Verso la fine degli anni settanta c'erano due fratelli, Erminio e Santino, che dopo le medie avevano iniziato a lavorare con il padre che aveva dei campi e un paio di serre.
Coltivava verdure e primizie che vendeva ad alcuni negozi della piana. Gli affari andavano bene e visto che non era più molto giovane aveva di ritirarsi e affidare la piccola impresa familiare ai due fratelli.
Ermino era basso, un pò sovrappeso e assomigliava a suo padre e aveva 52 anni. Santino invece aveva preso dalla madre ed era magro e nerboruto e di anni ne aveva 48.
Il lavoro nei campi e nelle serre non conosceva feste perchè ogni giorno c'era qualcosa da fare. Avevano assunto un ragazzo di un altro paese per aiutarli nel lavoro.
Aveva 25 anni e si chiamava Fernando ma lo chiamavano tutti con il soprannome che era Buzzino. Il soprannome lo aveva ereditato dal nonno che veniva chiamato così per la pancia prominente dovuta, probabilmente, a dosi massicce di spremuta d'uva.
Buzzino era un lavoratore instancabile, arrivava dal paese vicino con la moto, un Galletto della Guzzi, e alle sei di mattina era già al lavoro. La sera doveva essere Erminio a dirgli di smettere di lavorare e di andare a casa.
La domenica lo lasciavano libero e Buzzino, per non tradire la fama del nonno, la passava in paese a giocare a carte ma sopratutto a scolare quartini.
Non era difficile che, ubriaco, e non sentendosi sicuro con il motore, rimanesse a dormire dentro una serra e la mattina dopo lo trovassero i due fratelli.
Anche Buzzino aveva un fratello, Giovanni, più piccolo di due anni, che, al contrario di lui, non amava lavorare ma viveva alla giornata e di piccoli furtarelli.
Una volta aveva rubato le elemosine in chiesa per giocare al lotto e il parroco lo aveva perdonato. Ma quando tentò una rapina all'ufficio postale della cittadina non lo perdonarono.
Entrò con un passamontagna e una pistola scacciacani si fece consegnare dei soldi poi scappò ma si era dimenticato di allacciarsi la cintura e nella foga gli si calarono le braghe.
Appena fuori dall'ufficio delle poste volò in terra con il malloppo proprio davanti alle scarpe del maresciallo dei carabinieri.
Ovviamente lo arrestarono in flagranza di reato e lo portarono a Lucca in carcere. Non era uno stinco di santo ma non era un violento.
Un giorno, che era da poco uscito dal carcere, Buzzino gli disse che c'era bisogno di un aiuto nell'azienda di Erminio e Santino e che lo avrebbero assunto.
Buzzino aveva insistito con i due padroncini per farlo assumere e tentare di raddrizzarlo dicendo che si sarebbe assunto lui la responsabilità di ogni cosa che avesse fatto.
"Giovà - gli disse Buzzino - è l'ora che tu la faccia finita e che cominci a guadagnatti il pane onestamente"
Giovà non era molto d'accordo ma dopo che Buzzino gli aveva mollato due ceffoni decise di dargli retta.
Inizià a lavorare con il fratello ed era cambiato. Ascoltava le indicazioni del fratello, lavorava in silenzio, e smetteva quando lo faceva anche il fratello.
Dopo un mese sembrava un'altra persona. Un pomeriggio Giovà disse al fratello: "Fernà - lui lo chiamava per nome - Un mio amico mi ha dato delle semi di un tabacco americano posso provà a piantarlo nella serra piccola?"
"Si, però prima chiedi il permesso a Santino e Erminio" gli disse Buzzino.
Dopo avergli chiesto il permesso Giovà andò nella serra, preparò il terreno e piantò le semi.
Poi mise delle lampade, un sistema di ventilazione, e altri aggeggi. Buzzino gli domandò a che serviva tutto quell'attrezzatura e Giovà gli disse che era un tabacco che aveva bisogno di luce, aria fresca e umidità costante.
Ma che se il raccolto fosse venuto bene il guadagno dalla vendita sarebbe stato cospicuo. Passò un pò di tempo e le piante crescevano...
"O Giovà ma un hanno le foglie troppo piccole per essere tabacco?" chi chiedeva Buzzino.
"No, è un tabacco per trinciato" rispondeva Giovà.
Come sia come non sia le piante crebbero in altezza e Erminio e Santino guardavano incuriositi la piantagione. Di Giovà non potevano lamentarsi perchè faceva il suo lavoro nei campi e alla sua piantagione dedicava il tempo necessario.
E' chiaro che quelle piante non erano tabacco ma cannabis ma nessuno tranne Giovà la conosceva. Lui aveva pensato di approfittare della situazione e di coltivarla sfruttando la serra della piccola azienda senza dire nulla al fratello.
Poi l'avrebbe raccolta e infine venduta oltre che a fumarne un pò per se.
Dopo qualche mese aveva fatto il raccolto e smantellato le attrezzature. Ma sia Buzzino che Erminio e Santino volevano sapere dove l'avrebbe venduta ma sopratutto se era buona come tabacco.
Giovà gli disse che nel pomeriggio gli avrebbe preparato delle sigarette con quel tabacco americano e avrebbero sentito la bontà. E quanto a venderla gli disse che era già in parola con un grossista di Lucca.
In effetti il suo acquirente era di Lucca ma abitava in carcere e tramite amici comuni gli aveva fatto sapere di essere interessato ai panetti del "tabacco americano".
Il pomeriggio, sotto la pergola Giovà preparò le sigarette, o meglio le canne, con cura. Ne diede una per ciascuno a Buzzino, Santino e Erminio ed erano tutti e tre fumatori chi di pipa chi di sigaro chi di sigarette.
Iniziaronoa fumare... mentre il profumo della marijana si spandeva nell'aria.
"Potta! - disse Erminio - questo tabacco è forte ma è bono!!"... Santino aspirava e faceva passare dal naso il fumo... "Meglio del toscano" disse.
Buzzino faceva piccoli tiri... "Devi tirare bene e tenerlo in gola!" gli disse Giovà mentre stava preparando altre canne.
Gli effetti iniziarono dopo la seconda canna... Erminio si era levato al camicia e in cannottiera correva sull'aia a braccia larghe come un aereoplano e cantado "Volareeee oh oh..."
Santino si era sdraiato in terra e diceva "Gira tutto!! Giro giro tondooooooo!!"
Buzzino aveva provato ad alzarsi e sbandando era finito sul mucchio del concime.
Giovà rideva ed era il più lucido del quartetto ma il sorriso gli si spense sul viso quando vide arrivare il maresciallo dei carabinieri e l'appuntato.
"Eilà giovani! - disse il maresciallo - Avete dato una festa e non mi avete invitato?"
Erminio planò letteralmente tra le braccia del maresciallo: "Maresciallooo! Voli anche lei!"... Santino tentò di mettersi in piedi ma rimase sdraiato urlando: "Carabinieriiii attentiiii!" e facendo il saluto militare.
Buzzino, che emanava un odore nauseabondo, sbandando andò verso il maresciallo, inciampò in una radice e finì addosso all'appuntato trascinandolo nel mucchio del concime.
In questo marasma Giovà aveva tentato la fuga con il sacco della Maria...ma da dietro l'angolo della casa era arrivato un altro carabiniere che pistola spianata lo aveva fermato al grido di "Altolà fermo o sparo!"
"Giovanni pensavi davvero che non sapessi cosa facevi nella serra?" disse il maresciallo a Giovà che era bianco come un lenzuolo.
La storia finì con l'arresto di Giovanni e il sequestro della produzione, una lavata di capo da parte del maresciallo per Erminio, Santino e Buzzino.
Il giorno dopo, con un mal di testa cosmico i tre si ritrovarono sotto la pergola. Buzzino chiese scusa ai due fratelli e disse che se volevano potevano anche licenziarlo.
Ma Santino e Erminio gli dissero che non era colpa sua e che non potevano fare a meno di lui. Li ringraziò dicendo che avrebbe lavorato il doppio per farsi perdonare.
Sotto il tavolo era caduta una canna, sfuggita ai carabinieri. L'occhio di Santino l'aveva vista e aveva dato di gomito a Erminio.
"Va bene, ora vai a tagliare il radicchio che pi veniamo anche noi " disse Santino a Buzzino.
Buzzino si alzò e andò nei campi. Santino prese la canna da sotto il tavolo, la guardò. Erminio gli disse "Sei matto! Se torna il maresciallo finiamo in galera tirala via!!".
Santino guardò attorno e disse: "Non viene nessuno siamo io e te e a me questo tabacco americano è piaciuto e anche se m'ha fatto sentì la testa voglio rifumallo!"
Accese la canna, fece due tiri e Erminio, seduto davanti a lui gli disse: "Va bè, faccio du tiri anch'io..."
Dopo una decina di minuti Buzzino dal campo li sentì che cantavano: "Mamma son tanto feliceeeee..."
e pensò alla fortuna che aveva avuto a trovare quelle due brave persone..
Un giorno, che era da poco uscito dal carcere, Buzzino gli disse che c'era bisogno di un aiuto nell'azienda di Erminio e Santino e che lo avrebbero assunto.
Buzzino aveva insistito con i due padroncini per farlo assumere e tentare di raddrizzarlo dicendo che si sarebbe assunto lui la responsabilità di ogni cosa che avesse fatto.
"Giovà - gli disse Buzzino - è l'ora che tu la faccia finita e che cominci a guadagnatti il pane onestamente"
Giovà non era molto d'accordo ma dopo che Buzzino gli aveva mollato due ceffoni decise di dargli retta.
Inizià a lavorare con il fratello ed era cambiato. Ascoltava le indicazioni del fratello, lavorava in silenzio, e smetteva quando lo faceva anche il fratello.
Dopo un mese sembrava un'altra persona. Un pomeriggio Giovà disse al fratello: "Fernà - lui lo chiamava per nome - Un mio amico mi ha dato delle semi di un tabacco americano posso provà a piantarlo nella serra piccola?"
"Si, però prima chiedi il permesso a Santino e Erminio" gli disse Buzzino.
Dopo avergli chiesto il permesso Giovà andò nella serra, preparò il terreno e piantò le semi.
Poi mise delle lampade, un sistema di ventilazione, e altri aggeggi. Buzzino gli domandò a che serviva tutto quell'attrezzatura e Giovà gli disse che era un tabacco che aveva bisogno di luce, aria fresca e umidità costante.
Ma che se il raccolto fosse venuto bene il guadagno dalla vendita sarebbe stato cospicuo. Passò un pò di tempo e le piante crescevano...
"O Giovà ma un hanno le foglie troppo piccole per essere tabacco?" chi chiedeva Buzzino.
"No, è un tabacco per trinciato" rispondeva Giovà.
Come sia come non sia le piante crebbero in altezza e Erminio e Santino guardavano incuriositi la piantagione. Di Giovà non potevano lamentarsi perchè faceva il suo lavoro nei campi e alla sua piantagione dedicava il tempo necessario.
E' chiaro che quelle piante non erano tabacco ma cannabis ma nessuno tranne Giovà la conosceva. Lui aveva pensato di approfittare della situazione e di coltivarla sfruttando la serra della piccola azienda senza dire nulla al fratello.
Poi l'avrebbe raccolta e infine venduta oltre che a fumarne un pò per se.
Dopo qualche mese aveva fatto il raccolto e smantellato le attrezzature. Ma sia Buzzino che Erminio e Santino volevano sapere dove l'avrebbe venduta ma sopratutto se era buona come tabacco.
Giovà gli disse che nel pomeriggio gli avrebbe preparato delle sigarette con quel tabacco americano e avrebbero sentito la bontà. E quanto a venderla gli disse che era già in parola con un grossista di Lucca.
In effetti il suo acquirente era di Lucca ma abitava in carcere e tramite amici comuni gli aveva fatto sapere di essere interessato ai panetti del "tabacco americano".
Il pomeriggio, sotto la pergola Giovà preparò le sigarette, o meglio le canne, con cura. Ne diede una per ciascuno a Buzzino, Santino e Erminio ed erano tutti e tre fumatori chi di pipa chi di sigaro chi di sigarette.
Iniziaronoa fumare... mentre il profumo della marijana si spandeva nell'aria.
"Potta! - disse Erminio - questo tabacco è forte ma è bono!!"... Santino aspirava e faceva passare dal naso il fumo... "Meglio del toscano" disse.
Buzzino faceva piccoli tiri... "Devi tirare bene e tenerlo in gola!" gli disse Giovà mentre stava preparando altre canne.
Gli effetti iniziarono dopo la seconda canna... Erminio si era levato al camicia e in cannottiera correva sull'aia a braccia larghe come un aereoplano e cantado "Volareeee oh oh..."
Santino si era sdraiato in terra e diceva "Gira tutto!! Giro giro tondooooooo!!"
Buzzino aveva provato ad alzarsi e sbandando era finito sul mucchio del concime.
Giovà rideva ed era il più lucido del quartetto ma il sorriso gli si spense sul viso quando vide arrivare il maresciallo dei carabinieri e l'appuntato.
"Eilà giovani! - disse il maresciallo - Avete dato una festa e non mi avete invitato?"
Erminio planò letteralmente tra le braccia del maresciallo: "Maresciallooo! Voli anche lei!"... Santino tentò di mettersi in piedi ma rimase sdraiato urlando: "Carabinieriiii attentiiii!" e facendo il saluto militare.
Buzzino, che emanava un odore nauseabondo, sbandando andò verso il maresciallo, inciampò in una radice e finì addosso all'appuntato trascinandolo nel mucchio del concime.
In questo marasma Giovà aveva tentato la fuga con il sacco della Maria...ma da dietro l'angolo della casa era arrivato un altro carabiniere che pistola spianata lo aveva fermato al grido di "Altolà fermo o sparo!"
"Giovanni pensavi davvero che non sapessi cosa facevi nella serra?" disse il maresciallo a Giovà che era bianco come un lenzuolo.
La storia finì con l'arresto di Giovanni e il sequestro della produzione, una lavata di capo da parte del maresciallo per Erminio, Santino e Buzzino.
Il giorno dopo, con un mal di testa cosmico i tre si ritrovarono sotto la pergola. Buzzino chiese scusa ai due fratelli e disse che se volevano potevano anche licenziarlo.
Ma Santino e Erminio gli dissero che non era colpa sua e che non potevano fare a meno di lui. Li ringraziò dicendo che avrebbe lavorato il doppio per farsi perdonare.
Sotto il tavolo era caduta una canna, sfuggita ai carabinieri. L'occhio di Santino l'aveva vista e aveva dato di gomito a Erminio.
"Va bene, ora vai a tagliare il radicchio che pi veniamo anche noi " disse Santino a Buzzino.
Buzzino si alzò e andò nei campi. Santino prese la canna da sotto il tavolo, la guardò. Erminio gli disse "Sei matto! Se torna il maresciallo finiamo in galera tirala via!!".
Santino guardò attorno e disse: "Non viene nessuno siamo io e te e a me questo tabacco americano è piaciuto e anche se m'ha fatto sentì la testa voglio rifumallo!"
Accese la canna, fece due tiri e Erminio, seduto davanti a lui gli disse: "Va bè, faccio du tiri anch'io..."
Dopo una decina di minuti Buzzino dal campo li sentì che cantavano: "Mamma son tanto feliceeeee..."
e pensò alla fortuna che aveva avuto a trovare quelle due brave persone..