mercoledì 20 maggio 2020

Tarcisio e la Gildina


Un pomeriggio di un'estate del 1964, verso le due, fuori dal bar del Cro, su una panchina era seduto come tutti i giorni, Tarcisio detto l'Abate perchè era stato per qualche anno in convento coi frati.

Poi, lanciato il saio alle ortiche, era scappato dietro a un circo, o per meglio dire dietro a una improbabile contorsionista, Gildina di origini argentine, e per qualche anno aveva seguito il circo lavorando come uomo di fatica e dando da mangiare a tigri e leoni.

Fino a quando il circo subì un incendio e fallì. Con Gildina, che aveva sposato, era tornato al paese e non avendo un lavoro fisso si arrangiava con lavoretti occasionali.

Lei andava a servizio di una famiglia della piana e tornava la ser aper ripartire la mattina dopo sempre in corriera.

Tarcisio stava fumando il suo solito mezzo toscano quando sulla piazza arrivò un'auto nera da cui scese un signore di una settantina d'anni vestito di bianco con un grande cappello anch'esso bianco.

Il Biancovestito si diresse verso l'unica persona che c'era sulla piazza a quell'ora ed era Tarcisio. "Buongiorno, buon uomo - disse il Biancovestito - Per favore, saprebbe mica indicarmi dove abita la signora Gilda?"

Tarcisio, che aveva appena finito di dare una tirata al sigaro rimane con il fumo in gola a sentire il nome di sua moglie e inizia a tossire e sputacchiare centrando le scarpe del Biancovestito.

"Oh, ma che maniere!!" urla il Biancovestito saltando da una parte come un grillo... "Mi scusi! - dice Tracisio tra un colpo di tosse e l'altro - Mi dispiace m'è ito di traverso il fumo!".

"La Gilda è la mì moglie, perchè la cerca?" contnua Tarcisio. "Lei è il marito della signora?" dice il Biancovestito dubitando della risposta di Tarcisio.

"Chi Dio m'accechi! - dice Tarcisio alzandosi dalla panchina - Venga dentro al barre che glielo faccio dì da Rizieri!"

Il bar del Cro lo gestivano i soci a turno e quel giorno c'era Rizieri un pensionato che aveva fatto il ferroviere.

Il Biancovestito tentenna e forse sta maledicendo il momento in cui ha chiesto informazioni a  quello strano tipo ma visto che c'è e che il caldo del pomeriggio si fa sentire entra nel bar così, pensa, prenderò qualcosa di fresco.

Segue Tarcisio nel bar, entra e dopo qualche secondo per abituare gli occhi dal sole accecante di fuori alla penombra dell'interno vede un ometto basso, tarchiato che seduto a un tavolo legge il giornale con davanti un fiasco di vino e un bicchiere.

"O Rizieri glielo dici te a quest'omo che sono il marito della Gildina?" dice Tracisio indicando il Biancovestito.

Rizieri piega il giornale, sposta gli occhiali sulla punta del naso, guarda Tarcisio e poi il Biancovestito, che nel frattempo sta sudando copiosamente.

"Ma perchè il gelataio vole sapè se sei il marito della Gildina? - dice Rizieri mentre si alza e va dietro al banco - Ma siccome a me mi importa una sega perchè lo vol sapè, è vero, Tarcisio è il marito della Gildina"

Il Biancovestito sta pensando di essere capitato in un paese di matti... "Gelataio? Non credo che sia un gelataio... - dice Tarcisio guardando il povero Biancovestito - Ma perchè cerca la mì moglie?"

Mentre il Biancovestito cerca di profferire verbo Rizieri picchia un cazzotto sul banco e dice: "Mi avete fatto alzà, mi volete dì che bevete o siete solo venuti a rompere i coglioni?"

Il Biancovestito se potesse rimonterebbe in auto e se ne andrebbe a tutto gas ma non può fino a che non ha parlato con la Gildina. Quindi per cercare di riportare il tutto a una logica ordina una CocaCola con ghiaccio...

Un l'avesse mai fatto! "Una CocaCola??" urla Rizieri ... " Una CocaCola??" gli fa eco Tarcisio... Il Biancovestito sbanda e si accascia su una sedia sventolandosi con il cappello...

"Sei nel barre del Circolo Operaio - urla Rizieri agitando le mani a pugni chiusi - alla tua sinistra, o gelataio de mì coglioni, c'è il ritratto di Baffone, alla tua destra quello di Carlo Marx e te mi ordini una CocaCola???"

Il Biancovestito prova a interrompere il, fiume di Rizieri... "La bandiera rossa con la falce e il martello fori dal Circolo un l'hai vista? La CocaCola!!! Porca... Ma dove l'hai trovo questo democristiano fatto e rifatto??" dice Rizieri a Tarcisio.

Tarcisio intanto s'è versato dal fiasco di Rizieri un bicchiere di vino e sta bevendo ... "Poi lo paghi, un fà il furbo Tarcì! - dice Rizieri prendendo il fiasco e riportandolo dietro il banco.

Il Biancovestito approfitta dell'attimo di pausa nella veemente reazione di Rizieri e dice "Sono il notaio Guidugli devo solo consegnare una lettera alla signora Gilda e ora per favore mi dia dell'acqua o quello che vuole lei".

Rizieri e Tarciso si guardano il silenzio... "Mi scusi, dice Rizieri - è che ogni tanto Tarcisio mi fa degli scherzi... - e tira un calcio nello stinco di Tarciso... "Ahia!! Che ho fatto??" dice Tarcisio...

"Le offro io una spuma bionda, la CocaCola noi un si vende... mi scusi di nuovo signor notaio..." dice Rizieri mentre ritorna dietro il banco a versare la spuma.

"Dove posso trovare la signora?" dice il povero notaio provando a rimettere il tutto in carreggiata. "Non è a casa, torna stasera - dice Tarcisio - ma la lettera posso dargliela io"

"No, ni dispiace, devo consegnarla io di persona..." il povero notaio beve la spuma tutto d'un fiato e le bollicine fanno l'effetto geyser ripassando dal naso...

Biancovestito diventa rosso e crca di tossire ... Rizieri salta il banco e gli tira un cazzotto tra le scapole per, secondo lui, farlo respirare... e al notaio Guidugli parte l'arcata superiore della dentiera che finisce in terra in piedi di Tarcisio.

Rimessosi dall'incidente, sciaquata la dentiera il notaio decide di rimanere ad aspettare la Gildina per evitarsi un altro viaggio in quel paese di matti.

Passò tutto il pomeriggio seduto nel Cro, Rizieri, per recuperare, gli offrì da bere più volte ma il notaio accettoò solo bicchieri d'acqua.

Assistette al riempirsi del bar di pensionati e alle loro partite a carte condite di rosari laici, discussioni sul partito e il capitale, una serie di canzoni anticlericali e finalmente alle sette di sera arrivò la corriera e la Gildina.

Andarono a casa, Tarcisio, il notaio e la Gildina e la lettera era di un suo zio tal Emerio, recentemente scomparso, che non si era mai sposato e non aveva figli e l'unica parente era Gildina figlia della sua unica sorella.

Nella lettera Emerio diceva che alla sua morte avrebbe lasciato tutti i suoi averi a Gildina a patto che si fosse trasferita in Argentina. E Biancovestito era l'esecutore testamentario.

Il patrimonio erano, a parte alcune auto e macchinari,  un allevamento di bestiame di circa 10.000 capi bovini, tre case e circa 15.000 ettari di pampa. Oltre a qualche milione di pesos.

Gildina non aveva mai conosciuto suo zio perchè sua madre era emigrata in Europa prima della sua nascita e non erano più tornate in Argentina.

Ovviamente accettò ( accettarono visto che Tarcisio l'avrebbe seguita) e partirono dopo pochi mesi espletati tutti gli atti necessari. E vissero, nel benessere,  fino alla fine dei loro giorni in Argentina. 

Al notaio Guidugli otre a una lauta parcella, Tarcisio volle regalare insistendo con la Gildina, per scusarsi del loro primo movimentato incontro una vacca che spedì dall'Argentina.

Il povero notaio, che non ne sapeva nulla, si vide convocare per il ritiro presso la dogana marittima. Decise di chiamare Rizieri e di girare a lui la vacca. Rizieri saputa la storia e dopo varie insistenze e qualche lira per il fieno (più per il vino che per il fieno) accettò.

Portò la vacca in paese, nella stalla, dove ne aveva altre due, dove è vissuta serenamente ed è morta di vecchiaia.

Il nome glielo aveva dato Tarcisio scrivendo un biglietto al notaio Guidugli. Il testo diceva:

"Al notaio Guidugli. Si chiama Gildina e quando la chiamerà si ricordi che la Gildina è la vacca della mì moglie.
Saluti, Tarcisio"












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