sabato 20 giugno 2020

Carta, pennelli e colori


Nel mese di ottobre la Regione Toscana aveva organizzato dei corsi. Uno di questi era di informatica e mia cugina voleva frequentarlo essendosi diplomata da poco in ragioneria.


Ma non aveva l'auto e il corso si teneva a Viareggio quindi mi chiese se potevo fargli da autista e che c'era un altro corso regionale, sempre a Viareggio, sulla cartapesta organizzato dai costruttori del Carnevale.

Visto che avevo fatto l'Istituto d'Arte mi disse che forse mi interessava farlo così saremmo andati insieme. Si tenevano negli stessi orari tre volte la settimana, dalle 16 alle 19.

Avevo delle ferie avanzate e quindi nei giorni del corso lavoravo mezza giornata e l'altrà metà prendevo mezza feria. Quindi scendevo a piedi dalle cave, mi facevo una doccia, salivamo in macchina e andavamo ai corsi. 

Il corso durava tutto il mese di ottobre e eravamo una dozzina di "alunni". Come insegnanti del corso sulla cartapesta c'erano i costruttori che realizzavano i carri per il Carnevale di Viareggio.

Fu un corso intenso, dove ci spiegarono, anche con qualche supporto cartaceo, la storia del Carnevale,  le tecniche di costruzione e di colore poi ci fù una specie di prova d'esame dove dovevamo realizzare qualcosa  di piccolo ma progettato da noi. 

La tecnica della cartapesta o più propriamente della "carta a calco" prevede la realizzazione di un modello di creta poi ricoperto di due o tre strati di gesso scagliola disciolto nell'acqua e juta inzuppata nel gesso.

Si ottiene così una forma in negativo del modello che viene ricoperta di piccoli pezzi di carta di giornale incollata con una colla realizzata con acqua e farina.

Quando è asciutta si toglie dalla forma e si procede a dare una mano di bianco di base e poi a colorare e infine una vernice finale protettiva. I prodotti più usati sono quelli acrilici e idropitture.

Realizzare un carro del Carnevale di Viareggio è un insieme di cose: modellatura, colori, scenografia, meccanica, coreografia.

Per chi vuole basta fare una ricerca su Youtube e si trovano filmati relativi al Carnevale di Viareggio in cui si vede come si realizzano i carri e i mascheroni e la tecnica usata.

Quindi come prova d'esame io realizzai una piccola statuetta, sugli 80 cm, che era una  caricatura di Andreotti. Fui l'unico a realizzare un modello tridimensionale mentre gli altri avevano realizzato chi una maschera da viso, come quella di Arlecchino, o dei bassorilievi.

Finito il corso ci fu rilasciato un attestato di partecipazione e uno dei costruttori o meglio dei carristi ( si chiamano così nella vulgata popolare viareggina) che si chiamava Arnaldo Galli mi propose di andare a lavorare con lui.

Gli dissi che mi sarebbe piaciuto ma spiegai che al momento lavoravo alle cave e che potevo magari andare da lui, nei mesi di dicembre e gennaio, quando le cave venivano chiuse per la neve e noi andavamo in cassa integrazione.

E così lo stesso anno andai a lavorare con Arnaldo.  Furono due mesi di full immersion in cui ho imparato moltissimo e sentivo che quello era quello che avrei voluto fare.

L'anno dopo, come ho raccontato in un altra piccola storia "Nè servi nè padroni", mi licenziai e iniziai, stabilmente, a far parte del mondo del Carnevale.

Da allora, fino a 2000, ho realizzato carri del Carnevale vincendo anche qualche primo premio. Mi piaceva realizzare carri di satira politica e denuncia sociale e di conseguenza mi sono preso una denuncia per vilipendio a capo dello Stato e due a capo di stato estero (uno era Wojtyla e l'altro Chirac).

In occasione di una polemica su un mio carro allegorico, con protagonisti Cossiga e Craxi, con conseguente denuncia ebbi la difesa del diritto alla satira di Dario Fo sulla terza pagina del Corriere della Sera.

Il Carnevale di Viareggio mi ha permesso anche di viaggiare molte volte all'estero, un pò in tutta Europa a tenere corsi o a realizzare stand fieristici e scenografie. 

Nel 1987, realizzavo già come titolare i carri allegorici, ne abbiamo smontato uno, in occasione di una specie di gemellaggio tra il Carnevale di Viareggio e quello de l'Habana,  ed è stato inviato via container a Cuba dove io e un altro costruttore siamo andati a rimontarlo rimanendo a l'Habana due mesi.

Nel 1990 ho partecipato, con altri carristi, alla realizzazione della scenografia della cerimonia di apertura dei Mondiali di Calcio a Milano.

Ho lavorato anche più volte in Israele per conto di un museo. Ho tenuto corsi nelle scuole elementari sia israeliane che palestinesi.

Un anno abbiamo realizzato, nel parco del museo, una balena in cartapesta di 25 metri dove all'interno veniva raccontata, ai visitatori, la storia di Giona e i miei collaboratori erano degli studenti universitari sia arabi che israeliani.

Nell'agosto del 1995, io e altri giovani costruttori del Carnevale di Viareggio,  siamo andati a Gerusalemme per realizzare sei piccoli carri che avrebbero sfilato in occasione della cerimonia dei tremila anni della città che si teneva alla fine di ottobre.

Lavoravamo all'interno del Teddy Stadium, alla periferia della città vecchia nella parte della Gerusalemme moderna. Era l'unico modo per lavorare visto il caldo...

La sfilata, che vide la partecipazione di moltissime delegazioni da tutto il mondo, sarebbe partita dal Teddy Stadium per arrivare dopo qualche chilometro davanti alla Knesset.

Un giorno vi racconterò questa storia perchè, tra l'altro, fu l'ultima cerimonia a cui assistette Yitzhak Rabin prima di venire assassinato e con lui la speranza di pace in Palestina.

Nel 2000 ho realizzato il mio ultimo carro prima di ritirarmi. Nell'occasione coinvolsi Vauro che realizzò delle caricature per il retro del carro. Il pubblico poteva tirare alle sagome dei vari politici, che aveva disegnato, palle da tennis abbattendoli.

Vauro venne una domenica sul carro e, per mascherarsi, aveva comprato un cerchietto con due corna rosse. Io e un altro mio amico eravamo mascherati da cosacchi, i Fratelli Ciabattov. 

Ricordo solo che in tre ci siamo scolati 4 bottiglie di vodka in tre ore di corso mascherato e che, tutti e tre abbracciati, cantavamo Kalinka...

Ho lavorato nel Carnevale più di vent'anni. Mi ha dato molto ma mi ha anche preso molto. Ho i ricordi delle persone che ho conosciuto, di quelle che hanno collaborato con me e di quelle che non ci sono più, storie e episodi vissuti insieme divertenti e  tristi.

Qualche volta vado a ritrovare i "colleghi" ma non riconosco più quello spirito goliardico e anarchico che io ho vissuto con la vecchia generazione dei carristi.

Oggi, e sono contento per loro, sono considerati artisti e maestri. Io pur essendomi diplomato Maestro d'Arte mi sono sempre sentito e mi sento un artigiano. 


"Le maschere a nessun fan male,  

specie a chi sa comprendere.  
La vita è un Carnevale…"