mercoledì 16 dicembre 2020

Dove i due azzurri si incontrano


Solo i nostri passi risuonavano nelle strette vie del paese mentre la lanterna che teneva in mano mio padre proiettava le nostre ombre sui muri. 
Qualche finestra era debolmente illuminata, segno che altri erano alzati. Arrivati fuori del paese, lungo la strada che passava dalle cave di marmo abbandonate, la lanterna fu spenta ci bastava quel debole chiar di luna.

Per arrivare alla selva, su in alto la strada era lunga e in salita, ci recavamo li per la raccolta delle castagne e mentre mio padre portava la lanterna e i sacchi, mia madre portava falci e grembiali, a me erano affidati i pomodori e il pane per il pranzo.

Quando arrivammo alla selva s'era fatto giorno, i miei si allacciarono i grembiali per metterci le castagne e ne legarono in vita pure uno a me, naturalmente fatto su mia misura.

Ogni tanto dal basso arrivava il suono della campanella che indicava le ore, aspettavo con ansia e già un senso di colpa i dodici rintocchi. E finalmente arrivarono i dodici rintocchi, ci sedemmo sopra la grotta e  mangiammo pomodori e pane conditi con sale.


I miei si caricarono in spalla un sacco di castagne e iniziarono la discesa sarebbero andati al metato e poi si sarebbero fermati alla stalla per occuparsi delle mucche.

Dovevo rimanere li per raccoglier castagne ma sopratutto per non lasciare incustoditi gli altri due sacchi che sarebbero tornati a riprendere nel pomeriggio quando anch'io sarei scesa col mio carico.

Li guardavo mentre si allontanavano, li vedevo aparire e sparire tra i castagni e poi non li vidi più.

Quando fui certa che non mi potevano più vedere ne chiamare perché ormai lontani iniziaia salire dritta per la selva, tralasciando i sentieri per far prima...

Ogni tanto mi fermavo un attimo avevo il batticuore ma non per la salita  non ero abituata a disobbedire e poi ascoltavo se c'erano in giro voci o calpestii di qualcun che s'era attardato nella selva....

Se mi avessero chiesto dove andavo non potevo rispondergli anche se sapevo bene cosa avevo in mente.

Più salivo e più mi piaceva, il sottobosco era quasi sparito solo piante di mirtillo e muschio, tanto muschio.
Poi sparirono i terrazzamenti ed il terreno era sempre più ripido e c'erano tante pietre

Guardavo in alto e non c'era piu un susseguirsi di tronchi avevo l'impressione d'essere quasi arrivata perché lassu in alto oltre ai tronchi di castagno vedevo molta luce.

E finalmente mi trovai allo scoperto..sopra di me solo il cielo ero in mezzo ad una distesa viola, d'erica in fiore.
Alle mie spalle un susseguirsi di montagne sconosciute e più erano lontane più sembravano azzurre.

Ma quando mi girai provai un senso di sgomento. Un grande spazio aperto come mai avevo visto. Era sparito l'immutabile e rassicurante abbraccio di monti che vedevo dal paese.

Vedevo una grande zona pianeggiante con tante case alcune distanti altre raggruppate viste da lassù potevano sembrare un gregge enorme.

Al di la di tutto quello spazio due azzurri che si toccavano divisi da una linea invisibile ma possibile che quello fosse il mare?

Dove mio padre raccontava d'esserci andato una volta da ragazzo dopo una giornata di cammino una massa d'acqua che si muoveva senza sosta.

Ciò che non potevo credere del suo racconto era una distesa d'acqua che non si poteva bere, nelle mie conoscenze non c'era acqua che non si poteva bere.

Chi poteva dirmi se avevo visto il mare ma che importava visto da lassù era solo una striscia di cielo un po' più azzurro.

Ero stanca e un po' confusa non avevo mai pensato cosa ci fosse al dilà di quei monti che vedevo ogni girno.

Per un poco mi sdraiai lassù sospesa tra il finito e l'infinito e capii che quella non sarebbe stata l'ultima volta che sarei salita fin lassù.

Quando il mio corpo non può è la mia mente che giunge lassù, ripercorrendo ogni passo ogni odore e colore, a guardare quei due azzurri che si toccano.

"Anche noi, come l’acqua che scorre, siamo viandanti in cerca di un mare."
(Juan Baladan Gadea)





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