Eva Domenici, classe 1933, è “la Pastora” del Campallorzo. Qui è nata, qui ha scelto di continuare a vivere anche dopo che tutti gli altri abitanti della comunità lasciarono il paese. Sua mamma Rosalba, del 1895, subito dopo la guerra si ammalò di forti dolori alla schiena che la costringevano a restare intere giornate a letto lamentandosi di continuo, una grave artrosi della colonna.
Si racconta che furono chiamati ben sette medici per curarla, ma tutti diedero il medesimo responso senza poter far niente per migliorare le condizioni della povera paziente.
Un giorno una sua parente ch’era venuta a trovarla la rimproverò perché se ne stava sempre a letto a lamentarsi.
“Quest’anno non avete neanche festeggiato la Pasqua” le disse e l’indomani le mandò un prete a portarle la comunione.
Dopo che l’ebbe ricevuta si addormentò: quando si risvegliò non aveva più disturbi e poté così tornare alle occupazioni di tutti i giorni. Da allora si dice che ogni giorno pregava, per ringraziarla, la Madonna di Pompei.
I genitori di Eva e ne sono andati uno a 88 anni e l’altra a 87, senza aver mai toccato ospedali.
Lei è la penultima di cinque figli, il fratello Ivo se n’è andato nel 2008 all’età di 78 anni, anche lui senza aver toccato letto d’ospedale.
Insieme a lui – entrambi non si sono mai sposati – ha vissuto al Campallorzo curando il gregge e i campi.
Eva vive da sola, ed è l'ultima abitante di Campoallorzo a mille metri di altezza. Il passato si legge su ogni pietra e si sente nei profumi di una casa semplice e curata.
Niente gas e tantomeno la televisione. L'elettricità l'ha avuta solo negli anni novanta e anche il telefono. Ma usa ancora le candele.
Il contatto con il mondo è una vecchia radiolina e gli escursionisti di passaggio.
Ha qualche pecora e coltiva il suo piccolo orto. Vive nella casa di famiglia in compagnia di due cani che la aiutano a curare il gregge.
Entri in casa ed è come fare un salto nel passato. Il camino, le legne, i vecchi mobili, un odore di lavanda che viene dai mazzi che lei appende a farli seccare.
Immaginette della Madonna e di Nostro Signore non ne mancano, appese a tappezzare le pareti della piccola cucina che ti accoglie all’ingresso.
Incastonate con le foto dei suoi vecchi e dei fratelli (mi mostra l’immagine di un suo fratello morto giovane, negli anni ‘60), vi sono quadri ma anche semplici ritagli di riviste con una immagine sacra.
“I miei rimedi – dice la Eva – sono quelli naturali... e poi oggi vi ammalate troppo perché vi arrabbiate”.
Racconta di com'era Campoallorzo e della vita che si faceva lassù.
“È un peccato - dice - che negli anni la chiesina sia andata in rovina e non l’abbiano risistemata ma avrebbero potuto usarla ogni tanto per una Messa, almeno nelle grandi occasioni, com’era una volta per sant’Antonio Abate. Ma io la mia Messa ce l’ho qui tutti giorni"
Dice la Eva mostrandomi la piccola radio con la quale ogni giorno ascolta Radio Maria. La vita della pastora trascorre semplice, intessuta di lavoro e di preghiera ogni giorno.
“Oggi mi sono già detta una corona (rosario)"
Eva scende una volta alla settimana, il venerdì giorno di mercato, scende da lassù, scarponi e un piccolo zaino in spalla, un'ora di cammino, per fare la spesa nel paese di Casoli.
A volte chiede un passaggio in auto per arrivare fino a Camaiore e regala una piccola forma del suo formaggio come ringraziamento. E se non l'accetti si offende.
L'anno scorso, in primavera ha avuto un piccolo problema di salute e quindi ha dovuto abbandonare Campoallorzo. Ora abita con una nipote giù, nella piana.
Ma dalla finestra della sua camera vede lassù, il Prana e Campoallorzo dove ha passato quasi tutta la sua vita. Felice.