venerdì 8 maggio 2020

Balù


Lo chiamavano Balù e dell'orso del Libro della Giungla aveva la corporatura e l'andatura dondolante. Non aveva mai lavorato un giorno in vita sua.

In realtà si chiamava Amedeo ma il suo nome forse lo conosceva solo sua madre visto che tutti lo chiamavano Balù.

Negli anni sessanta era stato un assiduo frequentatore di locali alla moda della Versilia, la Bussola alle Focette, la Capannina a Forte dei Marmi.

Fin da ragazzo aveva dimostrato spirito di iniziativa e poca voglia di lavorare oltre che di studiare, infatti aveva solo completato le elementari.

Il primo affare, che fece, a 11 anni, fu di vendere, a un ambulante della cittadina che faceva mercati e all'insaputa di sua madre, proprio il corredo che la povera donna aveva ricevuto in occasione delle nozze e che teneva in un baule. 

Lenzuola di lino, asciugamani, strofinacci di canapa, tovaglie e tovaglioli ricamati, vendette tutto dicendo all'ambulante che sua madre era morta come suo padre e lui aveva bisogno di soldi per campare.

Con i soldi si comprò una tromba e iniziò a imparare a suonarla seguendo le lezioni del maestro della banda paesana e si esercitava a casa, qualche volta anche di notte.

E questo tra lo sconforto di sua madre e le fucilate , che il vicino che lavorava alle cave e doveva alzarsi presto, tirava in aria per farlo smettere.

"Balù! - urlava il vicino - Falla finitaaaa!! Ti ci vorrebbe della cava anco a te!"

Ma Balù era allergico a lavorare e sopratutto se dipendente. Dopo qualche mese però Balù suonava la tromba come un professionista.

Trovò un ingaggio in un gruppo musicale che suonava in un locale verso il Cinquale, sulla marina. La paga non era molta, lui era ancora minorenne e lo veniva a prendere uno del gruppo in paese con l'auto, ma l'ambiente del ballo, i locali alla moda, lo avevano ammaliato.

Rimase con quel gruppo per due anni, giravano molti locali e lui era diventato una piccola star. Era alto e sempre abbronzato perché la notte suonava e faceva le ore piccole, e il giorno lo passava sul mare, da un suo conoscente che aveva uno stabilimento balneare e lì mangiava e dormiva sul lettino.

Con i primi soldi guadagnati si era comprato un motorino. Una sera lo cercò un impresario famoso tra i musicisti della zona. "Sto cercando un trombettista - gli disse l'impresario - e tu hai le caratteristiche che mi servono"

Gli amici del gruppo gli dissero di accettare che era un'occasione unica perchè quell'impresario lavorava con gente ricca e locali all'ultima moda ma spratutto in feste private nelle ville del Forte dei Marmi. 

Aveva compiuto 21 anni da pochi mesi e accettò l'offerta. La paga era ottima, e così dimenticò il motorino e si comprò, a cambiali, una 500 rossa.

Poche volte tornava in paese a trovare sua madre e quando arrivava era uno spettacolo. 

Scendeva dalla 500 con difficoltà vista l'altezza ma si presentava tutto vestito di bianco compresi i mocassini, foulard annodato al collo, capello fatto, prendeva la tromba e suonava qualche nota della marcia dell'Aida.

Ma la svolta della sua vita fu quando una sera d'agosto, erano a suonare in una villa di un industriale a Forte dei Marmi. Durante una pausa dell'orchestra Balù entra nella villa per cercare il bagno.

Apre una porta e tra il fumo di sigarette e sigari vede un tavolo rotondo verde, l'industriale e altre tre seduti che giocano a carte. "Scusate, cercavo il bagno" dice.

"Lei gioca a poker? - dice l'industriale milanese.
"Qualche volta" risponde Balù.
"E allora vada a pisciare poi torni qui che facciamo qualche giro!" dice l'industriale mentre ride.

Balù cerca di dirgli che deve suonare, e il cumenda gli dice che faranno a meno di lui, tanto sono già tutti ubriachi per apprezzare i suoi assoli.

Dopo aver usato il bagno torna nella stanza e si siede al tavolo. Balù giocava a carte e anche a poker ma non di soldi. Ma lì su quel tavolo c'erano soldi veri non fiches.

"Allora in quattro non è bello giocare, in cinque è meglio quindi lei ora inizi a dare le carte" dice il cumenda.

"Mi scusi - dice Balù - ma io non ho soldi... faccio il trombettista non l'industriale..."

Il cumenda e gli altri si mettono a  ridere. "Bene, ora ha 300mila lire da giocarsi - dice il cumenda tirandogli una mazzetta di soldi - se perde non deve niente a nessuno, se vince, quello che vince se lo tiene, va bene?"

Balù non aveva mai visto tanti soldi tutti insieme. Non aveva nulla da perdere e iniziò a giocare... Vennerò le 4 del mattino e Balù aveva vinto 6 milioni... Il cumenda rideva e disse che si era divertito. "La fortuna del principiante!".

Disse a Balù di prendere i soldi e che avrebbe avuto piacere di averlo a un tavolo da gioco una sera in Capanna ( così i milanesi hanno sempre chiamato la Capannina) e se ne andò a letto.

Balù usci dalla villa mentre albeggiava e capì che quella era la vita che aveva sempre voluto, soldi facili e senza fatica.

Iniziò a frequentare, grazie al cumenda, il privèe dove dopo mezzanotte, si giocava a poker e di soldi. Tanti. 

Balù iniziò a giocare e vincere, diventò una leggenda nei tavoli da poker privati della Versilia, prese una stanza al Grand Hotel sul viale a mare e viveva lì. 

Una sera, al tavolo di Balù, il nipote di una famiglia che aveva come simbolo l'omino coi baffi perse 150 milioni delle vecchie lire. E più perdevano, i villeggianti lombardi e fiorentini con conti in banca a nove zeri, e in Svizzera a dieci zeri, e più volevano giocare con Balù.

Poi inizio ad essere oggetto del desiderio di annoiate e attempate nobili decadute. Per una di queste divenne un gigolò, e in cambio ebbe una villetta tutta sua e un Ferrarino 250 GTO. 

Verso la fine degli anni sessanta era ingrassato, beveva molto e a poker non voleva giocarci più nessuno con lui. 

Aveva iniziato a tirare di coca, era diventato irrascibile e cupo, , il mondo della notte versiliese stava cambiando e forse anche Balù aveva fatto il suo tempo.

A volte andava sul pontile e urlava rivolto al mare "Potevo essere io al posto di Renato!!" e si riferiva a Renato Salvatori che da quelle parti era nato e aveva avuto l'occasione, mentre faceva il bagnino di essere notato e fare il cinema.

Non gli erano mancate donne, auto ma sopratutto soldi che aveva dilapidato. Per lui vestiti e scarpe su misura, orologi d'oro e casse di champagne regalate come mancia in hotel.

Sua madre era morta da qualche anno senza rivederlo, lui non tornò più in paese. 

Lo trovò il portiere di notte nella vasca da bagno, l'acqua rossa del sangue che era uscito dalle vene tagliate con un  rasoio.

Sul letto della sua camera una custodia con una tromba dentro. Era quella del primo affare di Balù...

I 'm just a gigolo ... 
I'm so sad and lonely, 
sad and lonely, 
sad and lonely..