martedì 8 dicembre 2020

Tre palmi sotto il mento


Terminata la strada che collega nostri paesi di montagna con la valle i paesani decisero d'avere anche loro un santo proprio e non più un unico santo, quello della parrocchia da condividere con altri quattro paesi.
Così arrivò il giorno in cui poter festeggiare il nuovo santo, dal mattino presto ad ogni finestra facevano mostra di se le coperte e i pizzi più belli. 

Nelle strade s'erano sparsi rami di mirto e timo che quando vengono calpestati lasciano nell'aria un profumo inconfondibile.

Tutto era pronto, anche i mortaretti, il paese era in attesa  e già la banda accordava gli strumenti .

Il vescovo tardava e i chierichetti,vestiti di tutto punto, che fermi non potevan stare sul sagrato s'erano messi a darsi spintoni.

 Don Ugenio era agitato, più d'ogni altro paesano, faceva fuori e dentro dall'altare al sagrato.

 Qualcuno lo vide inginocchiarsi al santo e poi sparire in sacrestia dove  la Rosa faceva i tortelli per il pranzo al vescovo e ad i preti che l'accompagnavano.

La Rosa, tra un abbraccio e una palpata, per dirla bene,  tre palmi sotto al mento, una mano infarinata sulla tonaca gli lasciò stampata.

Arrivò il vescovo e si partì in processione, don Ugenio, che non s'era reso conto di nulla, in tutta fretta partì in testa con il santo mentre la banda suonava e le suore cantavano, la sua toga come una bandiera mostrava una mano bianca s'un drappo nero.

Riportato il santo all'altare, dopo aver mangiato e finiti i fiaschi di vino, sulla piazza del paese dal canto sacro si passò a quello profano e qualcuno di quella mano infarinata si mise a rimare.

Quel sabato in paese
s'erin fatti i mortaretti
un santo novo volein portà,
staino a fa spintoni i chierichetti.
Aspettaino il vescovo co' i preticelli
e la Ro'in sacrestia
stava a fa' i tordelli.
Don Ugè era agitato
facea fora e dentro
dall'altare al sagrato.
E po' come fusse come sia
fe' un'inchino al santo
e sparitte 'n sacrestia.
La Ro', tra un'abbraccio e 'na palpata
tre palmi sotto il mento
una mana gli lasciò stampata.
Don Ugè conto un se ne rese
 e con santo e Vescovo
fe' il giro del paese.
Mentre la banda sonava, 
mano bianca su stoffa nera
la toga sventolava 
come una bandiera.

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