Negli anni settanta era abitudine fare le festine tra adolescenti. C'erano le discoteche ma, sopratutto per ragioni di portafoglio, non ci andavamo spesso.
Poi si trovavano quasi tutte lungo la costa versiliese e quindi lontane da noi. E tranne qualche vespa o un Califfo ( non inteso come Franco Califano) ma come motorino non avevamo l'auto.
In qualche occasione e se le finanze lo permettevano qualcuno arrivava con pop corn e patatine.
Poi veniva la nota dolente delle ragazza da invitare che non erano così disponibili, nella maggior parte, a passare un pomeriggio con una muta di giovanotti brufolosi e pieni di ormoni non della crescita.
Il rapporto, per le feste che ho frequentato, era di 1 a 4. Una ragazza, quattro ragazzi. Quindi non era molto facile rubare un ballo.
All'inizio della festina partivano i balli più animati e di solito c'era sempre uno che si incaricava di mettere su i dischi. All'epoca la disco music imperava e quindi Donna Summer, Boney M., gli Chic, i Bee Gees con la febbre del sabato sera, ecc.ecc.
Nell'improvvisata pista dopo aver spostato mobili e sedie, si assisteva a una sorta di danza tribale, colpi d'anca sulle note di Daddy Cool, improvvisazioni alla Tony Manero, degne di un contorsionista, sulle note di Stayin'Alive.
Qualche ragazza si lanciava nel ballo altre rimanevano sedute o appoggiate al muro a braccia conserte e allora lì partiva il pressing per farle ballare.
L'abbigliamento dell'epoca erano, tolto l'eskimo d'ordinanza, jeans a zampa di elefante, maglioncini a collo alto, stivaletti di pelle con tacco e cerniera oppure le Clarks, per i ragazzi.
Per le ragazze qualche jeans a campana e qualche rarissima minigonna, molti gonnelloni hippy, con gilet multicolori, sandali o scarpe dal tennis superga.
Dopo una mezz'ora di ballo scatenato partivano le note dei pezzi che i ragazzi amavano di più: i lenti!
Sulle note di Samba Pa Ti, partiva la caccia ad aggiudicarsi una ragazza. C'erano poche coppie che stavano già insieme, quindi la ragazza era impegnata ma il resto delle partecipanti alla festa era libera e bella come una pubblicità di uno shampoo dell'epoca.
Le luci venivano spente e lasciata accesa solo quella del corridoio oppure l'improvvisato dj s'era portato delle luci ( rossa, gialla, blu) che sembravano più luci dell'albero di natale che da discoteca.
Ma la penombra era necessaria e funzionale. La musica lenta, da Barry White a lenti anni 60 italiani, permetteva un contatto più diretto con la ragazza, e come polpi tentacolari, si cercava di infilare le mani sotto le camicette o le magliette.
I ragazzi non seguivano la musica ma il testosterone che saliva come una marea e se la ragazza non respingeva le avance dell'infoiato allora era il momento del bacio a idrovora.
E, di solito, dopo un paio di altri lenti e sbaciucchiamenti, i due si appartavano in un altro posto della casa.
Niente atti sessuali ma maneggiamenti e baci, contorsioni immaginando chissà quale posizione dl kamasutra. Quello che da queste parti si chiama pomiciare.
Alla fine della festina rimaneva il campo di battaglia con qualche reggiseno disperso, qualcuno andava via in coppia, le altre ragazze salutando sparivano.
Qualche amico rimaneva per dare una mano a rimettere a posto la casa, poi recuperati giacconi e dischi si tornava a casa propria aspettando la prossima festina per dare sfogo alla beata gioventù.