martedì 1 dicembre 2020

Ortensia


Sapeva il suo nome di sottoboschi ombrosi, di felci chine su chiare pozze d'acqua e di soffici muschi. 
Dalla sua bocca non uscì mai un alcun suono anche se i medici dicevano che avrebbe benissimo potuto parlare.

Nessuno seppe mai chi fosse suo padre e con sua madre non s'incontrarono mai perché l'una morì quando l'altra aprì gli occhi alla luce del mondo.

Fin dai suoi primi giorni di vita la nonna si prese cura di Ortensia e presto s'accorse che qualcosa non andava; pensava che la piccola fosse cieca per il modo con cui toccava le cose come volesse vederle attraverso le mani.

Ma crescendo, il passo d'Ortensia si faceva sicuro ed afferrava gli oggetti con sicurezza eppure continuava a toccare le cose come chi non vede e sconcertava il modo con cui sembrava esplorare con insistenza i volti di chi le andava vicino.

Passava le mani su ogni piccola piega come a volervi leggere qualcosa d'invisibile. Sembrava voler toccare qualcosa che solo lei vedeva, ma la nonna con il passar del tempo divenne sicura: quella bimba aveva una buona vista.

Tutti la sgridavano, ora che stava crescendo , non poteva toccare tutto in quel modo, metteva le persone in imbarazzo, le madri preoccupate, non volevano che si avvicinasse ai loro figli.

Così prese a girovagare per i boschi evitando le persone, sceglieva ombrosi sentieri ed accarezzava tutto quello che poteva, ciò che non si ribellava.

Vellutati muschi e pietre che nella sera ancora trattenevano il calore del sole,  faceva scorrere le mani sui tronchi rugosi  e  dopo averli accarezzati li abbracciava a lungo. 

Si fermava spesso ad accarezzare gli animali e ne sentiva il calore e il piacere che essi ne traevano e non capiva perché allo stesso modo non poteva accarezzare le persone. 

Ortensia s'era fatta grande, la sua pelle era chiara, simile all'alabastro e chiari erano i capelli e gli occhi celesti che sembravano accendersi di lampi azzurri. 

Le sue mani avevano una bella forma ma erano un po' più lunghe di altre mani, come se quell'estensione volesse darle maggior piacere attraverso il tatto.

Nessuno seppe quando Ortensia accarezzò il primo uomo, di certo lo fece nel silenzio di quelle ombrose selve. 

Ce ne furono parecchi che andarono da lei e si lasciarono accarezzare, faceva scorrere le mani sui loro visi e si soffermavano la dove un dolore aveva lasciato un solco un po' più profondo e altre ferite, nell' anima un po' per giorno cominciavano a rimarginarsi.

Ortensia portava ad altri con quelle mani tutto l'amore e le carezze che mai aveva avuto, le lasciava scorrere  sulle spalle, percorrevano le braccia, fino ad incontrare altre mani e lì si fermavano.

Gli uomini che andavano da lei non chiesero mai altro, il resto potevano trovarlo altrove mentre in nessun altro luogo avrebbero trovato ciò che gli dava Ortensia.

Da lei cominciò ad andare anche qualche donna, si raccontava che una fosse stata aiutata in un parto dove la situazione era disperata che soltanto accarezzandole il ventre fece cessare i dolori alla madre e la creatura che poco prima sembrava non dar più segni di vita venne subito al mondo sorridendo.

I bimbi ancora non li portavano da Ortensia; bisognava esser sicuri ma dai paesi vicini già qualcuno pensava d'andarci.

Passò da queste parti un uomo che aveva ascoltato parole in tutte le lingue e proprio le parole l'avevano ferito più profondamente di quanto l'avessero fatto le lame delle tante battaglie che aveva combattuto.

S'incontrarono con Ortensia e in silenzio si compresero, veramente nessuno li vide assieme ma fu certo che da questi luoghi se ne andarono nello stesso momento, furono fatte tante ipotesi ma con certezza non si seppe mai per dove fossero partiti poiché nessuno li vide mai più.

Così quelle ferite non visibili, non ancora chiuse, lasciate da sole andarono in cancrena e dalle bocche né uscì tutto il fetore. Da chi si sentì abbandonato uscirono storie diverse, così per qualcuno divenne pazza per altri prostituta. 

Ma tutto quel clamore continuò finché altri fatti ne presero il posto e quel passato, ormai privo d'interesse e di parole nuove, si spense da solo.

"Il tocco della tua mano che passa, così lieve, così rapido che nessun altro sospetta quanto possa essere rassicurante quel tocco, mi è di sostegno nei giorni più duri.”
(Marion C. Garretty)