martedì 10 novembre 2020

Cupavo


La Apuane sono state, fin dal 400/600 a.c. il regno dei Liguri Apuani. Un popolo bellicoso e con un senso del sacro non indifferente.
Privi di una qualsiasi organizzazione di tipo statale, vivevano organizzati in gruppi tribali, in villaggi fortificati (i castellieri) frequentemente costruiti sui crinali in posizione elevata così da controllare il territorio circostante e contemporaneamente fungere da ottima difesa contro i nemici (attualmente sono stati identificati circa venti siti di probabili “castellieri”).

Una società basata sulla pastorizia, la caccia, pesca e una rudimentale agricoltura montana. Assai diffuso l’uso del compascuo (condivisione di pascoli e terreni) e la tecnica del debbio (incendio) per fertilizzare i territori.

Gli Apuani vengono considerati come appartenenti al gruppo Ligure Orientale ricco di influenze celtiche. 

Ma le attività che divennero centrali ad attorno alle quali tutto ruotò per molto tempo furono la guerra e la razzia

Gli Etruschi nella fase della loro massima espansione incontrarono, in questa zona, una guerriglia implacabile che ne arrestò l’avanzata...costringendoli a rimanere sulla riva meridionale dell'Arno e poi i Romani con i quali si scontrarono una prima volta nel 234 a.c. e più volte fino al 155 a.c.

Ma ora vado a  narrarvi le epiche gesta di Cupavo.

Nome ai più sconosciuto oggi e pensare che quasi duemila anni fa dopo la sua morte  raggiunse livelli di notorietà e fama paragonabili solo agli idoli odierni.

E forse anche di più dato che molti dei suoi contemporanei giurarono di averlo visto risorgere.

Si perchè è bene chiarirsi che gli idoli di allora non erano i cantanti,attori o calciatori, ma al tempo assurgeva alla gloria del popolo chi, in poche parole "stendeva" più nemici.

Cupavo era il leader indiscusso della Garfagnana apuana,il più famoso capo apuano che la storia ricordi e "conosceva ogni gola e ogni anfratto delle Apuane", così lo definisce Strabone, geografo di epoca romana.

Il suo racconto si fonde fra fatti reali e leggenda.

Strabone ci dice che alla morte di suo padre, pure lui capo tribù e conosciuto con il nome di Cigno, suo figlio terzogenito Cupavo prese il suo posto e per onorarne la memoria e il valore era sua consuetudine ornare il suo elmo con piume di cigno. 

Nell’antichità il cigno era un animale sacro ed associato al misterioso popolo degli Iperborei e al culto dell’Apollo nordico.

Cupavo era un grande guerriero dotato di una grande personalità, ma non solo, era riuscito più volte a respingere gli attacchi romani e a saccheggiare perfino qualche accampamento.

E la sua presenza sinotava ovunque, il suo elmo risplendeva in ogni dove con le sue candide piume.


Arrivò poi il giorno della grande decisione, i Liguri Apuani stanchi di essere attaccati presero "il toro per le corna" e decisero di attaccare i romani, attraversarono i monti e raggiunsero il porto di Luni sulla costa.

Gli Apuani prima di partire salutarono le famiglie.

Cupavo si avvicinò alla sua giovane sposa con il suo cimiero di piume bianche e la salutò, gli costava molto lasciarla ora che aspettava un bambino e per non cedere alla tristezza e dare il buon esempio ai suoi soldati scese dai monti per primo. 

Sul luogo di battaglia i Liguri Apuani si fecero molto onore specialmente Cupavo che si lanciava indomito contro il nemico operando strategie militari da vero condottiero.

Ebbe a dire in questo caso Lucio Cornelio Merula console romano "Vale più un gracile Apuano che un Gallo robusto".

Ad un certo punto però rimase isolato e i romani lo trafissero con le lance, poi gli tagliarono la testa e portarono via il corpo.

Grande fu il dolore dei compagni che raccolsero la testa con l'elmo di piume e fecero ritorno fra le loro montagne.

Quando l'esercito raggiunse le Apuane si racconta che si formò spontaneamente un gigantesco corteo di persone a scortare ciò che rimaneva dell'eroico capo. 

La povera moglie ormai giunta al momento del parto vedendo il lungo corteo capì e cadde a terra. 

Come era abitudine degli Apuani seppellirono Cupavo con la sua armatura e un gallo vivo, che con il suo canto alla mattina successiva alla morte risvegliasse il defunto nell'aldilà. 

Nella stessa notte si accesero i fuochi sui crinali dei monti circostanti per onorare il guerriero ed illuminargli la via il cielo. 

Ma quando giunse il mattino e i fuochi si spensero si udì il canto del gallo.

In quel momento i presenti videro nel cielo una nube luminosa rischiarata dalla luna, il corpo di Cupavo saliva verso l'alto e nello stesso momento si udì il grido di un bambino che nasceva. 

Era nato suo figlio e anche lui divenne, in seguito, il nuovo condottiero dei Liguri Apuani.