Autonomia Operaia.
Gli iscritti alla Fgci non erano molti. Forse perché quell'area, da Massa a Carrara era impregnata di anarchismo.
E anche per la vicinanza a Pisa, culla di Lotta Continua e di quello che era stato Potere Operaio pisano.
Il mio compagno di banco, che si chiamava Brunello, era di Lotta Continua, eskimo di ordinanza e giornale con pugno rosso bene in vista in tasca.
Io, forse per la mia vena anarchica, non ero organico a nessun gruppo ma li frequentavo tutti. Assemblee, riunioni in casa, manifestazioni in giro per l'Italia.
Ricordo manifestazioni a Massa dove arrivavano gli anarchici del Fai di Carrara con manici di piccone a cui era attaccata una piccola bandierina rosso e nera.
Per la maggior parte cavatori, gente tosta.
Una volta Brunello arrivò davanti all'entrata di scuola, che era occupata da una settimana, e mi disse . "Andiamo in Piazza Aranci c'è la manifestazione delle femministe, così finita andiamo sul Monte di Pasta con la Carla e la Simona"
Chi non è di Massa e dintorni non sa cos'è il Monte di Pasta. E' un parco nel centro della città dove i maschietti, a quel tempo, si infrattavano per sane scoperte dell'anatomia femminile.
La Carla era la ragazza di Brunello e la Simona il mio primo amore.
Guardo Brunello e gli dico: "Sei scemo? Lo sai che non vogliono nessun uomo al corteo".
"Lo so - dice lui - ma noi stiamo in fondo, in disparte. Poi finito il corteo davanti alla questura si sciolgono e noi le aspettiamo"
Non ero molto convinto e di malavoglia lo seguo e ci incamminiamo verso Piazza Aranci. Nella piazza un casino immane, più di 500 ragazze e donne con cartelli e striscioni, megafoni che urlavano slogan e nessun altro a parte noi due e un gruppo di celerini con il commissario con la fascia tricolore davanti al portone della Prefettura.
Parte il corteo e noi due, io e Brunello ci accodiamo in fondo a qualche metro dalle manifestanti. Dietro di noi un blindato, il commissario e i celerini con scudo e manganello sguaiato.
Io avevo una borsa di similpelle in cui avevo il libro di estimo e il vocabolario. Quando partivo da casa con la corriera era la scusa per mia madre che non sapeva che la scuola era occupata. "Oggi ho il compito d'italiano" le dicevo.
La sensazione era quella di essere due imbecilli tra due fuochi. Se le ragazze si fossero accorte della nostra presenza avremmo rimediato qualche colpo proibito.
Se i celerini si fossero incazzati con le ragazze noi saremmo stati gli agnelli sacrificali dei manganellatori.
E così fu. Uscendo dalla piazza su un grande cartellone pubblicitario c'era la campagna di una marca di biancheria intima per donne.
La foto in bianco e nero era di una ragazza sdraiata su un fianco, con la mano appoggiata sul collo e un reggiseno bianco. In fondo una scritta e un cuore rosso.
La scritta recitava: "Quando gli occhi di un uomo ti guardano... Lovable"
Il corteo delle ragazze e di donne si immobilizzò e partirono sassi, aranci, uova all'indirizzo del cartellone oltre a improperi di ogni sorta scanditi dai megafoni.
Il nervosismo dei celerini era palpabile, io tiravo per la manica Brunello: "Andiamo, tagliamo di qua, si fa brutta" lui rideva mentre il cartellone era ormai un quadro di Pollock: "Dove vuoi andare? Non succede nulla, sono donne, non le caricheranno!"
Il corte riparte, la gente chiude i negozi, tira giù le serrande, e nel tragitto c'è una piccola chiesa. Il portone è aperto, e dal corteo escono tre esagitate che entrano in chiesa e lanciano uova sull'altare al grido:" Col dito, col dito orgasmo garantito!"
In quel preciso momento il commissario urla la carica. Le ragazze e le donne si mettono a correre in ogni direzione, io e Brunello rimaniamo soli in mezzo alla strada, davanti alla chiesa per un lunghissimo secondo poi io urlo:"Scappa coglione!!"
Lui va in una direzione io in un altra, prendo una stradina stretta, correndo a più non posso, con la cartella sempre in mano. Conosco bene la città, so che quella strada arriva sull'argine del fiume che attraversa Massa.
Se ce la faccio, penso mentre corro, ad arrivarci non mi prendono. nel momento che penso questo mi arriva una legnata tremenda tra capo e collo centrando l'orecchio.
Mentre sento il caldo del sangue e sto per cadere mi giro e con tutte le forze che mi rimangono con la borsa tento di colpirne uno.
Mi risveglio nella camera di sicurezza della questura. In terra con tutte le ossa doloranti e il sangue che mi cola sempre da dietro l'orecchio.
Al muro di fronte c'è Brunello, con un taglio sulla testa che tenta di tamponare con il giornale.
Mi metto appoggiato con le spalle al muro lo guardo e gli dico: "Sei una testa di cazzo, le donne non le caricano? Infatti hanno caricato due imbecilli!!"
"Mi fa male - dice Brunello - male!"
"Non è nulla, vedrai che ti faccio quando si esce di qui, coglione!" dico io.
Passammo la notte in questura, ogni tanto arrivava uno e ci dava due manganellate tanto per non farci dormire.
Il giorno dopo arrivano genitori e avvocati e ci rilasciano con una denuncia per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e relativo processo.
Brunello lo avevano preso subito e gonfiato come una zampogna mentre lui tirava calci a destra e sinistra.
Io avevo fatto 200 metri in fuga, cadendo avevo spaccato il sopracciglio al commissario con la borsa, probabilmente il libro di estimo era stato l'arma letale. Otto punti di sutura per il commissario, tre per Brunello, io un cerotto.
Ce la siamo cavata con una multa e dieci giorni con la condizionale. Ma diventammo eroi per la Carla e la Simona perché, secondo loro, le avevamo salvate dal manganello.
Non ho mai spiegato tutto alla Simona e alla Carla, compresa l'imbecille decisione di seguire quel corteo e Brunello, dopo le superiori non l'ho più rivisto.