Ho avuto in regalo, quando avevo due anni, una canina non di razza che aveva sei mesi. Mio padre la chiamò Frida perchè a lui piaceva Fred Bongusto e quella canzone era la sua preferita.
Frida non era tanto grande, aveva il pelo corto, marrone scuro con delle striature nere. E' cresciuta con me, quando tornavo da scuola mi aspettava al cancello di casa scodinzolando.
Veniva nel bosco con me fino a un maledetto giorno in cui la morse una vipera sul muso.
Avevo 12 anni, la presi in braccio, e correvo verso casa urlando aiuto ma dopo pochi minuti era spirata. La seppellimmo io e mio padre sotto una vecchia noce vicino a casa.
Da quel giorno non ho voluto più avere un cane nonostante le insistenze di mio padre e di mia madre. Perchè era troppo forte il dolore per Frida con cui avevo diviso la mia infanzia.
Nel 2011 un mio amico che vive in Garfagnana si è visto arrivare un piccolo beagle a casa senza collare e medaglietta. Abita in un piccolo paese e quel cane sapeva che non era di nessuno.
Mise la foto su Facebook per cercarne il proprietario e intanto lo aveva portato a verificare se aveva il microchip. Non ce lo aveva.
Lui aveva già un cane, Ike, un setter da caccia e iniziò a massacrarmi di messaggi perchè lo prendessi io. Avevo già le due gatte e un gatto, cercavo di mettere in mezzo mille problemi ma lui insisteva dicendo che avevo il posto e un cane mi avrebbe solo fatto bene.
In effetti quando avevo visto le foto che gli aveva fatto mi era subito piaciuto quello sguardo mezzo triste. Alla fine sono capitolato..
Arrivò una mattina di ottobre del 2011. Scese dalla jeep del mio amico e mi corse incontro come se ci conoscessimo da sempre. Il mio amico disse che non aveva il microchip probabilmente perchè prima di chipparlo avevano provato se era buono per la caccia al cinghiale.
Se fosse stato buono lo avrebbero chippato altrimenti abbandonato o peggio. E forse era scappato in tempo. Lui era incazzato per una pratica barbara ma d'altronde il mondo non è fatto solo di brave persone.
Andammo dal veterinario, lo visitò e fece tutto quello che c'era da fare poi gli mise il microchip. Disse che probabilmente aveva dqi due ai tre anni. Il nome l'ho scelto io. Camillo, come Camilo Cienfuegos.
Tornati a casa la prima sera era un tornado, saliva le scale, scopriva la casa mentre la truppa felina era rintanata chi sull'armadio chi sotto il letto. Curiosi ma anche preoccupati di quel piccolo botolo saltellante.
Dopo poche settimane si sono abituati alla sua presenza, Camillo non gli ha mai abbaiato, anzi ne aveva timore ed evitava di incrociarli in casa. Così come i gatti non gli hanno mai soffiato o graffiato.
Ognuno ha avuto ed ha il suo territorio, il posto dove dormire e si rispettano tranquillamente. Camillo ha preso possesso del divano grande davanti al camino e invece la notte dorme su una specie di divanetto per cani sul pianerottolo della mia camera.
Ha iniziato a uscire con me, senza guinzaglio ma con il collare e la sua medaglietta. Veniva nel campo, gironzolava un pò nel bosco poi si metteva sdraiato a dormire.
Un giorno di settembre, era il 2017 nel pomeriggio, stavamo tornando dal bosco a casa e ho visto la vipera a bordo del sentiero e prima che potessi prenderlo per il collare lui, che non l'aveva vista ed era due passi avanti a me, è stato morso sotto il collo.
Non vi dico cosa ho provato in quel momento e il flash-back che ho rivisto della Frida. L'ho preso in braccio e sono corso verso casa. Mi sono fermato a quella del mio vicino, un cane anche lui, e in un attimo eravamo in macchina diretti alla clinica.
Intanti lui aveva già perso quasi conoscenza, gli occhi spenti, ho iniziato a tenergli al bocca aperta e spruzzargli uno spray al cortisone.
Siamo arrivati in clinica volando. Lo hanno preso e portato in ambulatorio. Poi mi hanno detto che avevano fatto quello che dovevano e bisognava solo aspettare.
Mi dissero di tornare a casa che se ci fosse stato qualcosa mi avrebbero chiamato loro. Sono tornato a casa e non ho dormito, seduto in cucina con il cellulare sul tavolo.
Alle otto è suonato il cellulare. Aveva avuto una crisi verso le 23, gli era gonfiata la testa come un cocomero ed erano preoccupati che non ce la facesse. Invece aveva superato la crisi e ora, mi dicevano, dormiva anche se era ancora rintontito.
Mi dissero di andarci la mattina dopo, che c'era ancora bisogno di aspettare l'esito però di non preoccparmi che ce l'avrebbe fatta.
Facile a dirsi difficile a farsi...Seconda notte in bianco... La mattina vado alla clinica, dicono che non ha avuto altre crisi e me lo fanno vedere. E' sdraiato su un cuscinone, in una delle gabbie, con la porta aperta.
Sembra che dorma, il respiro è regolare. Mi inginocchi e lo chiamo.. batte la coda e apre gli occhi e mi guarda. Lo accarezzo e lui tenta di mettersi in piedi. Giù, gli dico, devi stare giù sei debole.
Si rimette su un fianco. Parlo con la dottoressa e mi dice che il giorno dopo se non ci sono complicazioni posso riportarlo a casa.
Terza notte in bianco ... Vado alla clinica e mi dicono che sta meglio, è più reattivo anche se ancora un pò scombussolato. Che il veleno della vipera può anche lasciargli qualche conseguenza.
Arrivo ed è sulle quattro zampe, mi vede e mi sente e inizia a scodinzolare poi tenta qualche passo fuori dalla gabbia e sembra ubriaco. Sbanda leggermente.
Gli mettiamo il guinzaglio e usciamo nel piccolo parco. Cammina ma non è ancora in forma. La sera siamo tornati a casa, per la felicità dei gatti, abbiamo dormito insieme, lui appoggiato a me e io accarezzandolo sulla schiena.
Il morso si vedeva benissmo ma forse non erano andati così a fondo avendo qualche piega della pelle nel collo. O forse solo fortuna...
Comunque dopo pochi giorni è tornato quello di prima, senza che abbia avuto qualche danno dal veleno. E' stato rivisitato e fatto esami ma tutto normale.
Da allora non lo mando più da solo ma andiamo al guinzaglio. Tranne che quando viene nel campo che è recintato e dove può stare in sicurezza oppure in una altro recinto dietro casa che ho fatto apposta per lui.
La Bella invece è arrivata nel 2018, dalla Calabria. L'hanno trovata abbandonata in un rudere. Aveva appena partorito, 5 canini, 3 morti due ancora in vita.
Quando è arrivata era magrissima, paurosa. Ma poi si è abituata agli altri e Camillo gli ha permesso anche di dormire sul divano grande con lui.
Anche lei dorme sul suo divanetto sul pianerottolo della camera. Lei, al contrario di Camillo, abbaia a ogni minimo rumore che sente fuori. Quando arriva Titù, la volpe, è lei a dare l'allarme.
Ma, come Camillo, è buonissima. Non ha mai ringhiato a qualcuno, ed è più giocherellona di Camillo. Se gli tiri un pezzo di legno lei corre a riprenderlo, lui ti guarda immobile come dire "Bel tiro, fratè..."
A ottobre avevano fatto tutti e due le solite analisi e controlli. Ed era tutto nella norma. Poi da mercoledì Camillo ha iniziato a non amngiare la mattina, cosa stranissima per lui, e anche a mangiare pochissimo la sera.
Giovedì mattina si lamentava, ed era immobile mentre al contrario come mi alzo tutti e due scendono le scale con me.
A quel punto l'ho portato in clinica. Aveva un'emorragia interna, ha perso tanto sangue e poi questa massa che spingeva sul fegato e sul pancreas.
Quindi operazione d'urgenza e asportazione della massa (come un mandarino hanno detto) che, secondo la dottoressa, non dovrebbe essere maligna perchè non c'era traccia di metastasi ma lunedì la analizzano.
La Bella questi due giorni lo ha cercato, oggi per la prima volta si è messa al posto di Camillo sul divano, quasi a volerne sentire l'odore o il calore.
Anche le gatte e il gatto davano l'idea che gli mancasse qualcosa. Domani Camillo torna a casa e riprenderemo la nostra quotidianità.
Solo chi ha avuto o ha dei cani o dei gatti può capire il sentimento che ci lega a loro. In uno di quegli sguardi c'è un universo di sensazioni ed emozioni.
E nulla è più vero e sincero di quello sguardo.